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MONDO

Londra

Brexit. Apertura May a Corbyn, lasciano due sottosegretari

Prime dimissioni nel governo, i media evidenziano spaccatura Tory. Moscovici: con No-deal il Regno Unito diventerebbe uno Stato terzo, quindi controlli alle dogane da un giorno all'altro

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Prime dimissioni nel governo May dopo l'apertura della premier a un dialogo col leader laburista Jeremy Corbyn per un possibile compromesso verso una Brexit più soft.

Il primo a lasciare è Nigel Adams, sottosegretario al dicastero per il Galles, quindi il sottosegretario britannico per la Brexit, Chris Heaton-Harris. "Dopo molte riflessioni, ho deciso di lasciare il governo di Theresa May", ha comunicato in un tweet. "Sono grato al Primo Ministro per avermi dato l'opportunità di servire il Regno Unito e continuerò a rappresentare i miei elettori come deputato di Daventry", ha aggiunto. La decisione di Heaton-Hararis è stata maturata a causa della contrarietà a un nuovo rinvio.

L'euroscettico Daily Telegraph, intanto, evidenzia e incoraggia la spaccatura in casa Tory, notando come la svolta di Theresa May - pur approvata alla fine ieri da 17 ministri contro 4 - sia passata solo dopo il rifiuto della premier di accettare la soluzione No Deal, sostenuta inizialmente da "14 ministri".

Corbyn al question time della Camera
Il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, ha accolto con la favore l'apertura delle premier britannica, Theresa May, a un complesso sulla Brexit. Nel question time alla Camera dei Comuni Corbyn ha giudicato "benvenuta" la volontà di May di "scendere a compromessi". "Non vedo l'ora di incontrarla più tardi", ha affermato.

Moscovici: con No-deal Uk diventerebbe Stato terzo, quindi controlli
In caso di Brexit senza accordo l'Unione Europea intende condurre controlli "rigorosi" alle dogane. Lo ha annunciato il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, in una conferenza stampa per presentare i piani d'emergenza dell'Ue. "Preferisco dei controlli rigorosi e file di camion a una crisi sanitaria o traffici illegali", ha detto Moscovici: "la sicurezza degli europei sarà la nostra priorità assoluta". "Nel settore doganale e fiscale, una Brexit senza accordo significherebbe l'immediato ristabilimento dei controlli doganali sulle merci provenienti dal Regno Unito, nuovi moduli doganali da compilare per le società che commerciano con il Regno Unito e la necessità di riscuotere l'Iva sulle merci importato dal Regno Unito".

Il commissario Ue ha ricordato che le dogane saranno un dei principali settori toccati da una Brexit senza accordo. "Il Regno Unito diventerebbe uno Stato terzo da un giorno all'altro: ci sarebbe un cambio giuridico istantaneo, radicale, molto sostanziale per Regno Unito, i nostri stati membri e le nostre imprese", ha detto Moscovici. Alle merci che "oggi circolano senza controlli né formalità doganali" tra le due sponde della Manica verrebbe applicato immediatamente il codice doganale europeo.

Juncker: voto Comuni entro 12 aprile o no proroga breve 
"Abbiamo qualche giorno in più, se ci sarà una maggioranza sostenibile del Parlamento del Regno Unito sull'accordo di ritiro entro il 12 aprile, allora la Ue è pronta ad accettare una proroga di Brexit. Se la Camera dei Comuni non si pronuncerà, nessuna proroga breve sarà possibile, perché questo minaccia il buon funzionamento dell'Unione europea e le stesse elezioni europee". Lo dice il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, intervenendo in Parlamento.   

Dopo il discorso di Theresa May ieri rimane solo "qualche giorno in più" per far approvare l'accordo dalla Camera dei Comuni e evitare un no-deal sulla Brexit, ha ricordato Juncker: "Ritengo che disponiamo di qualche giorno in più. Se il Regno Unito è in grado di approvare l'accordo di ritiro con una maggioranza sostenibile da qui al 12 aprile, allora l'Ue dovrebbe accettare una proroga fino al 22 maggio - ha detto Juncker - il 12 aprile è la data ultima di approvazione possibile. Se la Camera dei Comuni non si è pronunciata prima di questa data, nessuna proroga di corta durata sarà possibile. Dopo il 12 aprile rischiamo di mettere in pericolo il buon svolgimento delle elezioni europee e di minacciare il buon funzionamento dell'Ue".
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