Original qstring:  | /dl/rainews/articoli/Renzi-alla-direzione-del-Pd-la-minoranza-si-prepara-al-dissenso-9e9dc521-3c5f-4d5d-804d-f01bfbf51783.html | rainews/live/ | true
POLITICA

Riforme

Renzi alla direzione del Pd, la minoranza si prepara al dissenso

Alfredo D’Attorre: "Il pacchetto riforma costituzionale più legge elettorale non sta in piedi". L'area riformista del partito non farà mancare il sì ma pretende 'modifiche ai testi'. Martedì a Montecitorio il voto sul ddl costituzionale

Condividi
Mancano meno di 24 ore dalla resa dei conti di Matteo Renzi davanti alla minoranza del suo partito. Lunedì mattina, alla direzione del Pd, il premier cercherà di tirare dritto sulle riforme. Già in serata i deputati della minoranza Pd hanno in agenda un incontro per decidere come esprimere in Aula il loro dissenso.

Alcuni, come Stefano Fassina e Pippo Civati, si preparano a non votare il ddl: "Se permarrà la posizione che dice 'non si può toccare nulla' e che anche le correzioni ragionevoli e necessarie vengono escluse, allora c'è un rischio molto forte di una spaccatura del Pd e un'interruzione del processo riformatore" sottolinea Alfredo D'Attorre che domani, come altri parlamentari della minoranza Pd, non parteciperà alla riunione mattutina convocata dal segretario.

Nel percorso sulle riforme lo stesso Renzi sabato aveva infatti dichiarato: "Avanti nella direzione seguita fino a oggi". E di fronte alle pressioni crescenti della minoranza Pd per cambiare la legge elettorale, il premier ha sì concesso la possibilità di discuterne negli organi del partito ma nulla di più. "Fermarsi ancora - è la convinzione - a modificare i testi, rischia di bloccare tutto. Dunque il governo punta dritto all'obiettivo: via libera definitivo all'Italicum "entro l'estate".

La minoranza dem avverte che senza "correzioni", complice anche il voto segreto, la legge rischia di non farsi "né entro l'estate né dopo". "Abbiamo una riunione lunedì con un gruppo abbastanza folto di deputati, dove discuteremo e ragioneremo su questo. - dichiara Gianni Cuperlo - Certo, le dichiarazioni rese sabato sera dal capo del governo, che dice sostanzialmente 'la minoranza porti pure le sue ragioni nella discussione della direzione del Pd e dei gruppi parlamentari ma tanto io faccio quello che voglio', non aiutano. Mi limito a questo". 

L'area riformista, guidata da Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani, che conta oltre 90 deputati, non farà invece mancare il sì. Ma scandirà le critiche e ribadirà la richiesta di cambiare anche l'Italicum, con un documento o una dichiarazione in Aula. Cesare Daminao, esponente delal minoranza Dem, assicura che non andrà contro: "Al 50 per cento voto sì. Al 50% mi astengo. Escludo di votare contro o di uscire dall'Aula. Decido martedì, un minuto prima".

I deputati di Area riformista rivendicano che è grazie alla loro responsabilità se la riforma "va avanti": "Senza di noi mancherebbe la maggioranza assoluta - afferma un deputato - Dunque ci aspettiamo dal governo altrettanta responsabilità con l'apertura ad alcune modifiche ai testi". "Quelli del Pd che vogliono discutere avranno le assemblee dei gruppi e la direzione del partito", è la replica del premier: "Io proporrò - aggiunge però - che si vada avanti" sulla via tracciata.

Martedì a Montecitorio si voterà il ddl costituzionale (dovrà poi tornare al Senato) e, si dice "certo" Renzi, "i voti ci saranno". Così come ci saranno a tempo debito sull'Italicum. Ma tanta sicurezza sulla riforma elettorale, secondo il bersaniano Alfredo D'Attorre, è "avventuristica".  
Condividi