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MONDO

Washington

La guerra di Trump alla stampa:non sarò alla cena coi corrispondenti.E augura a tutti "buona serata"

Il presidente Usa rompe una lunga e solida tradizione con un post su Twitter. L'odiata Cnn, intanto, non molla la presa e accusa: "Nel governo ancora 2000 caselle vuote"; mentre è bufera su 007 e parlamentari ingaggiati contro il Russia-gate. Ma il tycoon tira dritto e si concede una cena privata con Nigel Farage 

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Non c'è tregua nella guerra tra Trump e la stampa. "Non parteciperò alla cena dell'associazione dei corrispondenti della Casa Bianca quest'anno" ha annunciato in serata il tycoon su Twitter, augurando sarcasticamente a tutti una "buona serata".

Una guerra senza esclusione di colpi, compreso il tentativo della Casa Bianca di fare pressione sui media 'arruolando' 007 e parlamentari per ridimensionare con una serie di telefonate i presunti contatti tra lo staff del tycoon e l'intelligence russa durante la campagna elettorale, oggetto di inchiesta da parte dell'Fbi, nonché del Congresso. Telefonate orchestrate dopo il fallito tentativo di convincere l'Fbi a parlare con la stampa e a contestare articoli "non accurati", come avrebbe ammesso la stessa Fbi con l'amministrazione rifiutandosi però di uscire allo scoperto. "Non so che altro avremmo potuto fare", ha detto il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer. Ma la decisione di coinvolgere dirigenti dell'intelligence, secondo il Wp, potrebbe essere percepita come una minaccia all'indipendenza delle agenzie di spionaggio e compromettere anche la credibilità dell'inchiesta in corso da parte del Congresso. Tra le persone 'ingaggiate' dalla Casa Bianca, Richard Burr e Devin Nunes, presidenti delle commissioni intelligence di Senato e Camera.


Rincara la dose contro i media 'fake news'
Intanto, dopo la bufera per l'esclusione da un briefing ristretto della Casa Bianca del Nyt, della Cnn e di altre testate scomode per l'attuale amministrazione, il tycoon ha rincarato la dose su Twitter contro i media 'fake news' che "consapevolmente non dicono la verità", ammonendo sul "grande pericolo per il nostro Paese" e deridendo il Nyt e la Cnn come una "barzelletta". Un esempio? "I media non hanno scritto che il debito nazionale nel mio primo mese è sceso di 12 miliardi di dollari contro un aumento di 200 miliardi nel primo mese di Obama", ha cinguettato ancora, senza però fornire alcuna prova.

La reazione della stampa è stata sostanzialmente compatta, di sdegno, solidarietà e condanna, anche da parte di molte testate ammesse al briefing di Spicer, stritolato in una posizione sempre più imbarazzante. Il Washington Post lo ho messo alla berlina ricordando quanto da lui sostenuto solo due mesi fa, quando assicurò che la Casa Bianca non avrebbe mai bandito alcun giornale perché "questo è ciò che contraddistingue una democrazia da una dittatura". Uno scenario sul quale nei giorni scorsi aveva messo in guardia il senatore repubblicano John McCain: "I dittatori iniziano sopprimendo la libertà di stampa. Non sto dicendo che il presidente Trump sia un dittatore. Sto dicendo che dobbiamo imparare dalla storia".

Anche il Nyt in un suo editoriale ha condannato il bando dei giornalisti come un "inequivocabile insulto" agli ideali democratici, stigmatizzando una mossa senza precedenti: "Nessun presidente di qualsiasi partito ha mai escluso una testata accreditata da un briefing della Casa Bianca, durante il Watergate, la vicenda Iran-contra, l'affaire Monica Lewinsky o qualsiasi dei numerosi scandali o crisi". "Il primo emendamento può essere scomodo per chiunque brami il potere senza controllo. Trump dovrebbe ripassare cosa significa e abituarsi ad esso", conclude il Nyt, davanti alla cui sede domani è prevista una manifestazione per la libertà di stampa.

Ma Cnn non molla la presa: nel governo ancora "2000 caselle vuote"
L'odiata Cnn, intanto, non molla la presa e tiene il faro ben puntato su Trump facendo notare che ci sono ancora quasi 2.000 caselle 'vuote' nel governo. A oltre un mese dal suo insediamento, il presidente  non è riuscito a colmare un preoccupante vuoto nella complessa macchina amministrativa che governa gli Stati Uniti d'America, collocando altrettante persone in posti chiave dell'amministrazione stessa. Cnn precisa che i vuoti da colmare partono dagli stessi vertici della sua amministrazione: delle 34 nomine apicali (ministri e capi di agenzie federali) che hanno bisogno di essere ratificate dal Senato solo 14 sono state confermate. Nello stesso periodo Barack Obama si era visto ratificare 24 nomine su 39; George W. Bush 19 su 23 e Bill Clinton 25 su 26. Ma Cnn sottolinea che i 1.987 funzionari ancora da nominare non hanno bisogno di alcun via libera del Congresso. Basta che il presidente o i suoi ministri decidano e nominino i prescelti. Certo prima debbono trovarli e selezionarli e su questo sembra che la 'macchina' Trump sia molto indietro.

Nel frattempo va a cena con Nigel Farage
La serata di ieri, nel frattempo, ha visto il tycoon impegnato in una allegra cena con Nigel Farage, l'ex leader dell'Upik, il partito antieuropeo britannico, nel suo hotel di Washington. Farage è stato il primo politico straniero a incontrare Trump poche ore dopo il suo insediamento. Fu in quell'occasione che Trump arrivò a proporlo come ambasciatore britannico a Washington, generando un'infastidita reazione da parte di Londra, che laconicamente replicò: "L'ambasciatore c'è già e va benissimo".  La cena con Farage era stata tenuta segreta, ma un giornalista, trovandosi nell'hotel, ha scattato una foto che ritrae i due riuniti a tavola insieme a Ivanka e al marito di lei. Foto naturalmente subito twittata da Farage. 

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