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MONDO

Il primo novembre elezioni politiche anticipate

Turchia, proteste dopo la strage ad Ankara: uccise due bambine di 3 e 9 anni

Le piccole, di 3 e 9 anni, uccise negli scontri scoppiati domenica in Turchia, all'indomani del doppio attacco kamikaze che ha fatto oltre 100 morti e più di 500 feriti. Il premier turco Davutoglu: dietro la strage c'è l'Isis. Ma l'opposizione e i manifestanti, che continuano a riversarsi in piazza, ritengono che la responsabilità sia dello Stato

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Due bambine, una di tre e l'altra di nove anni, sono state uccise negli scontri scoppiati domenica in Turchia, all'indomani della strage di Ankara. Ne danno notizia i media locali. Nella provincia di Diayarbakir, nel sud-est del Paese, la piccola Helis Sein, di nove anni, è stata colpita a morte da tre proiettili che l'hanno raggiunta alla testa. "Dalla scorsa notte gli scontri sono aumentati nel distretto di Sur, dov'è stato imposto il coprifuoco", riferisce il partito filo curdo Hdp. "Negli attacchi Helin Sen è stata massacrata con tre proiettili che l'hanno colpita alla testa".    

Gli scontri
Ad Adana un'altra bimba, di circa tre anni, è morta in seguito a una pallattola vagante che l'ha raggiunta in testa mentre si trovava in strada in braccio alla madre. Trasportata d'urgenza in ospedale, per lei non c'è stato nulla da fare. Secondo la Cnn turca, gli scontri si sono concentrati nel distretto centrale di Seyhan dove la polizia ha attaccato i manifestanti con idranti e spray al peperoncino.

Ad Ankara si continua a manifestare
A due giorni dalla terribile strage che ha provocato, secondo le stime del governo, 97 morti e centinaia di feriti nei pressi della stazione centrale, la sete di giustizia è tanta ed è sempre più forte. L'ufficio del primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha confermato che la duplice esplosione è stata causata da due kamikaze, due uomini che le autorità stanno procedendo a identificare. Per Davutoglu il sospettato numero uno della strage, che non è stata rivendicata, è l'Isis. Ma in molti, soprattutto l'opposizione di governo, ritengono che dietro la strage ci sia lo Stato. Una strage che, secondo il partito filocurdo, avrebbe causato almeno 128 morti e 500 feriti.

A migliaia contro il presidente Erdogan
Dietro l'attacco, il più sanguinoso nella storia della Turchia, molti sostengono quindi che ci sia lo Stato. "Lo Stato ha attaccato il popolo. Le condoglianze dovrebbero andare al popolo, non a Erdogan" ha scritto ieri su Twitter Selahattin Demirtas, capo del Partito democratico dei popoli (Hdp) filocurdo. Ieri più di diecimila persone hanno raccolto l'appello dei movimenti che avevano convocato sabato la "marcia per la pace", raccogliendosi ad Ankara nei pressi della piazza in cui è avvenuto la doppia esplosione che il governo attribuisce a due attentatori kamikaze.

I manifestanti contro Erdogan
La folla ha preso di mira il presidente e il governo, che secondo i manifestanti non hanno saputo, o voluto, evitare la strage, non garantendo la sicurezza della manifestazione di sabato. "Erdogan assassino", "lo Stato ne renderà conto" hanno scandito i manifestanti circondati da un imponente schieramento di polizia. "I nostri cuori sanguinano, ma non agiremo con spirito di vendetta od odio" ha detto alla folla Demirtas. "Aspettiamo il 1 novembre" ha detto "allora cominceremo a operare per rovesciare il dittatore". 

Le violenze nel sud a maggioranza curda
Da molte settimane c'è forte tensione tra il potere e l'Hdp, in vista della scadenza elettorale, mentre si moltiplicano le violenze nel sudest a maggioranza curda. In vista del voto, Erdogan ha attaccato con virulenza il partito filocurdo, accusato di "complicità" con i "terroristi" del Partito dei lavoratore del Kurdistan (PKK). Anche ieri al stampa vicina al governo ha lanciato la pista curda per l'attentato di sabato. L'opposizione accusa invece Erdogan di gettare benzina sul fuoco del conflitto curdo per attrarre i voti dei nazionalisti. 
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