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Volete ricontare i voti in 3 stati? Valanga di dollari per candidata che sfida la vittoria di Trump
In poche ore la pagina internet di raccolta fondi lanciata dalla candidata verde Jill Stein ha già raccolto i due milioni di dollari che servono per chiedere di ricontrollare le schede in Wisconsin entro la scadenza di domani. E ora si cerca di fare lo stesso in Michigan e Pennsylvania
Stein ha detto di aver deciso di muoversi di fronte a "prove convincenti di anomalie nel voto" e che gli analisti hanno indicato "discrepanze significative nei totali dei voti" rilasciati dagli Stati. "Queste preoccupazioni vanno indagate prima che le elezioni 2016 vengano certificate" ha dichiarato Stein in una nota. "Meritiamo elezioni di cui ci possiamo fidare".
.@DrJillStein is demanding vote recounts in Wisconsin, Michigan, and Pennsylvania: https://t.co/4hAewaen32 pic.twitter.com/ZaA3ko7Zh2
— Fusion (@Fusion) 23 novembre 2016
La campagna di Stein spera di raccogliere i sei-sette milioni di dollari he servono per chiedere di rifare lo spoglio in tre stati. Ieri un gruppo di accademici e attivisti ha lanciato un appello a un riconteggio de voti e qualcuno ha ipotizzato che hacker stranieri possano aver interferito con il voto elettronico. Gli attivisti hanno chiesto alla candidata democratica sconfitta da Donald Trump, Hillary Clinton, di chiedere un riconteggio.
Trump ha battuto la Clinton a sorpresa e con uno stretto margine in Pennsylvania e Wisconsin e potrebbe aver vinto in Michigan, dove il risultato definitivo non c'è ancora.
Stein ha chiarito di aver preso l'iniziativa perchè vuole garantire che i risultati delle elezioni siano autentici, mentre non pensa di aver vinto in qualche stato. I tempi sono stretti: entro domani è necessario chiedere il riconteggio in Wisconsin, dove il margine di vittoria di Trump è allo 0,7%. In Pennsylvania, dove il margine è dell'1,2%, la scadenza è lunedì. In Michigan, dove Trump risulta avanti di appena 0,3%, c'è tempo fino al 30 novembre. L'iniziativa di Stein, che fino ad ora non si era fatta coinvolgere, mette al riparo i democratici e coloro che hanno lavorato nella campagna di Clinton da una sfida aperta al voto. La dirigenza del partito democratico è notoriamente riluttante a suggerire anomalie nel voto dopo che Clinton stessa in campagna attaccato duramente Trump, che prima delle elezioni aveva ripetuto spesso che il voto era "truccato".