ECONOMIA
La crisi dei mercati emergenti frena la crescita
Draghi: "L'economia rallenta, pronti a potenziare il Qe". La cronaca della conferenza stampa
L'ultima conferenza stampa di Draghi, quella del 16 luglio, aveva al centro la Grecia e il negoziato ad altissima tensione sul debito ellenico. Oggi viviamo in un mondo diverso. L'emergenza si chiama Cina, il rischio investe i mercati emergenti e l'orizzonte è dominato dall'incertezza su cosa farà la Fed. Una sintesi della conferenza stampa del presidente della Bce
I nostri dati indicano una ripresa economica che continua anche se appare più debole. Un aumento del tasso di inflazione più lento rispetto alle attese. Più recentemente sono emersi rischi di peggioramento delle prospettive di crescita e inflazione. Nonostante la volatilità e le fluttuazioni nei mercati finanziari e delle materie prime il governing council giudica prematuro concludere se questi sviluppi avranno un impatto sui prezzi e sull'ottenimento di un percorso di inflazione sostenibile verso l'obiettivo di medio termine, perché potrebbero rivelarsi meramente transitori.
Il governing council monitorerà qualsiasi nuovo elemento e sottolinea la sua volontà e prontezza ad agire utilizzando tutti gli strumenti disponibili nel suo mandato, se necessario, e ricorda in modo in particolare che farà si che il programma di acquisto titoli abbia la necessaria flessibilità in termini di dimensione, composizione e durata del programma. Nel frattempo continueremo ad implementare il nostro programma di acquisto di 60 miliardi di titoli al mese.
Questo programma sta avendo un impatto favorevole sulla disponibilità di e sul costo del credito per famiglie ed imprese, continuerà fino a settembre 2016 e oltre se necessario e, in ogni caso, finché non vedremo che l'obiettivo di inflazione di medio termine si porterà sotto ma vicino al livello del 2%. La crescita del Pil reale dell'eurozona è stata dello 0,3% nel secondo trimestre del 2015 il che è un po' al di sotto delle previsioni precedenti. Le previsioni puntano ad un ritmo di crescita simile a quello già visto anche per la seconda parte del 2015. Nel complesso ci aspettiamo che la ripresa economica continuerà ma ad un ritmo un po' più lento di quel che pensavamo.
Il rallentamento dei paesi emergenti sta avendo un impatto sulla crescita globale e sulla domanda estera di esportazioni dell'area dell'euro. La domanda interna dovrebbe continuare ad essere sostenuta dalla nostra politica monetaria espansiva e dalle più favorevoli condizioni finanziarie ed anche dai progressi fatti nel consolidamento di bilancio e le riforme strutturali. Inoltre il declino nel prezzo del petrolio dovrebbe sostenere il potere di acquisto reale delle famiglie e la profittabilità delle imprese, dunque anche i consumi e gli investimenti. L'andamento della crescita dell'area dell'euro continuerà in generale ad essere rallentato dai necessari aggiustamenti di bilancio in un certo numero di settori e dalla lentezza della realizzazione delle riforme strutturali.
Le previsioni dello staff della Bce proiettano per il 2015 una crescita della area dell'euro pari all'1,4% 1,7% nel 2016 1,8% in 2017. Rispetto alle previsioni diffuse a giugno, l'outlook per la crescita è stato rivisto al ribasso. Soprattutto per la ridotta domanda estera a causa di una crescita più debole nei paesi emergenti il rischio rimane sul downside, e riflette i rischi collegati all'ambiente esterno. Gli sviluppi sui mercati emergenti hanno il potenziale di influenzare ancora di più in negativo la crescita globale a causa della minore domanda e del peggioramento del clima di fiducia. Secondo le stime flash di eurostar, l'inflazione annuale dell'area dell'euro era di 0,2% ad agosto 2015, non cambiata da giugno e da luglio.
La comparazione con i mesi precedenti riflette un ulteriore declino dei prezzi dell'energia, compensate da costi più alti per il cibo e i prodotti industriali. Sulla base delle informazioni disponibili, e sulla base dei future sul petrolio, l'inflazione rimarrà molto bassa nel breve termine. Dovrebbe riprendere a salire alla fine dell'anno con l'attenuarsi dell'effetto dei cali del prezzo del petrolio iniziato alla fine del 2014. I prezzi dovrebbero aumentare ancora nel 2016 e nel 2017 sostenuti dall'attesa ripresa economica, dagli effetti del calo già avvenuto del cambio dell'euro sul dollaro, e dalla previsione che i prezzi del petrolio riprenderanno quota negli anni a venire, come riflesso dai future sul mercato del petrolio. Comunque la ripresa dell'inflazione avverrà più lentamente di quanto avevamo immaginato finora.
In comparazione con le valutazioni fatte a giugno la prospettiva di inflazione è stata rivista al ribasso, a causa dell'andamento dei prezzi del petrolio. In questo contesto monitoreremo accuratamente l'andamento dell'inflazione sulla base dell'andamento dei prezzi delle materie prime e del cambio euro dollaro. Tornando all'analisi monetaria i dati confermano una robusta crescita della massa monetaria m3, 5,3% a luglio, 4,9% a giugno, la crescita annuale di m3 continua a essere sostenuta. e l'aggregato m1 continua a crescere a un tasso annuo dell'12,1% a luglio e l'11% a giugno.
Continuano ad aumentare i prestiti ad entità non finanziarie, aumentate dello 0,9% a luglio, rispetto allo 0,2% a giugno, continua la graduale ripresa dall'inizio del 2014. Nonostante questi progressi la dinamica dei prestiti alle aziende non finanziarie, rimane troppo bassa e continua a riflettere la relazione con il ciclo, il rischio di credito, i fattori di offerta di credito, e l'aggiustamento che continua nei settori finanziari e non finanziari. Il tasso di crescita annuo dei prestiti alle famiglie continua all'1,9% dopo un 1,7% a luglio. Il quadro generale indica un chiaro sostegno sia alle condizioni di indebitamento di imprese e famiglie che ai flussi di credito nell'area dell'euro.
In sintesi, c'è bisogno di implementare ulteriormente le decisioni monetarie del governing council, e di monitorare ulteriormente tutte le informazioni rilevanti rispetto al loro impatto, nel medio termine per la stabilità dei prezzi. A fine di ottenere i massimi benefici delle nostre politiche monetarie la politica deve contribuire con i suoi strumenti. Dato l'alto tasso di disoccupazione e la bassa crescita potenziale nell'area dell'euro. La ripresa cilcica deve essere sostenuta da politiche strutturali efficaci. Ulteriori riforme dei mercati del lavoro e dei prodotti, e azioni per migliorare il clima imprenditoriale incluso una adeguata infrastruttura pubblica, sono vitali per generare crescita, lavoro, produttività. In un clima di espansione monetaria queste riforme acceleranno anche un'attesa di più alta e futura crescita economica.
La politica di bilancio deve essere favorevole alla crescita ma restare all'interno del patto di stabilità e crescita, una piena e coerente attuazione al patto è cruciale per la fiducia nella nostra cornice attuale.
Le domande
Un giornalista di Reuters chiede se esiste rischio di deflazione e a che punto la BCE potrebbe intervenire per espandere il QE.
Draghi: "Potremmo vedere numeri negativi dell'inflazione nei prossimi mesi, possiamo definire questo "deflazione?" Tendiamo a considerare questi effetti transitori, legati al prezzo del petrolio. Comunque, come ho detto monitoreremo tutte le informazioni, siamo pronti ad agire e abbiamo gli strumenti. Non ci sono limiti particolari rispetto alla capacità della BCE di intensificare il QE. In un certo senso le decisioni che abbiamo preso oggi cambiano almeno un parametro per assicurare un fluido funzionamento del programma.
Una giornalista del Financial Times chiede se eventuali incrementi del QE riguardino solo una durata più lunga degli acquisti o anche un aumento della quantità e del tipo di titoli acquistati e quali elementi provocheranno l'azione della Bce.
Draghi: "La ripresa dovrebbe continuare ma ad un ritmo più lento a causa del rallentamento dei mercati emergenti, è ancora prematuro concludere se questi eventi siano transitori. Si vedono segnali di instabilità, di contrazione delle condizioni finanziarie, prezzi delle commodities più bassi o un euro più forte, crescita più lenta hanno aumentato il rischio che abbiamo di fronte. D'altra parte le condizioni monetarie rimangono favorevoli, così la discussione oggi converge su una considerazione. I rischi al ribasso di una inflazione troppo bassa sono aumentati, continueremo a monitorare, il governing council enfatizza la decisione di agire usando tutti gli strumenti nel mandato, in particolare riguardo l'acquisto di asset. Modificando i relativi tempi, le dimensioni e i parametri.
La domanda di un giornalista del Wall Street Journal
"Lei ha menzionato la prospettiva di un euro più forte come rischio per l'inflazione, eppure il dollaro è calato moltissimo negli ultimi mesi, non sta esagerando un po' l'effetto di questo recente, debole, apprezzamento dell'euro? Dato quel che sta succedendo non è che il mondo sia così eccitato di capire se arriverete o meno al 2% di inflazione, date le sfide demografiche, tecnologiche che abbiamo di fronte non c'è il rischio che le banche centrali stiano puntando all'obiettivo sbagliato? Questo 2% di inflazione che significa realmente nel mondo di oggi?
Draghi: "Ho detto molte volte che il tasso di cambio è molto importante per la crescita e l'inflazione e lo ripeto oggi. Non è un obiettivo di politica economica, ne è l'effetto. L'effetto di due divergenti sentieri di ripresa, tra le principali giurisdizioni e della divergenza di politiche monetarie e delle attese del mercato sui futuri tassi di crescita, sui futuri tassi di interesse. Detto questo tutti i paesi del G20 hanno più volte riaffermato l'impegno per politiche dei tassi di cambio da non usare in modo aggressivo e competitivo. Il tasso di inflazione, poi, non dovremmo dimenticare che 12-13 anni fa una discussione simile a questa aveva luogo, cos'è la core, cosa la headline inflazione? Noi abbiamo scelto questo parametro. anche se non trascuriamo nessun concetto. Ma il nostro mandato è definito dalla inflazione headline. Se il 2% è ancora ragionevole? Non abbiamo discusso di questo. Certo sarebbe un test per la nostra credibilità se cambiassimo target proprio nel momento in cui stiamo dedicando il massimo sfrozo nel raggiungere quel target".
La domanda di un giornalista greco
L'eurogruppo e la Bce hanno escluso il bail in (a spese dei correntisti) per le banche greche. Lo scenario è ancora sul tavolo?
Draghi: "La Bce considera controproducente qualsiasi misura di bail in per le banche greche. Dannosa per l'economia e la ripresa. avrebbe colpito migliaia di correntisti ma anche piccole e medie imprese. E l'eurogruppo ha accettato questo punto di vista. Nessun bail in neanche da parte dei detentori senior di obbligazioni. Per tornare ad emettere titoli aquistabili dalla Bce la Grecia deve essere in un programma di assistenza, deve rispettarlo, deve mostrare forte impegno e coerenza, e significativa e attuazione. lo stabiliremo nelle settimane prossime.
Una domanda sul prezzo del petrolio
Draghi: "I prezzi del petrolio sono così bassi perché c'è abbondante offerta e un calo della domanda da parte della Cina e di altri mercati emergenti, le conseguenze di un minore prezzo del petrolio sono positive, a meno che non ci siano effetti secondari, come ad esempio problemi di stabilità finanziaria, o effetti secondari sull'inflazione dei prodotti non energetici".
Un giornalista di Bloomberg chiede del programma di acquisto dei titoli: quali dettagli in caso di aumento, qual è la priorità in caso di bisogno?
Draghi: "Non ne abbiamo discusso".
Un giornalista della tv tedesca: stimolare l'economia attraverso lo strumento monetario diventa sempre più difficile, perché? Solo a causa della situazione sui mercati emergenti?
Draghi: "La nostra politica monetaria ha un effetto importante sull'economia reale, non solo significativa crescita della base monetaria ma anche i flussi di credito. Il credito sta aumentando sensibilmente anche in quesi paesi sotto stress come la Spagna, Italia ed anche in Francia. Il costo del denaro è sceso, di circa 70 punti base. Abbiamo una riduzione del costo di credito ed anche una riduzione dello spread sul credito anche verso le piccole e medie imprese, abbiamo la prova di questo. Allo stesso tempo, esiste anche il resto del mondo con gli effetti che abbiamo osservato nelle ultime settimane. Vedremo gli sviluppi e decideremo".
Un giornalista francese chiede a Draghi cosa pensi sull'emergenza rifugiati.
Draghi: "L'unica cosa che possiamo dire su questo è che ogni europeo dovrebbe sentirsi inorridito dalla tragica perdita di vite umane che avviene sulla nostra porta di casa. Noi non abbiamo alcun mandato democratico è un tema che tocca ai nostri leader politici eletti che certamente dovranno mostrare la massima partecipazione su quel che sta avvenendo
Un giornalista chiede della svalutazione della moneta cinese
Draghi: Ne parleremo diffusamente al prossimo G20 di Istanbul, ma i cinesi hanno dichiarato pubblicamente che, per quanto riguarda il tasso di cambio, non hanno intenzione di avviare una svalutazione competitiva e che continueranno ad implementare le riforme per ottenere una piena convertibilità del cambio.
Sulla volatilità Draghi aggiunge che la volatilità che stiamo vedendo dipende da due fatti, la debolezza dei mercati emergenti e la seconda è il petrolio. Lungo o corto termine?Aancora non lo sappiamo
Dal New York Times una domanda sulle mosse future della Federal Reserve, che effetto sull'eurozona?
Draghi: "Non commentiamo quel che fa la FED, se questo è necessario per ottenere gli obiettivi che la FED si propone è un plus per il mondo".