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MONDO

decisione unilaterale

La Russia annulla tutti i trattati con l'Ucraina sulle basi militari in Crimea

Stracciati i patti che regolano la permanenza in Crimea della flotta russa e del suo quartier generale a Sebastopoli. E' una mossa unilaterale di Mosca. Kiev impugna il diritto internazionale e protesta: "sono azioni inaccettabili"

Nave russa in Crimea
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Con una semplice legge, il presidente russo Vladimir Putin straccia accordi in vigore da quasi vent'anni che legavano l'Ucraina e la Russia nel campo militare ed energetico. E' una decisione unilaterale e improvvisa che annulla tutti i patti che regolavano la permanenza in Crimea della Flotta russa e del suo quartier generale a Sebastopoli.

Per il Cremlino, è una conseguenza inevitabile dell'annessione alla Russia della penisola di Crimea e del porto militare a statuto speciale, approvato dal Parlamento di Mosca. Se la Crimea non è più Ucraina, non c'è motivo di pagare tributi: quattro intese vengono dunque annullate: tre del 1997 e l'ultima del 2010 - quando Mosca concesse al Paese confinante uno sconto sulle forniture di gas, in cambio delle basi militari. 

Per l'Ucraina, la decisione di Mosca è una violazione evidente del principio "pacta sunt servanda", su cui si fonda il diritto internazionale: Il ministro della Giustizia ucraino, Pavlo Petrenko, ribadisce che Kiev non intende ignorare le intese. "Nella pratica giudiziaria internazionale", ha sottolineato, "queste azioni unilaterali sono inaccettabili, e non sono riconosciute dalle corti internazionali". L'Ucraina - ha aggiunto Petrenko - intende far valere in giudizio i propri diritti compreso il risarcimento dei danni da parte della Russia".    
Il ministro ha anche minacciato di reagire all'aumento dei prezzi del gas fornito da Mosc. Ignorando la risoluzione unilaterale dei contratti militari ed economici, Kiev intende aumentare il canone di affitto delle basi utilizzate in Crimea dalla Flotta del Mar Nero. "Che i russi provino a dimostrare le loro ragioni davanti alla corti internazionali", aveva concluso Petrenko. Dopo gli scontri, le tensioni e l'occupazione militare, mentre la diplomazia discute, ora la parola passa anche agli avvocati.
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