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MONDO

Il cooperante rimasto ucciso a gennaio in un raid Usa in Pakistan

Uccisione di Lo Porto, il padre: "Mio figlio un sequestrato di serie B"

"Come fa l'America a dire che è lui? E' stato fatto un dna? E' stato fatto qualcosa? Allora c'è qualcosa di mio figlio e io lo voglio, e lo vuole pure sua madre. Vogliamo solo il corpo di Giovanni" dice il padre

Giovanni Lo Porto
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"Secondo me ci sono sequestrati di serie A e di serie B, perché mio figlio è stato trattato malissimo. Ora cercano scuse e condoglianze, non è bello". Così a SkyTg24 Vito Lo Porto, padre del cooperante italiano rimasto ucciso a gennaio in un raid Usa in Pakistan.

Commentando l'aula semivuota oggi in Parlamento, durante l'intervento del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sulla morte del ragazzo, Lo Porto ha poi detto: "L'ho visto in tv. Non so quale colpa deve pagare mio figlio. Io - ha concluso - desidero ardentemente il suo corpo, voglio piangere con lui. Ancora non credo realmente che sia stato lui, come fa l'America a dire che è lui? E' stato fatto un dna? E' stato fatto qualcosa? Allora c'è qualcosa di mio figlio e io lo voglio, e lo vuole pure sua madre. Vogliamo solo il corpo di Giovanni". 

Il fratello detenuto arrivato nella casa della madre: tensione con cronisti 
Intanto, scortato dagli agenti della polizia penitenziaria, Marcello Lo Porto, uno dei fratelli di Giovanni, è arrivato nella casa della madre Giusi Felice, che si trova nel quartiere Brancaccio a Palermo. Non sono mancati momenti di tensione all'arrivo dell'uomo, che sta scontando una condanna definitiva. Uno dei fratelli di Giovanni ha rotto lo specchietto di una macchina di una troupe di giornalisti e spintonato un'operatrice di un'altra emittente, che è caduta per terra. Da ieri davanti al palazzo ci sono cameramen, fotografi e giornalisti. "Da tre anni stiamo in silenzio, lasciateci in pace" ha urlato qualcuno dei familiari ai cronisti.
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