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ECONOMIA

L'intervista e la nota

Castelli su La Stampa: sull'Iva nessun tabù. Poi precisa: non si aumenta, basta titoli fuorvianti

Tensione sulle ipotizzate rimodulazioni dell'Iva, con fonti M5s che ribadiscono il no categorico e sottolineano che blocco dell'Iva e taglio dei parlamentari sono i due principi su cui nasce il governo. Anche la viceministra Castelli ribadisce che l'imposta non aumenta

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"Lo stiamo dicendo da settimane, basta con titoli fuorvianti e false ricostruzioni. L'Iva non si aumenta". Così in una nota la vice ministro dell'Economia, Laura Castelli, commentando il titolo scelto dalla Stampa, che il viceministro non cita, per una sua intervista pubblicata oggi.

Anche fonti del M5S, attraverso l'Ansa, si erano espresse sul tema: "Ancora oggi sui giornali sentiamo parlare di 'rimodulazione' dell'IVA. Lo ribadiamo per l'ennesima volta: no a giochini e giri di parole, l'IVA non deve aumentare.Questo governo nasce su due principi fondanti: il blocco dell'iva e il taglio dei parlamentari. Se uno dei due viene meno, allora si perde il senso di questo governo". 

L'intervista: "Su Iva nessun tabù, liberi di discutere"
Nel Def c'è scritto chiaramente che gli aumenti dell'Iva saranno sterilizzati, ma "il dibattito innescato sull'Iva dimostra che il problema esiste. Non è ragionevole che sulle patatine fritte ci sia l'imposta al 4%. O che sia al 10 quella sui prodotti da collezione". Lo afferma la viceministra all'Economia, Laura Castelli, in un'intervista a La Stampa richiamata in prima pagina in cui aggiunge: "Tabù non ce ne devono essere, su nulla. Se il Parlamento riterrà opportuno fare un dibattito durante l'iter della Finanziaria, è liberissimo".   
Secondo Castelli, infatti, "ci sono aliquote che devono scendere", e spiega: "nei mesi scorsi abbiamo tentato senza successo di abbassare 'imposta sugli assorbenti femminili. È indegno che si debba pagare il 22% su un prodotto del genere".

E sulla riduzione dello spazio, senza aumenti Iva, per abbassare le imposte sul lavoro dipendente, la viceministra dissente e chiarisce: "abbiamo programmato 50 miliardi di investimenti, l'inizio del taglio dei sussidi dannosi per l'ambiente, confermeremo tutti gli incentivi fiscali di riconversione degli edifici: da quello per le ristrutturazioni agli ecobonus". 

Quello che Castelli, invece, avrebbe voluto nella prossima manovra "è l'assegno unico per le famiglie". Che però non ci sarà perché "governare non è una cosa semplice. Gli uffici non sono riusciti ancora a raccogliere tutti i dati necessari".
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