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ECONOMIA

Lo scontro

Ex Ilva, Conte: "Il progetto di Mittal non va bene, lo respingiamo"

In tribunale a Milano la battaglia contro il gruppo franco-indiano si giocherà sui posti di lavoro

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Una trattativa sulle basi presentate ieri nel piano di Arcelor Mittal, che prevede 4.700 esuberi, non può nemmeno iniziare, perché il caposaldo del contratto è l'aspetto occupazionale e il gruppo un anno fa si è impegnato a garantire, indipendentemente dalla situazione del mercato, 10 mila posti di lavoro fino al 2023 con una penale prevista di 150 mila euro su ogni lavoratore messo alla porta sotto quella cifra. E' la posizione, si apprende da fonti qualificate, dell'ex Ilva nella causa in corso a Milano.

Nell'udienza del 27 novembre era stato messo un punto fermo, davanti al giudice Claudio Marangoni, nella causa civile tra Arcelor Mittal e l'ex Ilva. Il gruppo franco-indiano, tramite il suo ad Lucia Morselli, aveva garantito "il normale funzionamento degli impianti e la continuità produttiva", impegno fondamentale per raggiungere un accordo sul contratto di affitto e acquisizione degli stabilimenti che la multinazionale aveva chiesto di sciogliere con un atto che, invece, i commissari dell'ex Ilva ritengono"illegittimo". E per questo hanno depositato un ricorso cautelare d'urgenza. Il giudice ha rinviato il procedimento al prossimo 20 dicembre per consentire, appunto, alla "trattativa" di "svolgersi sulla base delle intese e degli impegni assunti".

Con la presentazione di ieri del nuovo piano di Mittal, però, il quadro è cambiato, perché per i commissari dell'ex Ilva le affermazioni del gruppo sugli esuberi sono ritenute assolutamente inaccettabili, senza giustificazioni e improponibili. Un anno fa circa, infatti, Arcelor Mittal,vincendo la gara e firmando il contratto, si impegnò a garantire, indipendentemente dalla situazione del mercato,10 mila posti di lavoro e a pagare, in caso contrario, una penale di 150 mila euro per ogni lavoratore lasciato a casa. In sostanza, per l'ex Ilva in amministrazione straordinaria si può sì trattare sulla revisione degli accordi presi, ma non certo sul caposaldo del contratto che è l'aspetto occupazionale.

A questo punto, anche sul fronte della causa si aspettano le decisioni che prenderà il Governo rispetto al nuovo piano del gruppo. Mittal, rappresentata, tra gli altri, dai legali Romano Vaccarella e Ferdinando Emanuele, avrà tempo fino al 16 dicembre per depositare, nell'eventualità di un naufragio delle intese, una propria memoria nel procedimento sul ricorso cautelare dei commissari, assistiti tra gli altri dagli avvocati Giorgio De Nova ed Enrico Castellani. Se si andasse avanti nel negoziato, invece, le parti di comune accordo potrebbero anche chiedere al giudice un rinvio dell'udienza almeno fino a gennaio.

Conte: "Respingiamo il progetto"
Per quanto riguarda l'ex Ilva, "il progetto che è stato anticipato in un incontro non va assolutamente bene, mi sembra sia molto simile a quello originario. Lo respingiamo e lavoreremo come durante questo negoziato agli obiettivi che ci siamo prefissati col signor Mittal e che il signor Mittal si è impegnato personalmente con me a raggiungere, e ci riusciremo". Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a margine di una iniziativa a Roma.

Emiliano: "Da contratto firmato non si esce gratis"
"Suggerirei ad Arcelor Mittal di ricordare che ha un contratto firmato e che da un contratto firmato, che è diventato non più gradito da chi ha preso questo impegno, non si esce gratis o pretendendo dagli altri il sacrificio. È esattamente il contrario: è Mittal che se non ci sta più deve evidentemente risarcire lo Stato, Taranto e la Puglia per i danni che ha arrecato sbagliando, almeno dal suo punto di vista, a firmare quel contratto". Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, commentando l'esito del tavolo di ieri al Mise tra Governo e azienda sul futuro dello stabilimento di Taranto. "Credo però di poter dire senza timore di contraddire la posizione del Governo che il fatto che Arcelor Mittal mantenga alcune posizioni con riferimento agli esuberi dimostra una scarsa volontà di trovare un accordo". 
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