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MONDO

Migliaia di egiziani in fuga bloccati alla frontiera

Libia, decine di morti in tre attentati nell'est del Paese. Isis impone il coprifuoco a Sirte

Tre autobomba sono esplose ad al Qubah con obiettivo la residenza del presidente del Parlamento, il dipartimento di sicurezza e una stazione si servizio. L'Isis rivendica gli attentati. A Sirte jihadisti occupano emittente radiofonica. Intanto dagli islamisti che controllano Tripoli, il "governo ombra", arriva il no a nuovi negoziati sotto l'egida Onu. 

(Ansa)
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Roma Sono almeno 47 le vittime e 80 i feriti di tre attentati suicidi a Qubah, in Libia. L'autoproclamato Stato islamico ha rivendicato la strage, avvenuta a soli 35 chilometri dalla roccaforte Isis di Derna. La prima autobomba è esplosa di fronte all'abitazione del presidente del Parlamento, Akila Saleh. La seconda auto guidata da un kamikaze è saltata in aria a poca distanza dalla sede delle forze di sicurezza e la terza davanti alla stazione di servizio. Al Qubah è a metà strada tra Derna, roccaforte dell'Isis, e Beida, dove ha sede il governo di Abdullah al Thani, espressione del Parlamento di Tobruk. Dopo l'attentato, le forze armate libiche hanno lanciato nuovi raid aerei contro le posizioni dell'Isis a Derna. Ecco alcune foto pubblicate da chi ha assistito all'attentato:




Coprifuoco a Sirte
Intanto in mattinata, a Sirte, l'autoproclamato Stato Islamico ha imposto il coprifuoco, dopo aver occupato la sede dell'emittente radiofonica locale. Il gruppo jihadista ha preso ieri il pieno controllo della città, occupandone l'università e tutti gli edifici pubblici. Due giorni fa, inoltre, la cellula locale del gruppo di Abu Bakr al Baghdadi aveva pubblicato un video relativo a una parata dei miliziani nella città libica. 

Premier islamista di Tripoli: "No a nuovi negoziati"
Intanto arriva il no degli islamisti che controllano Tripoli e la regione occidentale della Libia ad ogni ipotesi di nuovi negoziati di riconciliazione nazionale sotto l'egida dell'Onu. Dopo i raid egiziani per il leader islamista Omar al Hasis - alla guida del governo ombra non riconosciuto che si contrappone al governo 'laico' di Abdullah al Thani riconosciuto invece dalla comunità internazionale- non si può "più proseguire con il dialogo nazionale sponsorizzato dall'Onu". Al Hasi ha anche accusato i gruppi di ex gheddafiani di essere dietro la nascita dello Stato islamico a Sirte. 

L'ipotesi governo di unità nazionale
"Da tutti è arrivato un sostegno forte alla mediazione che sta conducendo l'inviato speciale del segretario generale dell'Onu, Bernardino Leon, per un governo di unità nazionale'' in Libia. Sono le parole dell'Alto rappresentante della politica estera dell'Ue, Federica Mogherini. Strada diplomatica ribadita nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu, una riunione fiume a New York dove non è passata la linea dura dell'Egitto che chiedeva un intervento militare nel Paese. La priorità numero uno è quella di mettere insieme le varie fazioni che si confrontano in Libia in un contesto di unità nazionale contro le forze del terrore. Tuttavia governo e parlamento di Tobruk, quelli riconosciuti a livello internazionale, hanno respinto la proposta avanzata da "ambienti occidentali", come hanno riferito fonti libiche. 

Migliaia di egiziani bloccati alla frontiera 
Sono migliaia gli egiziani bloccati in territorio libico, al valico tunisino di Ras Jedir e non riescono a passare la frontiera per cercare di rientrare nel Paese d'origine. Lo riferiscono alcune radio locali della zona frontaliera tunisina, non spiegando comunque i motivi di questa situazione, che potrebbe essere determinata dall'elevato numero di persone che premono per passare il confine, dove i controlli sono stati intensificati, prolungando le procedure. Alcune centinaia di cittadini egiziani sono diretti verso l'aeroporto di Djerba Zarsis, da dove dovrebbe partire un ponte aereo per rimpatriarli.



Renzi: "Italia solida contro le minacce"
"L'Italia è un grande paese in grado di affrontare qualsiasi tipo di minaccia" così il premier Renzi a Virus parla del rischio terrorismo islamico e del ruolo e la strategia di Roma in merito alla situazione in Libia e ai rischi di attacchi da parte dell'Isis. "L'Italia è forte ed in condizione di reggere ma non intende avviare avventure belliche". Il problema va affrontato con "grande decisione" ma senza cedere all'isteria collettiva. "Preoccupazione sì, sottovalutazione della situazione no ma non siamo assediati, non abbiamo quelli con i coltelli dietro le porte", tranquillizza il premier rimarcando che il problema, per certi versi, non viene dall'esterno ma dall'interno: non a caso - spiega- gli attentatori in Francia e a Copenaghen, sono nativi di quei luoghi. Oggi il ministro Gentiloni sarà a Parigi per una riunione dei ministri degli Esteri del gruppo Med. 
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