MONDO
2° viaggio apostolico in Sud America, dopo la giornata della Gioventù in Brasile
Papa Francesco benedice le riforme sociali in Ecuador e chiede: "Siate fratelli"
Il Pontefice rientrato nel pomeriggio a Quito dopo la megacelebrazione a Guayaquil conclusdenso la seconda giornata del suo viaggio in America Latina. Prossime tappe della visita pastorale in America Latina saranno Bolivia e Paraguay
Quito (Ecuador)
"Siate tutti fratelli, questo farà del Paese il Grande Ecuador!". Con queste parole Papa Francesco, rientrato nel pomeriggio a Quito dopo la megacelebrazione a Guayaquil ( a cui ha partecipato oltre un milione di persone, ndr) ha concluso la seconda giornata del suo viaggio in America Latina. Un appello a ritrovare la via del dialogo che è giunto al termine di un colloquio di 40 minuti con il presidente Rafael Correa, con il quale si è affacciato ben due volte dalla Loggia del Palazzo Presidenziale "Carondelet": subito dopo l'arrivo dall'aeroporto e poi quando stava per andare via quando ha anche benedetto la folla che era nella sottostante piazza della Cattedrale.
Le opposizioni e alcuni settori più conservatori della Chiesa in Ecuador avevano sperato che invece Francesco non si affacciasse accanto al presidente, alla cui politica riformista con questo gesto ripetuto il Papa ha ribadito il proprio incoraggiamento. Francesco infatti è convinto della necessità di restringere la forbice che in Ecuador ancora divide il 2 per cento della popolazione (gli eredi dei latifondisti, oggi proprietari di aziende) dal 20 per cento dei cittadini che sono in condizione di povertà e che appena 5 anni fa erano il 40 per cento.
Proprio la situazione difficile determinata dalle proteste di piazza che tentano di bloccare le riforme sociali, e le attese della Chiesa che chiede sia riconosciuto il suo ruolo a servizio del popolo e che siano rispettati - non solo a parole - i valori della vita e della famiglia sono stati i temi del colloquio, il quinto incontro di Bergoglio con Correa, dopo quelli romani (19 marzo e 19 aprile 2013 e 28 aprile scorso) e il breve scambio di opinioni domenica sera in aeroporto. Nell'incontro ufficiale al Palazzo, il Papa ha di nuovo assicurato a Correa che "potrà contare sempre sull'impegno e la collaborazione della Chiesa, che vuole servire il popolo ecuadoriano e difenderne la dignità".
Papa Francesco, infatti, anche se la Chiesa locale appare divisa nella valutazione dell'operato del Governo, riconosce che negli anni della presidenza Correa si sono compiuti "passi avanti in progresso e sviluppo", ma chiede un ulteriore sforzo affinché i risultati che "si stanno ottenendo garantiscano un futuro migliore per tutti, riservando una speciale attenzione ai nostri fratelli più fragili e alle minoranze più vulnerabili che sono un debito che ancora ha l'America Latina".
"Sono vicino all'Ecuador, resti in piedi con dignità", ha detto Bergoglio nella cerimonia di benvenuto, alludendo implicitamente ai rischi legati al malcontento suscitato nel ceto medio dalle proposte di legge sulla proprietà privata con le quali si vorrebbero finanziare il salario sociale e cure mediche per tutti, una prospettiva contro la quale sono insorti i medici che ritengono insufficienti le tariffe fissate per le loro prestazioni e hanno deciso di appendere per protesta i camici fuori dai loro ambulatori. Lasciando il Palazzo per raggiungere a piedi la Cattedrale Francesco è passato in serata davanti alla targa che ricorda l'uccisione, il 6 agosto 1875, del presidente Gabriel Gregorio Garcia y Moreno, per mano dei sicari della massoneria, diffusa tra i latifondisti. Crivellato di colpi, al loro grido: "Muori, carnefice della liberta'!", Moreno ebbe ancora la forza di rispondere: "Dios no muere!". Sotto la sua amministrazione, l'Ecuador divenne la nazione leader nel campo della scienza e dell'educazione superiore nell'ambito dell'America Latina.
Le opposizioni e alcuni settori più conservatori della Chiesa in Ecuador avevano sperato che invece Francesco non si affacciasse accanto al presidente, alla cui politica riformista con questo gesto ripetuto il Papa ha ribadito il proprio incoraggiamento. Francesco infatti è convinto della necessità di restringere la forbice che in Ecuador ancora divide il 2 per cento della popolazione (gli eredi dei latifondisti, oggi proprietari di aziende) dal 20 per cento dei cittadini che sono in condizione di povertà e che appena 5 anni fa erano il 40 per cento.
Proprio la situazione difficile determinata dalle proteste di piazza che tentano di bloccare le riforme sociali, e le attese della Chiesa che chiede sia riconosciuto il suo ruolo a servizio del popolo e che siano rispettati - non solo a parole - i valori della vita e della famiglia sono stati i temi del colloquio, il quinto incontro di Bergoglio con Correa, dopo quelli romani (19 marzo e 19 aprile 2013 e 28 aprile scorso) e il breve scambio di opinioni domenica sera in aeroporto. Nell'incontro ufficiale al Palazzo, il Papa ha di nuovo assicurato a Correa che "potrà contare sempre sull'impegno e la collaborazione della Chiesa, che vuole servire il popolo ecuadoriano e difenderne la dignità".
Papa Francesco, infatti, anche se la Chiesa locale appare divisa nella valutazione dell'operato del Governo, riconosce che negli anni della presidenza Correa si sono compiuti "passi avanti in progresso e sviluppo", ma chiede un ulteriore sforzo affinché i risultati che "si stanno ottenendo garantiscano un futuro migliore per tutti, riservando una speciale attenzione ai nostri fratelli più fragili e alle minoranze più vulnerabili che sono un debito che ancora ha l'America Latina".
"Sono vicino all'Ecuador, resti in piedi con dignità", ha detto Bergoglio nella cerimonia di benvenuto, alludendo implicitamente ai rischi legati al malcontento suscitato nel ceto medio dalle proposte di legge sulla proprietà privata con le quali si vorrebbero finanziare il salario sociale e cure mediche per tutti, una prospettiva contro la quale sono insorti i medici che ritengono insufficienti le tariffe fissate per le loro prestazioni e hanno deciso di appendere per protesta i camici fuori dai loro ambulatori. Lasciando il Palazzo per raggiungere a piedi la Cattedrale Francesco è passato in serata davanti alla targa che ricorda l'uccisione, il 6 agosto 1875, del presidente Gabriel Gregorio Garcia y Moreno, per mano dei sicari della massoneria, diffusa tra i latifondisti. Crivellato di colpi, al loro grido: "Muori, carnefice della liberta'!", Moreno ebbe ancora la forza di rispondere: "Dios no muere!". Sotto la sua amministrazione, l'Ecuador divenne la nazione leader nel campo della scienza e dell'educazione superiore nell'ambito dell'America Latina.