ECONOMIA
Il rapporto firmato dal capo economista Pier Carlo Padoan
Ocse: "L'Italia tagli il costo del lavoro e fornisca sussidio al reddito per tutti"
Per l'organizzazione il nostro Paese deve tutelare maggiormente il reddito dei lavoratori, ridurre il cuneo fiscale e migliorare il sistema degli ammortizzatori sociali. Sulla disoccupazione: "Tasso a 'doppia cifra', nessun segno di un'inversione rapida e autosufficiente"
Parigi
Lavoro, riduzione del cuneo fiscale e occupazione. In un rapporto pubblicato dall'Ocse e firmato, tra l'altro, dal capo economista Pier Carlo Padoan, nominato poche ore dopo ministro dell'Economia, l'Italia è avvertita: "Deve spostare la sua politica del lavoro "tutelando maggiormente il reddito dei lavoratori e meno il posto di lavoro in sè". L'Ocse poi sposta l'attenzione sul sistema degli ammortizzatori sociali: il nostro Paese, dice, deve migliorare "la rete di supporto sociale". Nel suo rapporto 'Going for growth', l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico chiede anche interventi per la "riduzione del cuneo fiscale e del costo minimo del lavoro". E' inoltre necessario, chiede l'Ocse, rivedere la contrattazione collettiva affinché la negoziazione salariale sia più "reattiva" rispetto alle condizioni del mercato del lavoro.
Riformare l'educazione professionale
L'organizzazione con sede a Parigi riconosce all'Italia alcune riforme del mercato del lavoro, in particolare il ricorso obbligatorio alla conciliazione e l'introduzione graduale di una assistenza universale alla disoccupazione come previste dalla riforma Fornero e con l'introduzione dell'Aspi. Ma ritiene anche che "una parte difficile della riforma sarà combinare con efficienza tutti gli elementi di supporto e attivazione": in particolare il training e le agenzie di collocamento, previste a livello regionale, con la fornitura dei sussidi a livello nazionale. Per ridurre i loro ritardi nella formazione, inoltre, Italia e Portogallo dovrebbero riformare l'educazione professionale.
Disoccupazione a 'doppia cifra', per ora no segni di inversione di tendenza
L'Ocse scrive poi che iI tasso di disoccupazione in Italia è ormai "a doppia cifra", e che per ora non ci sono segni di "inversione" imminente della tendenza all'aumento. "Diversi anni di consolidamento fiscale - scrive l'organizzazione - aggiustamenti nei bilanci
del settore privato, bassa fiducia e disponibilità di credito ridotta hanno lasciato l'Italia con un tasso di disoccupazione a due cifre e nessun segno di un'inversione rapida e
autosufficiente". A preoccupare l'Ocse è in particolare la disoccupazione di lunga durata (un anno o più), che con la crisi è inesorabilmente aumentata: nel 2011 riguardava già oltre la metà dei senza lavoro italiani, il 51,9%, e nel 2012 ha toccato quota 53%.
Ulteriori sforzi per le liberalizzazioni
Arriva poi l'altra raccomandazione per il nostro Paese: nonostante l'Italia abbia fatto qualche passo avanti su riforme strutturaliper le liberalizzazioni, questo non basta. "Servono ancora sforzi", dice l'Ocse. In particolare, per Italia, Grecia e Spagna
"rimane valida la raccomandazione di liberalizzare le professioni chiuse".
Riformare l'educazione professionale
L'organizzazione con sede a Parigi riconosce all'Italia alcune riforme del mercato del lavoro, in particolare il ricorso obbligatorio alla conciliazione e l'introduzione graduale di una assistenza universale alla disoccupazione come previste dalla riforma Fornero e con l'introduzione dell'Aspi. Ma ritiene anche che "una parte difficile della riforma sarà combinare con efficienza tutti gli elementi di supporto e attivazione": in particolare il training e le agenzie di collocamento, previste a livello regionale, con la fornitura dei sussidi a livello nazionale. Per ridurre i loro ritardi nella formazione, inoltre, Italia e Portogallo dovrebbero riformare l'educazione professionale.
Disoccupazione a 'doppia cifra', per ora no segni di inversione di tendenza
L'Ocse scrive poi che iI tasso di disoccupazione in Italia è ormai "a doppia cifra", e che per ora non ci sono segni di "inversione" imminente della tendenza all'aumento. "Diversi anni di consolidamento fiscale - scrive l'organizzazione - aggiustamenti nei bilanci
del settore privato, bassa fiducia e disponibilità di credito ridotta hanno lasciato l'Italia con un tasso di disoccupazione a due cifre e nessun segno di un'inversione rapida e
autosufficiente". A preoccupare l'Ocse è in particolare la disoccupazione di lunga durata (un anno o più), che con la crisi è inesorabilmente aumentata: nel 2011 riguardava già oltre la metà dei senza lavoro italiani, il 51,9%, e nel 2012 ha toccato quota 53%.
Ulteriori sforzi per le liberalizzazioni
Arriva poi l'altra raccomandazione per il nostro Paese: nonostante l'Italia abbia fatto qualche passo avanti su riforme strutturaliper le liberalizzazioni, questo non basta. "Servono ancora sforzi", dice l'Ocse. In particolare, per Italia, Grecia e Spagna
"rimane valida la raccomandazione di liberalizzare le professioni chiuse".