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MONDO

La crisi ucraina

Lavrov agli Stati Uniti: "Non vogliamo una nuova guerra fredda"

Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha garantito che "i ribelli dell'Ucraina orientale ritireranno le armi pesanti". Poi ha invitato Obama a non insistere su un "approccio unilaterale" nello scacchiere mediorientale

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Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha annunciato che Mosca "ha ricevuto il consenso dai ribelli dell'Ucraina orientale di ritirare le armi pesanti sulla linea di contatto su cui insiste Kiev". Rivolgendosi poi agli Stati Uniti ha detto che la Russia "non vuole e non consentirà una nuova guerra fredda, torniamo a una cooperazione costruttiva sulla base del rispetto dei reciproci interessi".

Le sanzioni
L'effetto delle sanzioni e del crollo del prezzo del greggio spinge i russi a rientrare nei ranghi e chiedere agli americani quindi "il rispetto dei reciproci interessi". "Il presidente Obama ha ritenuto possibile nel suo discorso alla nazione di martedì pressappoco la stessa cosa", ha proseguito, aggiungendo che "la Russia non seguirà mai la via dell'auto-isolamento, della ricerca dei nemici e del sospetto, come ha detto Putin".

Per Lavrov "la Russia cercherà di risolvere il conflitto ucraino preservando l'integrità territoriale del Paese". Il ministro degli Esteri ha ricordato la recente proposta di Putin al presidente ucraino Poroshenko per un ritiro delle armi pesanti dalla linea di contatto e per uno stop ai bombardamenti delle aree popolate. Lavrov ha sottolineato però l'importanza di definire lo status delle regioni separatiste e di attuare una riforma costituzionale.

La scacchiera globale
"I nostri partner occidentali devono capire che la sicurezza nel mondo di oggi non è possibile attraverso un approccio unilaterale", ha proseguito. "Gli Usa non possono risolvere nemmeno una questione internazionale da soli, sono già stati costretti a chiedere aiuto, a formare coalizioni: è successo così in Iraq, ora accade anche nella lotta contro il cosiddetto 'Stato islamico'", ha sottolineato, denunciando che "la mentalità da Guerra Fredda non è ancora scomparsa" nei partner dell'Alleanza atlantica.  
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