MONDO
Tutto in salita il summit di Bruxelles
Migranti, braccio di ferro tra Turchia e Ue. Il vertice straordinario prosegue nella notte
Si complica il negoziato tra l'Unione europea e la Turchia al vertice straordinario a Bruxelles sulla crisi dei migranti. I lavori proseguono tra interruzioni, incontri ristretti e colloqui bilaterali
La nuova 'proposta' con la quale la Turchia si è presentata al vertice di Bruxelles è stata concordata all'ultimo minuto dal premier Ahmet Davutoglu con la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il premier olandese Mark Rutte nella notte che ha preceduto il summit Ue. Tra i più arrabbiati c'è il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, sentitosi scavalcato dopo il lavoro condotto in prima persona la settimana scorsa alla ricerca di un'intesa.
Merkel e Rutte, col sostegno del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker, spingono per arrivare a un accordo, a costo di andare avanti ad oltranza nella notte. La cena prevista col premier turco per le 19 non c'è stata. Intorno alle 21, vista l'inconciliabilità delle posizioni, si sono sospesi i lavori per consultazioni e bilaterali, con l'obiettivo di trovare il consenso su un nuovo testo di dichiarazione.
Tra gli ossi più duri il premier ungherese Viktor Orban, che ha posto il veto sul meccanismo di reinsediamenti dalla Turchia. Perplessità molto forti sono state espresse anche da Cipro, in merito all'apertura di nuovi capitoli negoziali. Molti Paesi, soprattutto quelli dell'Est ed i Baltici, hanno chiesto di rinviare tutto al vertice della settimana prossima (17 e 18 marzo) perché la proposta non è stata negoziata. Il presidente francese Francois Hollande ha storto il naso. E anche il premier Matteo Renzi, che come altri colleghi, a partire dal britannico David Cameron, ha sollevato la questione della libertà di stampa al pranzo col premier turco Ahmet Davutoglu, ha chiesto un riferimento nelle conclusioni del summit, minacciando altrimenti un veto. L'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha incontrato i leader di Cipro, Germania, Francia e Regno Unito.
Il Paese della Mezzaluna, che già ospita due milioni di rifugiati, ha proposto all'Ue un sistema di reinsediamenti secondo uno scambio di 'uno a uno', dicendosi disposto a riprendere tutti i migranti che hanno raggiunto illegalmente l'Ue da una certa data in poi (e non in modo retroattivo), sia quelli economici che i richiedenti asilo. Ma per ogni profugo siriano riammesso, chiede che i Paesi dell'Unione ne accolgano uno in modo legale dal suo territorio. In contropartita Ankara ha chiesto tre miliardi aggiuntivi (oltre ai tre già previsti) per il 2018, che l'Europa dovrebbe stanziare sulla base di progetti per migliorare le condizioni di vita dei profughi; l'apertura di cinque capitoli per il processo di adesione Ue (gli stessi che aveva messo sul tavolo già a novembre); la liberalizzazione dei visti a giugno, anziché ottobre; e 'aree umanitarie sicure' in Siria.
"E' il secondo vertice in tre mesi. Questo dimostra quanto la Turchia sia indispensabile per l'Ue" e viceversa, aveva detto Davutoglu al suo arrivo, sottolineando: "La Turchia è pronta ad essere un membro dell'Ue". L'Unione però non sembra altrettanto pronta e il vertice straordinario, che all'origine doveva durare una mezza giornata, si è trasformato in una lunga corsa a ostacoli.
Durante il consesso c'è stata maretta anche sulla validità giuridica delle riammissioni prospettate. Alexis Tsipras dice di avere già un accordo in questo senso, altri però dubitano che sia giuridicamente sostenibile. Tra le varie opzioni circolate anche la possibilità di destinare i 54mila ricollocamenti, di cui mesi fa Budapest aveva rifiutato di beneficiare, ai reinsediamenti dalla Turchia. "Molti sono disponibili a questa ipotesi", anche alcuni Paesi di Visegrad, spiegano fonti diplomatiche. Alle 22.30 il capo di gabinetto di Jean Claude Juncker ha twittato che una "svolta nella notte è possibile", smentendo chi poco prima aveva fatto circolare l'idea che si stesse per gettare la spugna. La notte è ancora lunga.