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MONDO

Il discorso dalla Casa Bianca

Obama: "Le forze Usa non torneranno a combattere in Iraq"

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, parla dalla Casa Bianca sulla difficile situazione in Iraq. E precisa: gli Usa sono pronti ad "azioni mirate" in Iraq se e quando dovessero rendersi necessarie

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Le forze americane non torneranno a combattere in Iraq: parola del presidente americano, Barack Obama, in una dichiarazione in diretta tv dalla Casa Bianca. Obama ha poi precisato che, oltre ai 275 marine già inviati per rafforzare la sicurezza dell'ambasciata americana a Baghdad, gli Usa si preparano ad inviare altri 300 soldati nella veste di consiglieri militari che non torneranno nel Paese con compiti di combattimento. 

Azioni mirate se necessario
Poi Obama precisa: gli Stati Uniti sono pronti ad "azioni mirate" in Iraq se e quando dovessero rendersi necessarie. "Non abbiamo la capacità di risolvere la situazione con migliaia di truppe: non c'è una soluzione militare per l'Iraq. Servono partnership efficaci per combattere i gruppi terroristici", aggiunge.

"Vecchia fabbrica di armi chimiche nelle mani dei ribelli"
Continua intanto l'avanzata dell'Isis nel nord del Paese. Un testimone ha riferito che i militanti islamisti hanno innalzato le loro bandiere nere sopra la raffineria di Beiji. Un ufficiale di alto rango di Baghdad ha tuttavia assicurato che la struttura è ancora nelle mani del governo. Secondo il Wall Street Journal, che cita alti responsabili dell'amministrazione Obama, gli estremisti sunniti hanno inoltre occupato quello che una volta era il principale sito di produzione delle armi chimiche del regime di Saddam Hussein. Il complesso conterrebbe ancora una scorta di vecchie armi. 

Secondo quanto riporta il quotidiano statunitense, i responsabili dell'amministrazione Obama sarebbero però scettici sulla reale capacità dei militanti sunniti di costruire armi chimiche funzionanti col materiale rinvenuto nel complesso di Al Muthanna. Materiale che viene definito "vecchio, contaminato e difficile da spostare". Nonostante ciò, il fatto che i ribelli dell'Isis abbiano messo le mani su tali scorte suscita qualche peroccupazione e la situazione - affermano al Dipartimento di Stato - viene monitorata con grande attenzione.

Si lotta per le raffinerie
Il portavoce per la sicurezza del premier Nouri al-Maliki ha affermato in tv che "le forze di sicurezza hanno il totale controllo della raffineria di Baiji", 200 chilometri a nord di Bagdad, attaccato nei giorni scorsi dai jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis). Settanta miliziani sarebbero stati uccisi e dieci loro veicoli distrutti. L'attacco alle raffinerie, che producono 600 mila barili al giorno, aveva destato allarme tanto da spingere alcune tra le più importanti compagnie petrolifere operanti nel paese, come la Exxon e la British Petroleum, ad operare una "massiccia evacuazione" del proprio personale. 


 
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