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MONDO

Si spara nonostante il cessate il fuoco

Libia, Di Maio ad Haftar: "La risposta non può essere militare"

Di Maio a Bengasi incontra il generale Haftar

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Razzi lanciati sull’aeroporto di Mitiga, l’unico funzionante a Tripoli. Voli sospesi e passeggeri nel panico. Altri hanno colpito le zone agricole e residenziali di Mashrou Al-Hadhba, che si trovano  a circa 30 chilometri a sud del centro città. Ci sarebbero morti e feriti.

È la cronaca delle violazioni alla fragile tregua in Libia, all'indomani della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che chiedeva alle parti in guerra in Libia l'impegno per "un cessate il fuoco duraturo". A confermare la sospensione dei voli a Mitiga è il vice ministro dei Trasporti del governo di Tripoli, Hisham Abu Shikawat, che ha parlato con Al Ahrar Tv.

Il Libya Observer, racconta di violenti scontri tra le forze del generale Khalifa Haftar e quelle del governo di accordo nazionale di Tripoli. Il portavoce delle forze del Gna, l'esecutivo riconosciuto dalle Nazioni Unite, ha confermato i combattimenti in alcune zone disseminate soprattutto di fattorie. 

Il portavoce, Mustafa al-Mejii, ha accusato le forze fedeli a Khalifa Haftar di aver nuovamente violato tregua in vigore dal 12 gennaio. "La milizia di Haftar ha cercato di avanzare nella zona di Mashrou al-Hadhba – ha detto - ma le nostre forze hanno respinto l'attacco". 

I dati dell’Onu
Secondo l’Onu nonostante la tregua, ogni giorno si spara intorno a Tripoli e le armi continuano ad arrivare nel paese. Gli scontri hanno causato fino ad oggi più di 1.000 morti e 140mila sfollati.
 
La Nato pronta ad intervenire
Sulla Libia interviene anche la Nato. "Non siamo sul terreno in Libia, ma sosteniamo fermamente" gli sforzi guidati dall'Onu per trovare una soluzione negoziata".  A parlare il segretario generale, Jens Stoltenberg, alla conferenza stampa a margine della due giorni di lavori dei ministri della Difesa dell'Alleanza. "Siamo pronti ad aiutare la Libia -ha detto - con il rafforzamento delle capacità, se i libici lo chiederanno e se ci saranno le condizioni".

Di Maio ad Haftar: risposta non può essere militare
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in visita a Bengasi dal generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, ha ribadito che "l'Italia non accetta alcuna interferenza esterna e che bisogna lavorare con impegno per un cessate il fuoco permanente". In un post Facebook in cui si dà conto dell'incontro, Di Maio scrive che "in Libia c'è un
popolo che vuole delle risposte. La risposta non può essere però in alcun modo militare. Non possono essere le armi o i bombardamenti. La strada da seguire deve essere inevitabilmente quella del dialogo e della diplomazia". "Stiamo lavorando concretamente affinché quella strada sia intrapresa da ambo le parti ed è fondamentale per noi che gli esiti della conferenza di Berlino siano rispettati", ha aggiunto il capo della Farnesina, che ieri a Tripoli, ha avuto colloqui con il premier del governo di accordo nazionale, Fayez al Sarraj, e il ministro dell'Interno, Fathi Bashaga.
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