MONDO
La scheda
Monsignor Romero, ucciso dagli squadroni della morte per essersi schierato dalla parte dei deboli
Prima un vescovo "spirituale" poi la conversione quando viene ucciso il padre gesuita Rutilio Grande per il suo impegno verso gli "ultimi". Da quel momento diventa anche la battaglia dell'Arcivescovo di San Salvador che nel 1980 viene ucciso mentre celebrava messa
Un vescovo "spirituale"
Arnulfo Romero nasce a Ciutad Barrios il 15 agosto 1917 e sin da giovanissimo matura la vocazione sacerdotale. Nel 1974 viene nominato Vescovo di Santiago de Maria, una delle diocesi più povere del paese sudamericano e nel 1977 è Arcivescovo di San Salvador, una nomina ben vista dal potere militare per il suo scarso impegno sociale proprio in un periodo, invece, attraversato da forti contrasti sociali e dalla repressione del governo verso sindacati, forze politiche di opposizione. Un vescovo "spirituale", insomma, considerato non pericoloso perchè distante dal popolo e dalle sue lotte.
La conversione
La morte di Grande cambia tutto, come lo stesso Romero confesserà più tardi. Nella sua prima Lettera Pastorale dichiara di volersi schierare apertamente dalla parte dei più poveri e le sue omelie diventano sempre più una spada affilata contro il potere, spalleggiato dall'esercito, ed esercitato con la violenza dal partito di destra Arena, capeggiato dal colonnello Roberto D'Aubuisson.
La morte dopo l'omelia
È il 24 marzo 1980 quando Mons. Oscar Arnulfo Romero, conclude la sua omelia durante la Messa vespertina. Pochi minuti dopo, al momento dell'elevazione del calice, un sicario, entrato in quel momento nella piccola cappella dell' ospedale della "Divina Provvidenza" di San Salvador, spara e lo uccide. Da allora il 24 marzo è stato scelto come giorno per celebrare la Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri, istituita dal Movimento giovanile missionario delle Pontificie opere missionarie.