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ITALIA

Tragedie del mare

Sbarchi, il racconto dei testimoni: 400 morti in un naufragio al largo della Libia

I superstiti arrivati a Reggio Calabria hanno lanciato l'allarme: centinaia di morti, soprattutto giovani, in un naufragio avvenuto a 24 ore dalla partenza dalla Libia. Da una motovedetta libica spari in aria per riprendersi un barcone. I migranti continuano ad arrivare a migliaia su imbarcazioni di fortuna, i centri di accoglienza sono al collasso. Il Viminale ha sollecitato i Prefetti: "Trovate subito 6500 posti"

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Ci sarebbero circa 400 vittime in un naufragio avvenuto a 24 ore dalla partenza dalla Libia, tra i morti numerosi giovani, probabilmente minori. Lo hanno raccontato a Save the Children alcuni dei superstiti sbarcati oggi a Reggio Calabria.
Tra l'11 e il 13 aprile, secondo l'Organizzazione, sono arrivati più di 5.100 migranti in 18 sbarchi a Lampedusa, in Sicilia, Calabria e Puglia. Tra loro ci sono circa 450 bambini, tra cui 317 non accompagnati.

"Molti di loro hanno vissuto esperienze atroci di violenza subita e assistita e hanno perso amici, parenti o i genitori, anche negli ultimi naufragi - ha dichiarato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children -. Secondo i racconti, la situazione in Libia è sempre più fuori controllo, e inaudita è la violenza anche per le strade. È fondamentale garantire un'adeguata accoglienza e il necessario supporto anche psicologico, in particolare ai più vulnerabili".

Il racconto dei superstiti
I supersiti raccontano il loro tragico viaggio. Tra loro Bherane, 17 anni: "Nei pressi di Tripoli abbiamo vissuto per quattro mesi in una fabbrica di sardine. Eravamo più di mille persone. Mangiavamo una sola volta al giorno e non potevamo fare nulla. Se qualcuno parlava con un amico o un vicino, veniva picchiato. Tutto questo per estorcere altri soldi. Ti facevano chiamare a casa, dicendo che stavi per morire e nel frattempo ti picchiavano, così i tuoi familiari sentivano le tue urla". Save the Children denuncia: serve un sistema di ricerca e soccorso in mare capace di far fronte a questa situazione, che secondo tutti gli osservatori è destinata a peggiorare ulteriormente nei prossimi mesi. 

"Un morto gettato in pasto agli squali"
E un altro racconto dell'orrore arriva da Pozzallo, dove questa mattina sono sbarcati 110 migranti soccorsi ieri e arrestato uno scafista. Sul barcone con loro c'era un migrante che è morto durante la traversata dopo aver respirato i vapori del gasolio: alcuni avrebbero proposto di gettarlo in mare per far allontanare gli squali che giravano attorno al barcone. "L'abbiamo visto accasciarsi - hanno detto agli agenti i migranti - ha vomitato e poi è caduto giù al centro della barca; credevamo si riprendesse ma cosi non è stato. Qualcuno lo voleva gettare ma i nigeriani non hanno voluto hanno detto che lui viaggiava con noi". Ma "ad un certo punto - conclude il testimone - ho visto che lo gettavano in acqua credo per il poco spazio o perchè stava arrivando la barca che ci ha soccorsi".

Spari in aria da una motovedetta libica
Alcuni spari in aria sono stati esplosi da una motovedetta libica che è intervenuta al largo delle coste della Libia, dove il rimorchiatore privato italiano 'Asso 21' aveva soccorso un barcone di migranti. Il rimorchiatore aveva appena concluso il trasbordo di un numero imprecisato di migranti che si trovavano su un barcone quando è intervenuta la motovedetta, con tanto di lampeggiante e personale in uniforme, che ha preso a rimorchio il barcone dirigendosi verso terra. Nella fase di avvicinamento sarebbero stati sparati dalla motovedetta alcuni colpi in aria.

Viminale ai prefetti: "Trovare 6500 posti"
Tutti i prefetti sono stati sollecitati dal Viminale ad individuare strutture di accoglienza sui loro territori per far fronte all’emergenza immigrazione: servono subito 6500 posti, anche con "provvedimenti di occupazione d'urgenza e requisizione", si legge in una circolare. I centri sono pieni, ma le partenze dal nord Africa continuano senza sosta. Decine di gommoni di fortuna carichi di disperati escono dai porti confidando nel mare calmo. I più fortunati, migliaia, vengono salvati dai soccorritori, ma c’è anche chi arriva in Italia solo morto. Nella giornata di ieri le vittime sono state dieci.

Sistema di accoglienza al collasso 
In questi primi tre mesi e mezzo del 2015 gli arrivi hanno sfondato quota 16mila, numero che supera quello dello stesso periodo del 2014, anno record alla fine del quale si sono contati ben 170mila sbarcati. Il sistema di accoglienza è al collasso: sono già oltre 80mila le persone ospitate, di cui circa 14mila minori non accompagnati. Gli scenari sono preoccupanti se si pensa all'arrivo della bella stagione e ai numeri forniti da Frontex che oscillano tra 500mila e un milione di profughi pronti a partire dalla Libia.

Gentiloni: Triton non basta
Sono tre i concetti su cui insiste il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a seguito della tragedia del mare, l'ennesima: Triton non basta, bisogna stabilizzare la Libia e poi un mea culpa che fa a nome dell'Italia. "Intervenimmo senza avere in mente cosa sarebbe successo - ha detto ai microfoni di Radio24 - seguendo un'iniziativa partita dalla Francia". 
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