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MONDO

Le regioni di Donetsk e Lugansk al voto domenica 11 maggio

Ucraina, le ombre sul referendum separatista nelle regioni dell'Est

I rischi della consultazione e i possibili scenari del post referendum

Le due regioni orientali domenica al voto
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Mancano meno di 24 ore al referendum sull'indipendenza che si terrà domenica 11 maggio, nelle regioni di Donetsk e Lugansk, nell'est dell'Ucraina. Tante le ombre attorno alla consultazione, costata poco più dell'equivalente di 1200 euro, almeno a sentire i ribelli separatisti ucraini. Gli elenchi dei votanti sono vecchi di oltre due anni e non è richiesta un'affluenza minima perché il risultato risulti valido; né sono stati invitati osservatori internazionali nella zona.
 
Rischio brogli
La scheda elettorale chiede, con una formula vaga, se si è favorevoli all'"autogoverno" del popolo della Repubblica di Donetsk. Elevato il rischio di brogli: ad eccezione di una piccola illustrazione alle due estremità, la scheda non contiene segni di riconoscimento che potrebbero evitarne la duplicazione.
 
E ad avvalorare il rischio di manipolazioni c’è anche una telefonata che i servizi di sicurezza ucraini hanno presentato come una conversazione tra un esponente russo e un leader dei ribelli di Donetsk. Conversazione nella quale il russo inviterebbe il suo interlocutore a falsificare il risultato.
 
Le operazioni di voto e i risultati  
Le operazioni di voto si svolgeranno tra le 08:00 e le 22 ora locale, quando comincerà il conteggio nei 53 seggi dislocati in tutte le zone ribelli. Le urne saranno poi portate in auto nel capoluogo regionale, ma dovranno attraversare una serie di posti di blocco, presidiati in alcuni casi dai filorussi, in altri dalle truppe di Kiev.
 
Un ex consigliere politico del Partito del deposto presidente, Viktor Yanukovich, sostiene che il risultato dovrebbe arrivare per le 15 del pomeriggio di lunedì (quando in Italia saranno le 14). Ma non sarà facile: "Se le forze ucraine bloccano la regione, avremo un grosso problema".
 
Ai seggi ci saranno soprattutto donne, mentre il servizio d'ordine – spiega – sarà assicurato da uomini, ragazzi, bambini. "Stiamo utilizzando le scuole, gli ospedali, le urne, gli uffici, tutto quello che doveva essere usato per le presidenziali (previste per il 25 maggio, ndr)".
 
Il post referendum
I leader della rivolta non hanno chiarito quale sarà il futuro della “Repubblica”, se per esempio finirà per unirsi alla Russia come accaduto alla Crimea, a fine marzo. In Crimea, il referendum chiese ai cittadini se volevano unirsi alla Russia, e dopo la valanga di sì, seguì rapidamente l'annessione alla Federazione Russa.
 
I sondaggi indicano che la maggioranza vuole rimanere all'interno dell'Ucraina, creando una sorta di Repubblica autonoma in grado di ostacolare il percorso filooccidentale di Kiev. Il linguaggio vago (con il quesito che chiede ai votanti in sostanza se vogliono l'"autogoverno", la sovranità) punta a ottenere il sostegno della vasta gamma di opinioni serpeggianti a Donetsk e Lugansk, dove alcuni vogliono la decentralizzazione, altri uno Stato federale, altri ancora  vogliono solo unirsi alla Russia. Ma la vittoria del sì porterà inevitabilmente ad aprire la porta a tutte e tre le strade.
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