MONDO
bruxelles
Consiglio Ue diviso sui migranti. Renzi protesta per il trattamento riservato all'Italia
Il premier attacca sulla gestione dei profughi: "surreale" la procedura d'infrazione contro l'Italia sulle impronte
Con un Matteo Renzi all'attacco della Ue a guida solo tedesca, "surreale" quando apre la procedura d'infrazione contro l'Italia per la questione delle impronte, "timida" sulle politiche per l'immigrazione e sostanzialmente tentata dal doppiopesismo quando si tratta di scelte che interessano Berlino, come quelle per il gasdotto North Stream. E con un David Cameron che nella cena a porte chiuse cerca di trovare l'accordo per evitare la 'Brexit' che la maggioranza degli inglesi ormai vorrebbe.
L'Unione europea non può essere sotto la guida di un solo Paese, la Germania: deve cambiare strada e abbandonare il fronte dell'austerità per aprirsi a politiche favorevoli alla crescita e all'occupazione, dice il presidente del Consiglio ai colleghi del Pse nel pre-vertice cui partecipa prima di arrivare al Consiglio europeo. E nel chiuso del Consiglio, Renzi ricorda anche che i tedeschi si sono comprati tutti gli aeroporti delle isole greche.
Uscendo dalla riunione al Pse, pochi giorni dopo l'avvio della procedura d'infrazione ai nostri danni, davanti alle telecamere Renzi respinge al mittente ogni critica sul fronte dei migranti: "L'Italia ha fatto molto e sono contento dei passi avanti dell'Ue, anche se li trovo un po' timidi. I ricollocamenti in questo momento - attacca - sono meno dell'1% di quanto promesso". Anche sul nodo spinoso delle impronte, che l'Italia non avrebbe raccolto a sufficienza, definisce la discussione "surreale". "I riconoscimenti, anche quelli fotometrici, vanno fatti. E noi lo facciamo da mesi: siamo ormai oltre il 90% dei nostri impegni. Una polemica - conclude - che ha poco senso di esistere".
Ma attorno sulla questione di migranti e rifugiati è un rimpallo di accuse. E i numeri mostrati dalla presidenza lussemburghese dimostrano che l'intera politica dell'immigrazione disegnata dalla Commissione non funziona. Francia e Germania insistono perché l'Italia apra i centri di "ritenzione". Nel pre-vertice del Ppe Angelino Alfano aveva però già avvertito: "Bisogna ripartire con i ricollocamenti ed i rimpatri, altrimenti il sistema salta". E se anche tutti sono ormai convinti che la chiave è rafforzare la frontiera esterna, è "controversa" anche l'idea di un corpo di guardie di frontiera europea che intervenga anche quando un paese non vuole l'aiuto.