MONDO
Save the Children: in Ue oltre 26 milioni di minori a rischio povertà
Il 10% delle famiglie più ricche in Europa attualmente guadagna il 31% del reddito totale e possiede più del 50% della ricchezza totale, e il divario tra ricchi e poveri sta aumentando in molti paesi
Tra questi 26 milioni di bambini, il 21% è a rischio povertà nonostante abbia beneficiato di trasferimenti sociali. Bambini che vivono in famiglie con un reddito al di sotto del 60% del reddito medio nazionale, mentre il 10% vive in famiglie con una intensità di lavoro molto bassa ed il 10% vive in famiglie gravemente deprivate (Eurostat 2014).
In Italia la percentuale di minori a rischio povertà o esclusione sociale balza al 32% (indice Arope), tra le più alte in Europa (Ue più Norvegia, Islanda e Svizzera) e in aumento dopo la crisi, contro il 14% dell'Islanda, il 12% della Norvegia, il 20% della Repubblica Ceca e il 23% dell'Austria. I Paesi con la più alta percentuale sono Ungheria (41%), Bulgaria (45%) e Romania (51%).
Alla radice della povertà e dell'esclusione sociale dei minori, dice il Rapporto, c'è la disuguaglianza. Il 10% delle famiglie più ricche in Europa attualmente guadagna il 31% del reddito totale e possiede più del 50% della ricchezza totale, e il divario tra ricchi e poveri sta aumentando in molti paesi.
Dal Rapporto emerge come nessun paese in Europa sia esente dalla povertà infantile. I bambini che vivono in famiglie monoparentali, famiglie numerose o famiglie in cui gli adulti hanno poco lavoro o non ne hanno affatto, quelli con i genitori che hanno un basso livello di istruzione o figli di genitori immigrati hanno maggiori probabilità di crescere in condizioni di povertà o di trovarsi in situazioni di marginalità.
Anche quei bambini i cui genitori hanno un lavoro, spesso non sono esenti dalla povertà. In Lussemburgo, Bulgaria, Spagna e Svezia, per esempio, un quinto o più dei bambini con genitori che lavorano è a rischio povertà. In Romania, la percentuale sale quasi al 50%.