MONDO
I corpi dei quattro italiani uccisi rientrano in Italia
Strage a Tunisi, Renzi accoglie le salme delle vittime a Ciampino
Mentre rientrano in Italia i corpi delle vittime dell'attentato di Tunisi, il Viminale lancia l'allarme: rischio di gesti emulativi nel nostro Paese. Le autorità tunisine confermano che gli autori del massacro si erano addestrati in Libia. Onu avverte: "Le operazioni militari sono inaccettabili, minano il dialogo".
Ho accolto le famiglie dei 4 italiani uccisi a Tunisi e le salme dei loro cari.Ho condiviso con loro il dolore e l'abbraccio di tutta Italia
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 21 Marzo 2015
Mentre si piangono i turisti italiani rimasti uccisi durante la loro vacanza, si fanno più concreti i timori per un attacco sul nostro territorio nazionale. Il Viminale ha lanciato l'allarme: l'attentato di Tunisi potrebbe scatenare gesti emulativi in Italia. Soggetti già presenti nel nostro Paese o provenienti dall'estero potrebbero dunque pianificare azioni sulla scia di quanto avvenuto al museo del Bardo.
E intanto è caccia aperta ai complici dei terroristi del massacro di Tunisi: le manette sono scattate ai polsi di una decina di persone, mentre in tutta la capitale è stata rafforzata la presenza delle forze di sicurezza. Si temono nuovi attentati: l'area attorno al palazzo della radio di Stato è blindata e isolata. Le unità speciali antiterrorismo hanno poi smantellato una cellula jihadista, che pianificava attacchi contro obiettivi strategici in tutto il territorio dello Stato, in particolare contro le caserme dell'Aouina e del Gorjani.
Le autorità hanno poi confermato quanto ipotizzato nei giorni scorsi: i due terroristi uccisi dopo il massacro si erano addestrati in Libia. "Si tratta di due elementi estremisti salafiti, che sono partiti per la Libia lo scorso dicembre dove si sono addestrati", prima di rientrare in Tunisia, ha spiegato il ministro della Sicurezza Rafik Chelly.
E proprio la Libia - dove un aereo dell'aviazione libica bombardano una postazione nel perimetro dell'aeroporto di Tripoli - è in cima alle preoccupazioni della comunità internazionale.
La minaccia jihadista "è globale", ha sottolineato il premier Matteo Renzi, mentre il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha avvertito che contro il terrorismo bisogna pacificare subito la Libia, e che in Tunisia i vecchi jihadisti si sono saldati con il Califfato di al Baghdadi.
Il massacro di Tunisi "è un ulteriore segnale di allarme per la regione che va preso in considerazione", ha detto da parte sua l'inviato speciale dell'Onu per la Libia, Bernardino Leon. In Marocco, dove ieri sono ripresi i negoziati tra le parti libiche "le delegazioni hanno espresso le proprie condoglianze alle vittime". Leon sottolinea che c'è "una percezione di urgenza" e che i negoziati - che proseguiranno fino a domenica - debbano essere "un round decisivo".