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POLITICA

Il dibattito

Italicum, il Pd precetta i deputati: "Tutti presenti". Renzi: "In ballo la dignità del partito"

La discussione sulla riforma della legge elettorale entra nel vivo a Montecitorio. Tensioni tra i democratici, il premier scrive una lettera ai suoi. La replica della minoranza: "Parole offensive". Opposizioni contro l'ipotesi della questione di fiducia

Maria Elena Boschi a Montecitorio (LaPresse/Fabio Cimaglia)
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Roma Il momento chiave è arrivato e il governo fa quadrato intorno all’Italicum. Matteo Renzi, da premier e da segretario del Pd, prova a richiamare i suoi all’ordine con una lettera. In Aula a Montecitorio, dove è iniziata la discussione finale sul testo, il compito di difendere il provvedimento è affidato al ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi. È lì, alla Camera, che si deciderà tutto e allora il Partito democratico precetta i suoi deputati: domani obbligo di presenza, senza eccezioni.
 
Deputati Pd precettati via sms
A dirla lunga sull’importanza del passaggio di questi giorni è proprio l’sms ricevuto oggi da tutti i rappresentanti del Pd alla Camera: "Domani dalle 11,30, dopo voto su pregiudiziali a decreto su elezioni regionali, seguono voti segreti su pregiudiziali su legge elettorale. Presenza obbligatoria senza eccezione alcuna. Annullare ogni impegno e missione". Per il sì servono almeno 316 voti. Renzi, sulla carta, può contare su circa 410 deputati e su un margine che, quasi certamente, non potrà evaporare: 90 voti o poco più. Nelle votazioni a scrutinio segreto, tuttavia, i franchi tiratori potrebbero essere numerosi.

Renzi scrive ai suoi 
La riforma della legge elettorale – e soprattutto la possibilità che il governo ponga la questione di fiducia – agita la minoranza Dem e le opposizioni. Matteo Renzi si è rivolto ai suoi in una lettera, in cui afferma che nel voto sull’Italicum “è in ballo la dignità del Pd”. "Davvero è dittatura quella di chi chiede di rispettare il volere della stragrande maggioranza dei nostri iscritti, dei nostri parlamentari, del nostro gruppo dirigente?", chiede Renzi."La prima regola della democrazia è rispettare, tutti insieme, la regola del consenso interno – afferma - Quando ho perso le primarie, ho riconosciuto che la linea politica doveva darla chi aveva vinto". "Adesso non sto chiedendo semplicemente lealtà – prosegue – sto chiedendo rispetto per una intera comunità che si è espressa più volte su questo argomento, a tutti i livelli. Perché questa legge elettorale l'abbiamo cambiata tre volte per ascoltare tutti, per ascoltarci tutti. Ma a un certo punto bisogna decidere".

Sinistradem: "Parole offensive"
Nel pomeriggio la replica di Sinistradem, l'area del Pd che fa riferimento a Gianni Cuperlo. "Dignità è un concetto profondo ed è offensivo usarlo a fini di polemica interna. Nessuno può dire che chi esprime un'opinione diversa colpisce la dignità di una comunità come il Pd - afferma - Una mediazione è ancora possibile, ma servono volontà, coraggio e parole scolpite".

Boschi: alle spalle oltre un anno e mezzo di lavoro serio e approfondito
Sulla stessa linea del premier invece Maria Elena Boschi. Il ministro per le Riforme è intervenuto in Aula a Montecitorio. "Entriamo nel vivo e nel passaggio decisivo dopo oltre un anno e mezzo di lavoro serio e approfondito" e "sappiamo che questo percorso è iniziato prima ancora che giurasse questo governo, anzi è iniziato con Napolitano" e con i suoi appelli per le riforme, ha detto.

Bindi: fiducia sarebbe vulnus terribile
La minoranza Dem non depone comunque le armi, in particolare sull’ipotesi della fiducia. L'ipotesi che sta emergendo è quella di porla sui tre articoli portanti della riforma elettorale, procedendo quindi con tre distinte votazioni per terminare entro giovedì sera. "Sento parlare di voto di fiducia, come per la legge Acerbo o la legge truffa – ha tuonato in aula Rosy Bindi - Sento addirittura parlare di voto di fiducia sulle pregiudiziali, come su un decreto fiscale dei primi anni Ottanta. Questo è un vulnus terribile nei confronti della vita del Parlamento".
 
Opposizioni in allarme
Anche se il deputato di Sel Antonio Matarelli ha annunciato il suo “sì” all’Italicum, le opposizioni contestano duramente il provvedimento e si scagliano contro il governo a proposito della questione di fiducia. Il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, Danilo Toninelli (M5S), ha auspicato un intervento del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per bloccare eventuali tentazioni in tal senso da parte dell’esecutivo.

Boschi contro Forza Italia: "La coerenza non è un optional"  
Complessivamente sono state presentate otto pregiudiziali di costituzionalità. Tre sono di Forza Italia e su due di queste è stato chiesto lo scrutinio segreto. Maria Elena Boschi si è rivolta con durezza agli azzurri: "Io capisco che Forza Italia possa avere cambiato idea, ma noi no: non possiamo pensare che una legge elettorale diventi anticostituzionale solo perché abbiamo eletto Mattarella alla presidenza della Repubblica - ha attaccato - La coerenza non è un optional, quindi va bene cambiare idea ma noi andiamo avanti con la nostra".

Brunetta: "Puerile e offensiva"
Secca la replica del presidente dei deputati di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. "Il colmo dei colmi? Ricevere lezioni di coerenza da Maria Elena Boschi e compagni. La giovane ministra o non ha colto fino in fondo i termini della questione o come il suo altrettanto giovane maestro, Matteo Renzi, tenta di raccontare una realtà che non esiste. Per FI l'elezione condivisa del presidente della Repubblica era conditio sine qua non per proseguire nel percorso delle riforme. Per questo avevamo concesso al Partito democratico 17 modifiche unilaterali al Patto del Nazareno. La nostra stella polare era la totale condivisione nella scelta del nuovo inquilino del Colle". Per Brunetta, "è puerile e offensivo per la nostra intelligenza e per quella degli italiani imbrogliare le carte come ha fatto la Boschi in Aula".
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