ECONOMIA
L'intervista e la nota
Castelli su La Stampa: sull'Iva nessun tabù. Poi precisa: non si aumenta, basta titoli fuorvianti
Tensione sulle ipotizzate rimodulazioni dell'Iva, con fonti M5s che ribadiscono il no categorico e sottolineano che blocco dell'Iva e taglio dei parlamentari sono i due principi su cui nasce il governo. Anche la viceministra Castelli ribadisce che l'imposta non aumenta
Anche fonti del M5S, attraverso l'Ansa, si erano espresse sul tema: "Ancora oggi sui giornali sentiamo parlare di 'rimodulazione' dell'IVA. Lo ribadiamo per l'ennesima volta: no a giochini e giri di parole, l'IVA non deve aumentare.Questo governo nasce su due principi fondanti: il blocco dell'iva e il taglio dei parlamentari. Se uno dei due viene meno, allora si perde il senso di questo governo".
L'intervista: "Su Iva nessun tabù, liberi di discutere"
Nel Def c'è scritto chiaramente che gli aumenti dell'Iva saranno sterilizzati, ma "il dibattito innescato sull'Iva dimostra che il problema esiste. Non è ragionevole che sulle patatine fritte ci sia l'imposta al 4%. O che sia al 10 quella sui prodotti da collezione". Lo afferma la viceministra all'Economia, Laura Castelli, in un'intervista a La Stampa richiamata in prima pagina in cui aggiunge: "Tabù non ce ne devono essere, su nulla. Se il Parlamento riterrà opportuno fare un dibattito durante l'iter della Finanziaria, è liberissimo".
Secondo Castelli, infatti, "ci sono aliquote che devono scendere", e spiega: "nei mesi scorsi abbiamo tentato senza successo di abbassare 'imposta sugli assorbenti femminili. È indegno che si debba pagare il 22% su un prodotto del genere".
E sulla riduzione dello spazio, senza aumenti Iva, per abbassare le imposte sul lavoro dipendente, la viceministra dissente e chiarisce: "abbiamo programmato 50 miliardi di investimenti, l'inizio del taglio dei sussidi dannosi per l'ambiente, confermeremo tutti gli incentivi fiscali di riconversione degli edifici: da quello per le ristrutturazioni agli ecobonus".
Quello che Castelli, invece, avrebbe voluto nella prossima manovra "è l'assegno unico per le famiglie". Che però non ci sarà perché "governare non è una cosa semplice. Gli uffici non sono riusciti ancora a raccogliere tutti i dati necessari".