MONDO
La crisi dei migranti
Libia, il governo di Tripoli: "l'Europa deve coordinarsi con noi"
L'ha affermato Mohamed Abu Breida, numero 2 dell'autorità anti-immigrazione del governo non riconosciuto di Tripoli. Attacchi in acque libiche sarebbero "flagranti violazioni" della sovranità
Da una Libia lacerata dalla guerra delle fazioni, Mohamed Abu Breida, il numero due dell'autorità anti-immigrazione del governo di Tripoli, lancia un avvertimento. Secondo quanto riportato dall'agenzia Lana, Breida avrebbe invitato l'Europa a coordinarsi con la Libia nelle operazioni contro gli scafisti; colpire barconi nella acque nazionali di Tripoli in modo unilaterale sarebbe, infatti, una "flagrante violazione della nostra sovranità".
Il paese "fa quel che può" per impedire le partenze, ma non si tratta di un compito facile. La lunghezza delle coste, che si estendono per più di 2000 km, è un fattore che favorisce i trafficanti di uomini. Il governo di Tripoli ha inoltre istituito 20 centri di detenzione per migranti illegali (dove, si è affrettato ad affermare Breida, non è vero che si siano verificati casi di maltrattamenti) i quali peraltro vengono assistiti nonostante l'Ue "non offra alla Libia alcun sostegno".
Il compito sarebbe certamente più facile se i Paesi europei si impeganssero in una politica di supporto agli stati da cui partono i migranti. Secondo Breida si dovrebbe quindi cercare di promuovere progetti economici nei Paesi di origine dei flussi migratori per fornire lavoro alle popolazioni locali, soprattutto in Somalia, Eritrea ed Etiopia, i paesi da cui proviene la maggior parte delle persone in fuga verso l'Europa.
Il paese "fa quel che può" per impedire le partenze, ma non si tratta di un compito facile. La lunghezza delle coste, che si estendono per più di 2000 km, è un fattore che favorisce i trafficanti di uomini. Il governo di Tripoli ha inoltre istituito 20 centri di detenzione per migranti illegali (dove, si è affrettato ad affermare Breida, non è vero che si siano verificati casi di maltrattamenti) i quali peraltro vengono assistiti nonostante l'Ue "non offra alla Libia alcun sostegno".
Il compito sarebbe certamente più facile se i Paesi europei si impeganssero in una politica di supporto agli stati da cui partono i migranti. Secondo Breida si dovrebbe quindi cercare di promuovere progetti economici nei Paesi di origine dei flussi migratori per fornire lavoro alle popolazioni locali, soprattutto in Somalia, Eritrea ed Etiopia, i paesi da cui proviene la maggior parte delle persone in fuga verso l'Europa.