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ITALIA

Dopo l'arresto

Strage di Milano, le prime parole di Giardiello: "Il tribunale mi ha rovinato"

L'uomo che ha ucciso tre persone e ne ha ferite altre tre ha ammesso di aver attraversato il varco riservato agli avvocati senza alcun controllo. "Quando ho superato il varco ho pensato: se mi fanno passare con la pistola, lo faccio..."

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"Il Tribunale mi ha rovinato, quel posto è l'origine di tutti i miei mali". Sono state queste le parole di Claudio Giardiello, l'autore della strage al palazzo di Giustizia di Milano, agli investigatori che per primi lo hanno sentito. Parole con cui il killer punta il dito contro i giudici: "Odio i magistrati, è colpa loro. Con loro non parlo".

"Sono uscito tranquillamente dal tribunale", ha dichiarato Giardiello stando a quanto messo a verbale al momento dell'arresto. Il killer ha raccontato di essere entrato nell'edificio dal varco riservato agli avvocati senza mostrare alcun tesserino. "Quando ho superato il varco ho pensato: se mi fanno passare con la pistola, lo faccio...". 

Circostanza almeno in parte confermata dall'ex avvocato di Giardiello, Michele Rocchetti, che ha precisato al procuratore Edmondo Bruti Liberati che il killer "non è entrato nel Palazzo di giustizia insieme a me". L'avvocato Rocchetti difendeva Giardiello nel processo per bancarotta ed era in aula quando l'uomo ha sparato. Il legale ha detto che quando è entrato nell'edificio non era con Giardiello, che avrebbe quindi superato i controlli da solo. Il legale Rocchetti ha chiarito di essere entrato "come sempre, dall'ingresso riservato agli avvocati in via Freguglia". E ha poi spiegato di aver incontrato il suo cliente direttamente "al terzo piano, poco lontano dall'aula, davanti alla cancelleria della seconda sezione penale".

Agli investigatori Giardiello ha poi detto di essersi "fermato a Vimercate per prendere un caffè e fumare una sigaretta". Poi ha aggiunto: "Meno male che mi avete fermato, stavo andando ad uccidere un altro coimputato nella vicenda che non era in tribunale".
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