ITALIA
Botta e risposta tra i vescovi e la relatrice sul testo base
Unioni civili, Cei: evitare forzature ideologiche. Cirinnà: tratto i diritti non i peccati
Il segretario generale della Cei ha commentato: "Bisogna avere il coraggio di riconoscere le differenze senza fare terrorismo linguistico", citando la parte del testo base che tratta delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in senso matrimoniale. La risposta della relatrice del testo approvato in commissione Giustizia al Senato: "Tratto diritti, non i peccati"
Galantino ha detto che "Bisogna avere il coraggio di riconoscere le differenze senza fare terrorismo linguistico", citando la parte che tratta delle unioni civili tra persone dello stesso sesso in senso matrimoniale. "Grazie a Dio si dibatte", ha detto ancora Galantino in una conferenza stampa che ha concluso il consiglio episcopale permanenente (23-25 marzo), ma sarebbe opportuno "interpellare le famgilie per recepire quello che la gente chiede" e, "con il massimo rispetto per i diritti di ognuno", evitare di mettere in secondo piano "i diritti delle famiglie, padre, madre e figli".
Non si è fatta attendere la risposta della relatrice del testo sulle unioni civili, Monica Cirinnà. "Il Pd va avanti: la legge sulle unioni civili è un impegno preso con i nostri elettori ed è un riconoscimento di diritti che la Consulta ci chiede con estrema sollecitudine", ha commentato.
La relatrice del Pd ha aggiunto: "Rispetto le posizioni della Cei, ma io mi occupo di leggi e diritti, semmai di reati. Non di peccati". La senatrice ha spiegato: "Ognuno sul tema delle unioni civili ha le sue posizioni. E la Cei parla, esprimendo opinioni che rispetto, per i vescovi italiani. Ma io rispondo al mio mandato di parlamentare e do risposte a quei cittadini che chiedono di avere dei diritti".
"Come sempre quando sono in discussione dei diritti, la legge di cui sono relatrice interroga le coscienze di tutti e sarà sottoposta a un voto libero, di coscienza, del Parlamento", ha aggiunto Cirinnà. "C'è chi in commissione ha chiesto di fermare la legge - ha sottolineato - Ma la maggioranza dei senatori membri della commissione Giustizia ha deciso di votare, perché sul tema per troppi anni in Italia si è deciso di non decidere".
"Quale sarà la via giusta per intervenire su questi diritti, come ci sollecita anche la Corte Costituzionale, lo deciderà il Parlamento: io ho solo identificato un modello, che è quello tedesco - ha concluso Cirinnà - Ora abbiamo un mese per capire quale sarà la soluzione migliore. Da relatrice, ascolterò tutti".