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MONDO

Il bilancio delle vittime ha superato quota 3600

Terremoto Nepal, sono tre le vittime italiane. Oltre ai due escursionisti anche lo speleologo Piazza

Due compagni di spedizione, Iolanda Mattevi e Attilio D'Antoni,raccontano le ultime ore di Renzo Benedetti e Marco Pojer, colpiti dalla frana mentre facevano trekking nella valle di Rolwaling. Ancora tre i dispersi italiani. Intanto nel primo pomeriggio una scossa di magnitudo 5.1 ha fatto tremare le stesse aree colpite dal sisma dello scorso 25 aprile

Renzo Benedetti, una delle vittime italiane (Ansa)
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Sale il bilancio degli italiani, al momento tutti trentini, che hanno perso la vita nel violento terremoto che ha scosso il Nepal lo scorso sabato 25 aprile. Oltre ai due escursionisti Renzo Benedetti e Marco Pojer, sarebbe morto anche lo speleologo Oskar Piazza. E ora si teme per gli altri tre dispersi che insieme a Piazza si trovavano a Langtang, uno dei villaggi distrutti dal sisma: i marchigiani Giuseppe Antonini, Gigliola Mancinelli, e il genovese Giovanni Pizzorni. È salvo invece il 24enne veronese Giovanni Cipolla. 

E intanto il Nepal vive nuovi momenti di paura: una scossa di magnitudo 5.1 nel primo pomeriggio ha fatto tremare le stesse aree colpite dal sisma dello scorso 25 aprile. Condizioni che rendono ancora più complicate le ricerche dei dispersi.

Oltre 3600 le vittime
Il numero delle vittime ha superato quota 3.600. I feriti provenienti da ogni parte del Paese sarebbero almeno 6.638. Ma i numeri sono ancora purtroppo provvisori, destinati drammaticamente a salire di ora in ora, mentre continua l'emergenza negli ospedali affollati di migliaia di disperati che hanno perso tutto. Sarebbero inoltre centinaia i francesi e gli spagnoli irrintracciabili. 

Caritas teme 6 mila morti
"Il bilancio delle vittime continua a salire costantemente. Siamo a oltre tremila morti ma le stime, considerando i distretti colpiti, potrebbero toccare seimila persone. Si calcola vi siano già 5.000 feriti e migliaia sono sfollati e senzatetto" afferma Pius Perumana, direttore della Caritas del Nepal a Fides.

Il racconto: "Così la tragedia che ha ucciso Marco e Renzo"
"Ho sentito un boato dietro di me e poi ho visto una nube che scendeva spinta da un vento spaventoso. Mi sono messa a correre, ma sono stata investita da una pioggia di pietre e neve" racconta all'Ansa Iolanda Mattevi, trentina di 52 anni miracolosamente sopravissuta alla slavina che sabato ha ucciso i due amici Renzo Benedetti e Marco Pojer. Insieme all'amico Attilio Dantone e alle due vittime, era arrivata in Nepal agli inizi di aprile per il viaggio "che aveva sempre sognato". "Renzo e Marco avevano fatto una deviazione per portare delle medicine a un'anziana nepalese che conoscevano - ha raccontato ancora - e quindi ci avevano detto di continuare a camminare perché poi ci avrebbero raggiunti successivamente".

Insieme ad Attilio aveva quindi raggiunto un punto di ristoro sul sentiero e stava bevendo un tè quando è arrivata la scossa di terremoto che ha fatto franare la montagna. "I nostri amici sono stati presi in pieno - racconta Attilio, che è guida alpina e gestisce un rifugio nella valle di Cembra - io invece ho trovato scampo sotto una roccia e così sono sopravissuto".

Messner: "Soccorsi di serie A e B"
Reinhold Messner critica la gestione dell'emergenza. "I soccorsi sono di serie A e di serie B" accusa il celebre scalatore altoatesino. "La vera emergenza - dice all'Ansa - non è sull'Everest. Gli alpinisti dovrebbero essere in grado di badare a se stessi. Tutti ora parlano dei morti sull'Everest, ma il vero dramma si sta svolgendo nella Kathmandu Valley e nelle altre vallate, dove ci sono migliaia e migliaia di morti e dove manca di tutto. Ognuno di noi - aggiunge Messner - ora deve fare la sua parte e aiutare i nepalesi".
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