MONDO
"Emergeremo da questo calvario"
Sotloff decapitato. Il portavoce della famiglia sfida al-Baghdadi: "Dove è la tua misericordia?"
I familiari del giornalista ucciso dall'Isis rompono il silenzio. "Steve non era un fanatico della guerra. Voleva solo dar voce a chi non ne ha"
Miami (Stati Uniti)
“Dio non ama l’aggressore”. La famiglia di Steven Sotloff, il giornalista statunitense decapitato dai militanti dell’Isis, rompe il silenzio e il suo portavoce, Barak Barfi, si rivolge direttamente al leader degli jihadisti Abu Bakr al-Baghdadi sfidandolo a un dibattito sull’Islam e sul Corano.
Il portavoce della famiglia: "al-Baghdadi, dove è la tua misericordia?"
“Sono pronto a discutere con te con prediche gentili. Non ho spade in mano e sono pronto ad ascoltare la tua risposta”, ha dichiarato in arabo Barak Barfi, amico di Sotloff, docente di arabo e ricercatore presso la New America Foundation di Washington. “Hai detto che il mese del Ramadan è il mese della misericordia – ha attaccato rivolgendosi ad al-Baghdadi – Dove è la tua misericordia?”.
"Era un anima gentile"
Barak Barfi, davanti all’abitazione dei Sotloff a Miami, ha letto un comunicato della famiglia del giornalista catturato e ucciso dall’Isis. Nel testo il 31enne statunitense viene descritto come “un’anima gentile” che amava il football americano, la serie televisiva “South Park” e il golf. “Non era un fanatico della guerra. Voleva solo dar voce a chi non ne ha”, ricordano i familiari. “Steve è morto come un martire in nome di Allah”.
"Steve ha sempre cercato di aiutare gli altri"
Sotloff lavorava in Medio Oriente come freelance e scriveva, tra gli altri, per Time e Foreign Policy. “Non era un eroe – dice la famiglia – Come tutti noi, era solo un uomo che cercava di trovare il bene nascosto in un mondo di tenebre. E se non esisteva, cercava di crearlo. Ha sempre cercato di aiutare chi era meno fortunato di lui”.
"Emergeremo da questo calvario"
“Questa settimana piangiamo – ha aggiunto Barak Barfi – Ma emergeremo da questo calvario. Non permetteremo ai nostri nemici di tenerci in ostaggio con la sola arma che possiedono: la paura”.
Il portavoce della famiglia: "al-Baghdadi, dove è la tua misericordia?"
“Sono pronto a discutere con te con prediche gentili. Non ho spade in mano e sono pronto ad ascoltare la tua risposta”, ha dichiarato in arabo Barak Barfi, amico di Sotloff, docente di arabo e ricercatore presso la New America Foundation di Washington. “Hai detto che il mese del Ramadan è il mese della misericordia – ha attaccato rivolgendosi ad al-Baghdadi – Dove è la tua misericordia?”.
"Era un anima gentile"
Barak Barfi, davanti all’abitazione dei Sotloff a Miami, ha letto un comunicato della famiglia del giornalista catturato e ucciso dall’Isis. Nel testo il 31enne statunitense viene descritto come “un’anima gentile” che amava il football americano, la serie televisiva “South Park” e il golf. “Non era un fanatico della guerra. Voleva solo dar voce a chi non ne ha”, ricordano i familiari. “Steve è morto come un martire in nome di Allah”.
"Steve ha sempre cercato di aiutare gli altri"
Sotloff lavorava in Medio Oriente come freelance e scriveva, tra gli altri, per Time e Foreign Policy. “Non era un eroe – dice la famiglia – Come tutti noi, era solo un uomo che cercava di trovare il bene nascosto in un mondo di tenebre. E se non esisteva, cercava di crearlo. Ha sempre cercato di aiutare chi era meno fortunato di lui”.
"Emergeremo da questo calvario"
“Questa settimana piangiamo – ha aggiunto Barak Barfi – Ma emergeremo da questo calvario. Non permetteremo ai nostri nemici di tenerci in ostaggio con la sola arma che possiedono: la paura”.