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ECONOMIA

Il Procuratore Bruti Liberati: versato tra 0,06% e 0,05% anziché il 27,5%

Apple Italia, chiuse indagini dei Pm di Milano. Tre indagati per frode fiscale

La Procura di Milano ha notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti dell'amministratore unico e del direttore finanziario dell'azienda in Italia e del responsabile di Apple Sales Internationational Inc e Apple Distribution International Inc, con sede in Irlanda. L’ipotesi di reato è omessa dichiarazione dei redditi prodotti in Italia. Apple ribatte: paghiamo ogni euro, accuse prive fondamento.
 

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La Procura di Milano ha chiuso l'inchiesta su Apple Italia per presunta frode fiscale. Come riportato in un comunicato stampa della Procura, è stato notificato un avviso di chiusura indagini a Enzo Biagini, amministratore unico e legale rappresentante di Apple Italia, Mauro Cardaio, direttore finanziario di Apple Italia, e Michael Thomas O'Sullivan, legale responsabile delle società di diritto irlandese Apple Sales International Inc e Apple Distribution International Inc.

Il reato contestato agli indagati è omessa dichiarazione dei redditi prodotti in Italia dalle società irlandesi.  L'indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dai sostituti procuratori Carlo Nocerino e Adriano Scudieri.

Vendite in Italia tassate in Irlanda
L'imposta Ires evasa da Apple in Italia è stata stimata dall'Agenzia delle Entrate, ammonta a 879.751.590 euro, nel periodo tra il 2008 e il 2013. Secondo l'ipotesi accusatoria, come riportato nel comunicato della Procura, l'omessa dichiarazione sarebbe stata realizzata attraverso una stabile organizzazione occulta all'interno di Apple Italia, che formalmente svolgerebbe solo attivita' di marketing e supporto alle vendite.

Stando a quanto emerso in fase di indagine, "il team vendita di Apple Italia opera come agente dipendente per conto delle società irlandesi, avendo il potere di negoziare e decidere, in modo vincolante, tutti gli elementi e i termini dei contratti commerciali di compravendita relativi ai prodotti Apple destinati alla rete di distribuzione nazionale (grande distribuzione e compagnie telefoniche), siglati solo formalmente in Irlanda".

Per i magistrati, quindi, "i relativi redditi devono ritenersi come prodotti in Italia perché derivanti da attivita' commerciale svolta in Italia da società residente". Invece, si legge ancora nella nota firmata dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, "tali redditi vengono sottoposti a tassazione in Irlanda con l'applicazione di una aliquota più favorevole, compresa tra lo 0,06% e lo 0,05%, rispetto a quella italiana pari al 27,50%". 

"Paghiamo ogni euro di tasse"
Le accuse di evasione fiscale nei confronti della filiale italiana di Apple sono "prive di
fondamento", afferma in una nota un portavoce del gruppo di Cupertino in merito alle indagini.  "Apple è uno dei più grandi contribuenti al mondo e paghiamo ogni euro di tasse dovute ovunque operiamo", replica il portavoce, "le autorita' fiscali italiane hanno sottoposto a verifiche fiscali le attività italiane di Apple nel 2007, 2008
e 2009 e hanno confermato che eravamo in piena conformità con i requisiti di documentazione e di trasparenza Ocse".

"Queste nuove accuse contro i nostri dipendenti sono completamente prive di fondamento e siamo fiduciosi che questo procedimento arriverà alla stessa conclusione", conclude il portavoce.

Nessun accordo con l'Agenzia delle entrate
Infondata, spiegano fonti dell’amministrazione finanziaria all'agenzia Ansa, la notizia diffusa alcuni giorni fa secondo cui ci sarebbe un tentativo di accordo tra le Entrate ed Apple. Ad oggi è in corso l'attività di verifica amministrativa, attività che nel pieno rispetto del dettato Costituzionale e dello Statuto del Contribuente, prevede una fase di contraddittorio con la parte per l'esatta determinazione del reddito da accertare.
 
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