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MONDO

Lotta al terrorismo

Iraq.Militari italiani a Mosul, jiahdisti sul web: sono forze di occupazione, ne faremo "maccheroni"

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I jihadisti dello Stato Islamico  "faranno maccheroni" dei militari italiani che saranno inviati in Iraq a difesa della diga di Mosul. A metà tra battuta e minaccia, questo è uno dei tanti commenti, i più risentiti, postati in rete da intarnauti arabi all'annuncio del premier Matteo Renzi dell'invio nel Paese arabo di 450 soldati per difendere la struttura idrica a Mosul da eventuali minacce jihadiste. Il Califfato nero dal giugno 2014 ha fatto del capoluogo iracheno la sua capitale. E c'è anche chi definisce i soldati italiani "una nuova forza d'occupazione".

"Siamo in Iraq per l'addestramento - ha spiegato ieri Renzi - ma anche con un'operazione importante nella diga di Mosul, cuore di un'area molto pericolosa al confine con lo Stato Islamico: è seriamente danneggiata e se crollasse Baghdad sarebbe distrutta. L'appalto è stato vinto da un'azienda italiana, noi metteremo 450 nostri uomini insieme agli americani e la sistemeremo".

"Isis farà di voi maccheroni all'italiana"
E' uno dei primi commenti comparsi dopo l'annuncio, twittato da @SamiMasalma13. Per @Kahaleddaefallah, anche se i militari italiani saranno lì per difendere il personale di una ditta italiana, la Trevi di Cesena, "non c'è niente che giustifichi un numero così elevato di soldati".

In molti vedono nell'iniziativa italiana un modo per "camuffare" un vero e proprio intervento militare nel Paese: "Dopo averla liberata dall'Isis grazie agli americani, il governo iracheno con la scusa di difendere la diga di Mosul ricorre a mercenari italiani pagati 2 miliardi di dollari", scrive sull'account @MohammadRamadan, che chiede "ma dove sta la sovranità nazionale?". Sulla stessa lunghezza d'onda un altro internauta che ricorda le condanne di Baghdad alla presenza di militari turchi proprio dalle parti di Mosul: "Hanno cacciato i turchi - cinguetta @Hasan_Alhasan - per rimpiazzarli da italiani, dove sta la sovranità nazionale?"
"Altro che difendere la diga dall'Isis, Roma vuole difendere i 2 miliardi di investimenti incassati da una società italiana per consolidare la struttura", argomenta invece Mohammad al Hosoni.
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