MONDO
Udienza generale
Il Papa lancia un appello alla comunità internazionale: "mettere in atto ogni sforzo contro l'ebola"
Il Pontefice chiede alla comunità internazionale di impegnarsi per debellare il virus e prega per "chi ha perso la vita e per tutti coloro che sono così duramente provati dall'epidemia"
"Se cristiani danno scandalo, comprensibile farsi atei"
"Cari fratelli e sorelle, spesso come Chiesa facciamo esperienza della nostra fragilità e dei nostri limiti: tutti ne abbiamo, tutti siamo peccatori. Nessuno puo' dire io non sono un peccatore". Papa Francesco durante l'udienza generale e si rivolge alla folla di presenti: "Alzi la mano se qualcuno puo' dirlo. Vediamo quanti".
Il Pontefice ha poi proseguito: "Se come cristiani diamo un cattivo esempio, si capisce che venga detto: 'se questo è cristiano io mi faccio ateo". "Questa fragilità, questi limiti e nostri peccati è giusto che procurino in noi un profondo dispiacere, soprattutto quando diamo cattivo esempio e ci accorgiamo di diventare motivo di scandalo". Ad esempio, ha continuato il Papa, "quanti ne vediamo nei nostri quartieri, cristiani di cui si puo' dire 'sta sempre in Chiesa ma sparla di tutti, spella tutti, ma che cattivo esempio! Attenzione è un peccato questo. Così la nostra testimonianza è negativa. Chiediamo a Dio di non essere motivo di scandalo".
Preghiera per studenti messicani
Papa Francesco ha poi pregato per il Messico, ricordando gli studenti spariti e poi uccisi, in un breve fuori programma al momento dei saluti in lingua spagnola che concludono l'udienza generale in piazza San Pietro. La vicenda è stata raccontata nei giorni scorsi anche dalla Radio vaticana. Si tratta di 43 studenti messicani scomparsi il 26 settembre scorso a Iguala, nello Stato meridionale di Guerrero, bruciati vivi dai narcos, ha riferito l'emittente vaticana, che ha raccolto la testimonianza di padre Alejandro Solalinde, difensore dei diritti umani, che a sua volta ha riportato quanto raccontatogli da testimoni. Ma finora la magistratura non ha voluto riceverlo per ascoltare le sue dichiarazioni. Nel frattempo è stato ordinato l'arresto del sindaco di Iguala, ora latitante, e di sua moglie, parente dei narcos: sarebbero loro i mandanti della strage.