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MONDO

Il 18 ottobre la Merkel ad Ankara

Ue-Turchia. Prove di accordo sui migranti. Ma a che prezzo?

Conversazione con Francesco Strazzari, professore di Relazioni Internazionali presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e ricercatore aggiunto presso il Nupi (Norwegian Institute for International Affairs) di Oslo

(Erdogan)
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di Luca Gaballo La Turchia è disposta a fermare i migranti che stanno invadendo l'Europa attraverso la rotta balcanica in cambio di aiuti economici, circa 3 miliardi e 300 milioni, e di una serie di concessioni importanti sul piano politico. Durante il Consiglio Europeo di giovedì notte, Angela Merkel ha appoggiato questa ipotesi di accordo con Erdogan con tutto il suo peso.

Siamo di fronte ad una svolta storica nelle relazioni, che sembravano compromesse, tra Unione Europea e Ankara, in piena "deriva sultanista"?
 
Di isolamento della Turchia è improprio parlare perché Ankara ha sempre mantenuto legami con l'Unione Europea a piú livelli e rimane cruciale sul tavolo Nato ogni qual volta si prenda in considerazione il dossier sicurezza. Tuttavia quel che mi sembra il dato più significativo di questa fase è che, per la prima volta, nelle sue relazioni con l'Unione Europea, Erdogan è in condizione di stabilire il prezzo. Ha dalla sua la possibilità di consentire o di bloccare il flusso di rifugiati siriani, afghani, irakeni e non solo, verso l'Europa. Ricordiamo che da Pakistan e Bangladesh si entra in Turchia senza passaporto. 

Da osservatori non possiamo non notare una coincidenza, che viene rilevata anche negli ambienti dell'intelligence, tra la grande ondata di rifugiati affluiti via terra dai Balcani e le vicende politiche interne turche

Il grande afflusso dei rifugiati in Europa via Balcani e la fine del processo di pacificazione con i Curdi assumono proporzioni importanti verso la fine di Agosto, cioè il momento in cui Erdogan capisce che non è possibile formare una coalizione per governare e vengono indette nuove elezioni per Novembre. Da quando i negoziati politici falliscono tutto il Paese va in fibrillazione, si aggrava la deriva sultanista di Erdogan, si intensificano gli atti di terrorismo stragista, e, allo stesso tempo, i rifugiati, che, ricordiamo, si trovano su territorio turco da 4 anni, si mettono in movimento. Questa potrebbe apparire una teoria complottista,  nessuno può dimostrare che la Turchia abbia determinato questa ondata migratoria precisamente in questo momento, la rileviamo come una singolare coincidenza. 
 
Cosa chiede la Turchia in cambio? Si parla di fondi cospicui, oltre 3 miliardi di euro. Ma la contropartita politica è quella più sensibile, mi sembra

La Turchia di Erdogan chiede innanzitutto un riconoscimento politico, per prima cosa una procedura accelerata per la concessione dei visti. Questo porta con sé un'altra evoluzione. Se la Turchia verrà considerata un Paese "sicuro" non potranno essere più accolti in Europa come rifugiati i cittadini di quel paese e le domande di asilo, ad esempio, di minoranze perseguitate come i Curdi o di intellettuali e giornalisti perseguitati per motivi di opinione entrerebbero in un limbo senza fine.
Il prossimo anno, se il progetto andrà in porto, potremmo avere i cittadini turchi liberi di circolare nello spazio Schengen. Ma non solo. La visita di Angela Merkel domenica 18 ottobre ad Ankara, in piena campagna elettorale, ha il sapore di un fortissimo endorsement europeo nei confronti del presidente Erdogan. Angela Merkel, in odore di premio Nobel, prima salva il principio dell'accoglienza per gli immigrati provenienti da zone di conflitto, poi, però, di fronte alle conseguenze pratiche di questa apertura, stringe la mano ad un presidente in piena invouzione autoritaria. Intanto il rapporto sui progressi della Turchia nel campo del rispetto dei diritti
umani è stato congelato e, per il momento, non viene diffuso. Attenzione, però, bisogna essere cauti, è una prospettiva che non a tutti gli europei, piace, tant'evvero che questo piano proposto dalla Germania incontra ancora l'opposizione della Francia, dell'Austria e di altri Paesi. Non solo, la prospettiva di dare ai cittadini turchi il fast track per i visti fa infuriare i Paesi dell'Est che hanno dovuto penare anni, anche dopo l'ingresso nell'Ue per ottenere qualcosa del genere.
 
E' una svolta che avrà conseguenze importanti per il futuro?

Temo di sì. Quel che mi inquieta in prospettiva è che l'Unione Europea, per colpa della sua incapacità di affrontare in maniera efficace la crisi migratoria con le sue forze, sta di fatto sacrificando una serie di principii al tavolo di un negoziato che la porterà ad essere circondata da regimi semi autoritari, retti da uomini forti, dall'Egitto alla Turchia, e si sta dichiarando sensibile a smentire quello che è stato un processo di politica di vicinato che durava da venti anni. L'Ue, a differenza di altre potenze, come gli Stati uniti, che da sempre orientano le loro relazioni alla real politik, si è finora caratterizzata come "potenza normativa" capace di agire in base a regole. Una visione strategica per la quale, tutti i Paesi "vicini", dal Marocco all'Ucraina, dovevano esser progressivamente spinti ad adottare standard di democrazia, rispetto dei diritti umani sempre più vicini a quelli europei. 
 
Paghiamo il prezzo della scelta, fatta a suo tempo proprio da Angela Merkel e Nicola Sarkozy, di chiudere le porte all'ingresso della Turchia nell'Unione Europea?

La Turchia non potendo entrare in Europa, è entrata in Siria, ed in Iraq. Siamo cauti però, parliamo non di un piano ma di un progetto, su cui esiste un forte dibattito all'interno dell'Unione, staremo a vedere quel che succederà.
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