Presidenziali
Bolsonaro verso la vittoria. Lo slogan (già sentito) è "Brasile prima di tutto, Dio prima di tutto"
I sondaggi lo danno in testa in vista del ballottaggio di domani. Se le urne lo confermeranno, il Brasile avrà il suo primo presidente di estrema destra dalla ridemocratizzazione post-dittatura militare. Quella di Bolsonaro, detto "il mito" dai sostenitori e "Bolsonazi" dagli avversari, sarà una vittoria conquistata a suon di slogan, di promesse e di sparate già sentite, da Trump in poi. Con qualcosa, se possibile, in peggio
Soprannominato "il mito" dai sostenitori e "Bolsonazi" dagli oppositori, Jair Messias Bolsonaro sembra destinato a diventare il primo politico d'estrema destra a guidare il Brasile dalla ridemocratizzazione post-dittatura militare (1964-1984). Il 63enne candidato del Partito social-liberale (PSL), legatissimo alle chiese evangeliche, è in testa ai sondaggi in vista del ballottaggio di domani, domenica 28 ottobre. Sconfiggerebbe così il candidato del Partito dei lavoratori (PT) Fernando Haddad, che ha sostituito Lula nella corsa dopo che l'ex presidente è stato dichiarato incandidabile dalla magistratura.
Il 6 settembre Bolsonaro è stato accoltellato durante un comizio in strada, in Minas Gerais. Ha dovuto interrompere la sua campagna elettorale, è stato operato e poi trasferito in un ospedale di San Paolo, dove è rimasto sino alla fine di settembre per riprendersi dalle gravi lesioni agli organi intra-addominali. Il 29 settembre centinaia di migliaia di donne hanno manifestato contro di lui in decine di città brasiliane e del mondo, in un'iniziativa organizzata sui social con lo slogan #EleNao (lui no).
La sua campagna si è basata molto sulla comunicazione sui social e sulla produzione e diffusione spontanea di contenuti da parte dei sostenitori, contando sul principio "Parla bene o parla male, ma parla di me". Lo slogan del deputato federale 63enne è "Il Brasile prima di tutto, Dio prima di tutto". Anche per questa massima, che richiama l''America First' del presidente americano Donald Trump, si è guadagnato il soprannome 'Trump brasiliano'. Si propone come un outsider anche se è in politica da 27 anni, dice di lottare contro la politica "corrotta e incompetente".
Un omofobo, misogino e razzista che guarda con nostalgia alla dittatura militare
Promette di liberalizzare il porto d'armi e a molti fa paura per le dichiarazioni nostalgiche della dittatura militare, omofobe, misogine e razziste. Tra le sue frasi più note e controverse: "L'errore della dittatura fu torturare e non uccidere"; "Lo Stato è cristiano e chi è in disaccordo se ne vada"; "Gli afrodiscendenti non servono a nulla, nemmeno alla riproduzione"; "Questa donna tra poco resterà incinta" quindi è giusto pagar le donne meno degli uomini; "Non ti stuprerei, perché non lo meriti" alla deputata Maria do Rosario; "Preferirei mio figlio morisse in un incidente piuttosto" di avere un figlio gay. Negli ultimi giorni ha poi pronosticato "il carcere o l'esilio" per i sostenitori di Lula e affermato che Haddad potrebbe vincere solo grazie a una "frode". Appoggia anche la riduzione dell'età minima per la responsabilità penale, la pena di morte ("Non ho mai visto un morto tornare a commettere reati"), mentre in economia si definisce "liberale" ed è a favore della privatizzazione di molte imprese statali.
Nato da una famiglia di origine italiana
Nato nello Stato di San Paolo da una famiglia di origine italiana, è al settimo mandato come deputato federale e degli oltre 170 progetti di legge presentati solo due sono diventati legge. Ha studiato all'Accademia militare ed è ora un militare in pensione, dopo aver servito nell'esercito tra 1971 e 1988, diventando capitano nel 1979 in piena dittatura militare. È poi entrato nei paracadutisti. Ha cinque figli da tre donne, tre dei quali hanno seguito la carriera politica: Eduardo Bolsonaro deputato federale, Flavio Bolsonaro deputato dello Stato di Rio de Janeiro, Carlos Bolsonaro consigliere municipale a Rio de Janeiro. Il suo primo incarico politico risale al 1988, come consigliere municipale carioca, a seguito dell'esposizione mediatica legata a un processo per l'accusa di aver complottato per far esplodere bombe in alcune sedi militari. Nel 1991 diventò deputato federale.
Alle urne un paese spaccato in due