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MONDO

Parla il portavoce del Dipartimento di Stato, Kirby

Usa: siamo "grati all'Italia per l'impegno" in Libia e "un maggiore intervento sarebbe il benvenuto"

Gli Stati Uniti temono il rischio della ramificazione dell'Isis alle porte dell'Europa, e che possa minacciare più direttamente anche cittadini ed interessi americani. Occorre sbrigarsi, "non vogliamo scivolare verso una situazione come quella in Siria e in Iraq", ha spiegato il capo del Pentagono Ash Carter

Isis in Libia
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Washington Il portavoce del Dipartimento di stato americano, John Kirby, ha detto che gli Usa sono "grati all'Italia per il suo impegno" in Libia, sottolineando il ruolo svolto dai Carabinieri con il loro lavoro di addestramento dei militari libici. Dopo le lodi ha anche evidenziato come "un maggiore impegno" del nostro Paese "sarebbe il benvenuto".

"Gli Stati Uniti - ha assicurato - aumenteranno i loro sforzi, e vorremmo che anche gli altri Paesi facessero lo stesso. Ma la decisione spetta solo a loro".

Per il New York Times, l'invio di truppe italiane e di altri Paesi europei per creare una forza locale di stabilizzazione dopo la formazione di un nuovo governo di unità nazionale è una delle opzioni tra quelle sotto esame per fronteggiare l'escalation della minaccia Isis in Libia.

Il pressing su Obama
Secondo i media americani la minaccia dell'Isis in Libia sta facendo aumentare il pressing dei più alti consiglieri per la sicurezza nazionale Usa su Obama perché approvi l'uso della forza militare nel paese africano per aprire un nuovo fronte contro il Califfato, parallelamente agli sforzi diplomatici internazionali per il varo di un nuovo governo di unità nazionale. Il tempo però è poco per prevenire il rischio della ramificazione dell'Isis alle porte dell'Europa, che potrebbe minacciare più direttamente anche cittadini ed interessi americani.

Il numero dei combattenti del Califfato in Libia è aumentato da 5000 a 6500, più del doppio rispetto rispetto alle stime fatte lo scorso autunno dagli analisti governativi. Secondo alcuni alti dirigenti americani, se si "rinforzano reciprocamente" i percorsi paralleli di sostegno al processo politico in Libia e di lotta all'Isis, ad un certo punto gli Usa potrebbero agire unilateralmente o con gli alleati se posti di fronte ad una credibile minaccia dagli avamposti libici del Califfato. "Cercheremo di aiutarli ad ottenere il controllo del loro paese", ha spiegato il capo del Pentagono Ash Carter. Ma, ha precisato, "non vogliamo scivolare verso una situazione come quella in Siria e in Iraq".

I piani per la Siria
E proprio sulla Siria, il portavoce del Dipartimento di Stato, John Kirby, rispondendo alle domande dei giornalisti ha assicurato che non c'e' un 'piano B' in caso di fallimento dell'attuale strategia politica. Kirby ha ribadito che non esiste una strategia militare per la Siria e che bisogna far funzionare le decisioni prese finora. Il portavoce ha anche detto che gli Stati Uniti nelle ultime ore hanno destinato altri oltre 600 milioni di dollari in aiuti umanitari alla popolazione. 

"La crisi sta peggiorando sempre di più - ha spiegato - la popolazione è bisognosa di tutto. Noi abbiamo e stiamo finanziando rifugi, la fornitura di acqua, cibo, medicine. Teniamo anche presente che tra questi bisognosi ci sono sei milioni di bambini. Ma ripeto non c'è soluzione militare alla crisi siriana".
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