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ITALIA

Operazione Apocalisse 2

Mafia, 30 arresti a Palermo. C'è anche un consigliere comunale

Mafia, estorsioni, rapine sono i reati contestati a una trentina di persone arrestate. Numerose le vittime che sono uscite dall'omertà e hanno ammesso di essere state
costrette a pagare il 'pizzo'

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Un'operazione antimafia contro clan palermitani è stata portata a termine la notte scorsa dal nucleo investigativo dei Carabinieri, dalla squadra mobile della Questura di Palermo e dal nucleo speciale di Polizia valutaria.

Circa trenta persone sono state arrestate con le accuse di associazione mafiosa, estorsione e rapina. In cella, per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, è finito anche il consigliere comunale Giuseppe Faraone, 69 anni, ex esponente del centrodestra ora passato alla lista del governatore Crocetta Il Megafono, accusato di concorso in tentata estorsione: avrebbe chiesto soldi a un imprenditore per conto del boss di San Lorenzo Francesco D'Alessandro. Giuseppe Faraone, ex deputato regionale e poi assessore provinciale, è stato esponente dell'Udc e si è candidato con la lista Amo Palermo al consiglio comunale prima di approdare al Megafono, risultando nel 2012 il primo dei non eletti al parlamento siciliano con 2.085 voti. L'ordine di custodia cautelare nei suoi confronti è stato firmato dal gip Luigi Petrucci, su richiesta del procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dei sostituti Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picozzi, Dario Scaletta e Roberto Tartaglia. Numerose le vittime - dicono gli investigatori - che, superando 'il muro dell'omertà', hanno ammesso di essere state costrette a pagare 'il pizzo'. 

L'indagine - "Apocalisse 2" - è il frutto di sviluppi investigativi del primo segmento dell'operazione "Apocalisse", che il 23 giugno scorso aveva portato a 95 arresti, con la scoperta dei capi e degli affiliati dei mandamenti di Tommaso Natale e di San Lorenzo. Tra i boss arrestati allora, Girolamo Biondino, fratello di Salvatore, autista di Totò Riina, e Vito Galatolo. Quest'ultimo si era subito pentito e aveva iniziato a collaborare con gli inquirenti. E' lui che ha parlato del progetto di attentato contro Nino Di Matteo, uno dei Pm del processo per la trattativa Stato-mafia. 
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