Il libro-rivelazione di Bob Woodward e Robert Costa
Assalto a Capitol Hill. Il presidente sotto tutela
Due giorni dopo l'assalto al Congresso il capo degli stati maggiori riuniti Mark Milley aveva predisposto un piano per impedire che l'allora presidente Trump potesse ordinare un attacco militare o lanciare armi nucleari
Quarantott'ore dopo l'assalto al Campidoglio il militare più alto in grado delle forze armate statunitensi decide che il presidente è andato fuori di testa e potrebbe ordinare un attacco nucleare contro la Cina, decide quindi di costruire una sorta di 'cordone sanitario' attorno al 'commander in chief' affinché tutto questo non succeda. Per rassicurare la Cina chiama il suo omologo delle forze armate popolari cinesi e cerca di tranquillizzarlo sulle intenzioni degli Stati Uniti.
È quanto riporta il libro 'Peril', 'Pericolo', scritto da Bob Woodward, co-autore dello scoop sullo scandalo 'Watergate' negli anni '70, e un altro giornalista del Washington Post, Robert Costa. Secondo i due autori, Milley avrebbe anche fatto due telefonate al generale cinese più alto in grado, Li Zuocheng. Le forze armate cinesi erano in allerta per il caos in cui erano precipitati gli Usa e Milley aveva chiamato il suo omologo per rassicurarlo che gli Stati Uniti non avrebbero condotto alcun attacco. La prima telefonata avrebbe avuto luogo già il 30 Ottobre 2020, quattro giorni prima della sconfitta di Trump, la seconda due giorni dopo il tentativo di insurrezione promosso dallo stesso Trump, l'8 gennaio 2021.
I dettagli del libro, che uscirà la prossima settimana, sono stati riportati ieri dal Washington Post: "Generale Li, voglio assicurarle che il governo americano è stabile e tutto andrà bene", gli avrebbe detto Milley nella prima telefonata, "Non abbiamo intenzione di attaccare o condurre alcuna operazione contro di voi"; "Se avremo intenzione di attaccare, vi chiamerò in anticipo. Non sarà una sorpresa".
Woodward e Costa scrivono che Milley, profondamente scioccato dall'assalto, "era certo che Trump fosse finito in un grave declino mentale seguito alle elezioni". Il generale era preoccupato che Trump potesse "agire di testa sua". Milley avrebbe convocato una riunione segreta nel suo ufficio al Pentagono, l'8 gennaio, per rivedere le procedure delle azioni militari, incluso il lancio di armi nucleari. Il generale avrebbe detto agli alti ufficiali e dirigenti di non prendere ordini a meno che non fosse coinvolto lo stesso Milley. "Non importa cosa vi viene detto - avrebbe riferito il generale - voi fate parte della procedura, voi avviate il processo. E io faccio parte di quella procedura". "Chiaro?", aveva chiesto Milley ai presenti. "Sì, signore", avevano risposto. Milley avrebbe considerato quella risposta come un giuramento, scrivono gli autori nel libro.
Le rivelazioni del libro non sono certo passate inosservate. La prima reazione di Trump è stata di trattare Milley come un "Idiota", insistendo di non aver mai preso in considerazione un attacco alla Cina. Tuttavia, ha detto che se il rapporto fosse vero: "dovrebbe essere processato per tradimento per aver trattato con la sua controparte cinese dietro dietro le spalle del presidente e dicendo alla Cina che li avrebbe informati di un attacco".
Il senatore repubblicano Marco Rubio ha chiesto a Biden di licenziare Milley, dicendo che il generale ha lavorato per "minare attivamente il comandante in capo". Il senatore Ted Cruz ha chiamato il rapporto "profondamente preoccupante", "Penso che il primo passo sia che il generale Milley risponda alle domande su ciò che ha detto esattamente".