MONDO
Oggi e domani sciopero generale indetto dai sindacati
Strage di Ankara. Il governo: responsabili 2 kamikaze. L'opposizione: "Colpa di Erdogan"
Secondo il governo si tratta di due uomini. Per il premier turco Davutoglu dietro la strage c'è l'Isis. Ma l'opposizione e i manifestanti, che continuano a riversarsi in piazza, ritengono che dietro la strage ci sia lo Stato che non ha saputo garantire la sicurezza durante la manifestazione. Il primo novembre si svolgeranno elezioni politiche anticipate
Ankara (Turchia)
Ad Ankara si continua a manifestare. A due giorni dalla terribile strage che ha provocato, secondo le stime del governo, 97 morti e centinaia di feriti nei pressi della stazione centrale, la sete di giustizia è tanta ed è sempre più forte. L'ufficio del primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha confermato che la duplice esplosione è stata causata da due kamikaze, due uomini che le autorità stanno procedendo a identificare. Per Davutoglu il sospettato numero uno della strage, che non è stata rivendicata, è l'Isis. Ma in molti, soprattutto l'opposizione di governo, ritengono che dietro la strage ci sia lo Stato. Una strage che, secondo il partito filocurdo, avrebbe causato almeno 128 morti e 500 feriti.
In migliaia contro il presidente Erdogan
Dietro l'attacco, il più sanguinoso nella storia della Turchia, molti sostengono quindi che ci sia lo Stato. "Lo Stato ha attaccato il popolo. Le condoglianze dovrebbero andare al popolo, non a Erdogan" ha scritto ieri su Twitter Selahattin Demirtas, capo del Partito democratico dei popoli (Hdp) filocurdo. Ieri più di diecimila persone hanno raccolto l'appello dei movimenti che avevano convocato sabato la "marcia per la pace", raccogliendosi ad Ankara nei pressi della piazza in cui è avvenuto la doppia esplosione che il governo attribuisce a due attentatori kamikaze. La folla ha preso di mira il presidente e il governo, che secondo i manifestanti non hanno saputo, o voluto, evitare la strage, non garantendo la sicurezza della manifestazione di sabato. "Erdogan assassino", "lo Stato ne renderà conto" hanno scandito i manifestanti circondati da un imponente schieramento di polizia. "I nostri cuori sanguinano, ma non agiremo con spirito di vendetta od odio" ha detto alla folla Demirtas. "Aspettiamo il 1 novembre" ha detto "allora cominceremo a operare per rovesciare il dittatore". Da molte settimane c'è forte tensione tra il potere e l'Hdp, in vista della scadenza elettorale, mentre si moltiplicano le violenze nel sudest a maggioranza curda. In vista del voto, Erdogan ha attaccato con virulenza il partito filocurdo, accusato di "complicità" con i "terroristi" del Partito dei lavoratore del Kurdistan (PKK). Anche ieri al stampa vicina al governo ha lanciato la pista curda per l'attentato di sabato. L'opposizione accusa invece Erdogan di gettare benzina sul fuoco del conflitto curdo per attrarre i voti dei nazionalisti.
Oggi e domani sciopero generale
I principali sindacati e le organizzazioni dei lavoratori in Turchia hanno proclamato per oggi e domani uno sciopero generale per protestare contro il duplice attentato che sabato mattina ha colpito la marcia pacifista che sarebbe dovuta partire da Ankara, uccidendo 97 persone secondo l'ultimo bilancio fornito dal governo. Ad aderire allo sciopero generale sono la Confederazione dei dipendenti del settore pubblico (Kesk), della Confederazione dei sindacati rivoluzionari dei lavoratori (Disk), l'Unione degli architetti e ingegneri turchi (Tmmob) e l'Assosciazione dei medici turchi (Ttb), che erano anche tra gli organizzatori della marcia di sabato. L'obiettivo della manifestazione era quello di chiedere la fine degli scontri tra l'esercito di Ankara e il Pkk nel sudest della Turchia. "Per protestare contro il massacro fascista e per commemorare la morte dei nostri amici, noi siamo ora in lutto per tre giorni. Lo sciopero generale sarà il 12 e il 13 ottobre", si legge in un comunicato congiunto firmato dalle varie sigle. Condivisione è stata espressa dal partito filo curdo Hdp, tra gli organizzatori della manifestazione. "Dobbiamo mostrare inesorabilmente ogni giorno e in ogni luogo a chi ha cercato di far tacere il popolo che voleva manifestare ad Ankara per la pace, che la voce della vita e della pace non sarà mai in silenzio", si legge in un comunicato rilasciato oggi dall'Hdp. "Parteciperemo allo sciopero generale per far sentire la voce della pace", ha aggiunto.
In migliaia contro il presidente Erdogan
Dietro l'attacco, il più sanguinoso nella storia della Turchia, molti sostengono quindi che ci sia lo Stato. "Lo Stato ha attaccato il popolo. Le condoglianze dovrebbero andare al popolo, non a Erdogan" ha scritto ieri su Twitter Selahattin Demirtas, capo del Partito democratico dei popoli (Hdp) filocurdo. Ieri più di diecimila persone hanno raccolto l'appello dei movimenti che avevano convocato sabato la "marcia per la pace", raccogliendosi ad Ankara nei pressi della piazza in cui è avvenuto la doppia esplosione che il governo attribuisce a due attentatori kamikaze. La folla ha preso di mira il presidente e il governo, che secondo i manifestanti non hanno saputo, o voluto, evitare la strage, non garantendo la sicurezza della manifestazione di sabato. "Erdogan assassino", "lo Stato ne renderà conto" hanno scandito i manifestanti circondati da un imponente schieramento di polizia. "I nostri cuori sanguinano, ma non agiremo con spirito di vendetta od odio" ha detto alla folla Demirtas. "Aspettiamo il 1 novembre" ha detto "allora cominceremo a operare per rovesciare il dittatore". Da molte settimane c'è forte tensione tra il potere e l'Hdp, in vista della scadenza elettorale, mentre si moltiplicano le violenze nel sudest a maggioranza curda. In vista del voto, Erdogan ha attaccato con virulenza il partito filocurdo, accusato di "complicità" con i "terroristi" del Partito dei lavoratore del Kurdistan (PKK). Anche ieri al stampa vicina al governo ha lanciato la pista curda per l'attentato di sabato. L'opposizione accusa invece Erdogan di gettare benzina sul fuoco del conflitto curdo per attrarre i voti dei nazionalisti.
Oggi e domani sciopero generale
I principali sindacati e le organizzazioni dei lavoratori in Turchia hanno proclamato per oggi e domani uno sciopero generale per protestare contro il duplice attentato che sabato mattina ha colpito la marcia pacifista che sarebbe dovuta partire da Ankara, uccidendo 97 persone secondo l'ultimo bilancio fornito dal governo. Ad aderire allo sciopero generale sono la Confederazione dei dipendenti del settore pubblico (Kesk), della Confederazione dei sindacati rivoluzionari dei lavoratori (Disk), l'Unione degli architetti e ingegneri turchi (Tmmob) e l'Assosciazione dei medici turchi (Ttb), che erano anche tra gli organizzatori della marcia di sabato. L'obiettivo della manifestazione era quello di chiedere la fine degli scontri tra l'esercito di Ankara e il Pkk nel sudest della Turchia. "Per protestare contro il massacro fascista e per commemorare la morte dei nostri amici, noi siamo ora in lutto per tre giorni. Lo sciopero generale sarà il 12 e il 13 ottobre", si legge in un comunicato congiunto firmato dalle varie sigle. Condivisione è stata espressa dal partito filo curdo Hdp, tra gli organizzatori della manifestazione. "Dobbiamo mostrare inesorabilmente ogni giorno e in ogni luogo a chi ha cercato di far tacere il popolo che voleva manifestare ad Ankara per la pace, che la voce della vita e della pace non sarà mai in silenzio", si legge in un comunicato rilasciato oggi dall'Hdp. "Parteciperemo allo sciopero generale per far sentire la voce della pace", ha aggiunto.