MONDO
Ankara frena sulla missione in Iraq. Ma Baghdad insiste, si ritiri
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Uno scontro che non si placa mentre la Turchia deve fare i conti con l'altro fronte caldo con l'Iraq. Dopo il dispiegamento la scorsa settimana di truppe e mezzi militari pesanti nella base di addestramento di Bashiqa, 32 km a nord della roccaforte Isis di Mosul, Ankara ha provato a mandare segnali di distensione. "Non schiereremo altre truppe finché le vostre preoccupazioni non si saranno placate", ha promesso il premier Ahmet Davutoglu in una lettera inviata al suo omologo iracheno, Haidar al Abadi. Intanto, 350 soldati turchi si sono già ritirati dal confine, dove attendevano il via libera per raggiungere i loro commilitoni in Iraq. Si prova anche a far lavorare la diplomazia, accogliendo mercoledì la visita del leader curdo-iracheno Massud Barzani, da cui sarebbe arrivato l'ok per la missione a Mosul. Senza però risparmiare all'Iraq l'accusa di agire "sotto l'influenza di altri Paesi", a partire dall'Iran. Ma Baghdad non molla, avvisando che intende rivolgersi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu se Ankara non ritirerà i soldati entro domani. Nel frattempo, Abadi ha messo in allarme l'aeronautica militare perché sia "pronta a difendere la patria e a proteggere la sovranità nazionale".