Il pontefice incontra i movimenti in Bolivia
Il Papa a Santa Cruz: "No all'economia del dio denaro"
Nel suo lungo discorso il Papa ha ricordato che "terra, casa e lavoro sono diritti sacri", ha ribadito il no a "interessi di chi saccheggia la madre Terra", al "neocolonialismo" e alla concentrazione monopolistica dei mezzi di informazione". Poi è volato in Paraguay, terza e ultima tappa del suo viaggio in America latina
Ha parlato per 55 minuti Papa Francesco, al secondo incontro mondiale dei movimenti popolari nella Bolivia di Evo Morales. Un lungo discorso che ha seguito l'intervento del Presidente boliviano durato mezz'ora. Il Pontefice ha letto per intero il suo discorso, con alcune brevi aggiunte a braccio sottolineando che "terra, casa e lavoro sono diritti sacri", ha ribadito il "no all'economia del dio denaro" e agli "interessi di chi saccheggia la madre Terra", al "neocolonialismo" e alla concentrazione monopolistica dei mezzi di informazione". Ha chiesto scusa per i peccati della Chiesa contro gli indigeni e ha invitato i popoli ad essere artefici del proprio cammino di giustizia. In chiusura del suo intervento, papa Francesco ha invitato tutti a: "pregare per me, e vi chiedo, se qualcuno non può pregare, che mi pensi in modo positivo e mi mandi delle buone vibrazioni".
Economia al servizio dei popoli
"Il primo compito - ha detto il Papa ai movimenti - è mettere l'economia al servizio dei popoli: gli esseri umani e la natura non devono essere al servizio del dio denaro. Diciamo no a una economia di esclusione e inequità in cui il denaro domina invece di servire. Questa economia uccide, è escludente, distrugge la Madre Terra". "E' auspicabile e necessaria ma anche possibile", "non è una utopia o una fantasia", una economia che crei le "condizioni affinché ogni persona umana possa godere di una infanzia senza privazioni, sviluppare i propri talenti nella giovinezza, lavorare con pieni diritti durante gli anni di attività e accedere a una pensione dignitosa nella anzianità". Un sistema economico che sfrutta, accelera la produzione, distrugge la terra in nome di questa produttività, ha aggiunto, "è un sistema che attenta al progetto di Gesù".
Il nuovo colonialismo
Nonostante i progressi fatti, ha osservato il Pontefice in un passaggio precedente, "ci sono ancora fattori che minano lo sviluppo umano equo e limitano la sovranità dei paesi della 'Patria Grande' e di altre regioni del pianeta. Il nuovo colonialismo adotta facce diverse. A volte, è il potere anonimo dell'idolo denaro: corporazioni, mutuanti, alcuni trattati chiamati 'di libero commercio' e l'imposizione di mezzi di 'austerità' che aggiustano sempre la cinta dei lavoratori e dei poveri".
I Vescovi latinoamericani, ha ricordato papa Francesco, "lo denunciano molto chiaramente nel Documento di Aparecida, quando affermano che 'le istituzioni finanziarie e le imprese transnazionali si rafforzano fino al punto di subordinare le economie locali, soprattutto indebolendo gli Stati, che appaiono sempre più incapaci di portare avanti progetti di sviluppo per servire le loro popolazioni'". "In altre occasioni, - ha proseguito papa Bergoglio - sotto il nobile pretesto della lotta contro la corruzione, il traffico di droga e il terrorismo, gravi mali dei nostri tempi che richiedono un intervento internazionale coordinato, vediamo che si impongono agli Stati misure che hanno poco a che fare con la soluzione di queste problematiche e spesso peggiorano le cose". "Allo stesso modo, - ha proseguito - la concentrazione monopolistica dei mezzi di comunicazione che cerca di imporre alienanti modelli di consumo e una certa uniformità culturale è un'altra modalità adottata dal nuovo colonialismo".
"Colonialismo ideologico"
"Questo - ha denunciato papa Bergoglio - è il colonialismo ideologico. Come dicono i Vescovi dell'Africa, molte volte si pretende di convertire i paesi poveri in 'pezzi di un meccanismo, parti di un ingranaggio gigantesco'". Ogni atto di ampia portata compiuto in una parte del pianeta si ripercuote nel tutto in termini economici, ecologici, sociali e culturali. Persino il crimine e la violenza si sono globalizzati. Pertanto nessun governo può agire al di fuori di una responsabilità comune. Se vogliamo davvero un cambiamento positivo, dobbiamo accettare umilmente la nostra interdipendenza. Ma interazione non è sinonimo di imposizione, non è subordinazione di alcuni in funzione degli interessi di altri. Il colonialismo, vecchio e nuovo, che riduce i paesi poveri a semplici fornitori di materie prime e manodopera a basso costo, genera violenza, povertà, migrazioni forzate e tutti i mali che abbiamo sotto gli occhi... proprio perché mettendo la periferia in funzione del centro le si nega il diritto ad uno sviluppo integrale. Questo è inequità e l'inequità genera violenza che nessuna polizia, militari o servizi segreti sono in grado di fermare".
"Ci tengo a precisare, - ha voluto sottolineare il Papa - affinché non ci sia fraintendimento, che parlo dei problemi comuni a tutti i latino-americani e, in generale, a tutta l'umanità. Problemi che hanno una matrice globale e che oggi nessuno Stato è in grado di risolvere da solo".
Il Papa atteso in Paraguay
Dopo aver visitato i detenuti del carcere di Palmasola, Papa Francesco ha lasciato la Bolivia per raggiungere Asuncion, la capitale del Paraguay, ultima tappa della visita del Pontefice in America Latina