Il rilancio
Mps: pronta la conversione in azioni per circa 4 miliardi e mezzo di bond, anche retail
La banca comunica l'intenzione di promuovere un'offerta pubblica di acquisto volontaria con obbligo di reinvestimento del corrispettivo in azioni ordinarie Bmps di nuova emissione su 11 titoli subordinati
Mps ha comunicato appena dopo la mezzanotte in una nota, l'intenzione di promuovere un'offerta pubblica di acquisto volontaria con obbligo di reinvestimento del corrispettivo in azioni ordinarie Bmps di nuova emissione su 11 titoli subordinati, per un totale di 4.288.791.663 euro.
L'offerta è promossa esclusivamente in Italia; è rivolta ai portatori dei titoli che non siano "investitori qualificati", salvo che per l'offerta relativa ai 7 titoli Upper Tier II, che sarà rivolta anche agli investitori qualificati; è sull'intero valore nominale. Approvata dal cda il 14 novembre 2016, l'offerta è tra l'altro promossa nell'ambito dell'aumento di capitale previsto nel contesto dell'operazione annunciata a fine ottobre dall'a.d. Marco Morelli. La Banca sta, inoltre, valutando la possibilità di promuovere un'operazione su un altro miliardo sui 'Titoli Fresh 2008' e 'Offerta Fresh 2008'.
La nota di questa notte sottolinea, e ribadisce, come l'aumento di capitale "presenta caratteristiche di complessità, essendo costituita da diverse componenti, ciascuna delle quali è essenziale a realizzare le finalità". Inoltre, tali componenti "sono collegate tra loro e, pertanto, il perfezionamento di ciascuna di esse rappresenta una condizione per il perfezionamento delle altre". Una elevata adesione all'offerta lanciata nella notte "assume pertanto fondamentale importanza". Mps prevede che il periodo di adesione all'offerta, da concordare con la Consob, possa avere inizio entro la fine del corrente mese.
Se la conversione fallisce, rischio di risoluzione
Se la conversione dei bond subordinati in azioni Mps "non avesse un esito soddisfacente", le banche del consorzio potrebbero sottrarsi all'impegno di garantire l'eventuale inoptato dell'aumento da 5 miliardi con la conseguenza che Mps "non riuscirebbe verosimilmente" a chiudere la ricapitalizzazione. E se cio' avvenisse, Mps potrebbe essere sottoposta "ad azioni straordinarie da parte delle Autorita' competenti, che potrebbero includere, tra le altre, l'applicazione degli strumenti di risoluzione".
Mps ricorda che tra le condizioni a cui è soggetto l'impegno delle banche a sottoscrivere il contratto di garanzia dell'inoptato dell'aumento figura anche "l'esito soddisfacente dell'LME (liability management exercise, cioè la conversione dei bond, ndr) secondo il giudizio in buona fede di ciascuno dei membri del Consorzio che agiscono in qualità di Global Coordinators". "Ne consegue che - prosegue la nota -, ove l'LME non avesse un esito soddisfacente secondo il giudizio in buona fede di ciascuno dei membri del Consorzio che agiscono in qualità di Global Coordinators, verrebbe meno anche l'impegno dei Garanti a sottoscrivere un contratto di garanzia" sull'inoptato e "e di conseguenza" Mps "non riuscirebbe verosimilmente a portare a termine l'Aumento".
Qualora l'aumento non venisse completato Mps "non potrebbe completare il deconsolidamento del Portafoglio NPL" cioè dei crediti in sofferenza. "Ciò - rileva la banca - potrebbe comportare che il medesimo divenga soggetto ad azioni straordinarie da parte delle Autorità competenti, che potrebbero includere, tra le altre, l'applicazione degli strumenti di risoluzione di cui al D. Lgs. 16 novembre 2015, n. 180", che ha recepito la direttiva europea sulla risoluzione delle banche.