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MONDO

Mosca: da oggi decadono i motivi per lo sconto del gas all'Ucraina

La Russia sospesa dal G8. Il Cremlino: restiamo interessati a contatti

Il Cremlino ammorbidisce i toni usati da Lavrov - che aveva definito la Russia "non aggrappata" al G8 da cui era stata appena sospesa - e fa sapere di essere interessato a mantenere i contatti. Poi affonda: non sussistono le ragioni per lo sconto sul prezzo del gas

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Il giorno dopo la decisione di sospenderla dal G8 la Russia fa sapere al mondo - tramite il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov - di "essere pronta ad avere contatti a tutti i livelli, compreso il più alto"- Toni decisamente più morbidi rispetto a quanto detto la sera prima dal titolare degli Esteri, Sergei Lavrov, che si era affrettato a far sapere di non essere affatto preoccupato sostenendo che Mosca “non fosse aggrappata” a questo formato. Poche ore dopo, dal Cremlino, l'affondo. La misura che potrebbe fare crollare l'Ucraina: è sempre il portavoce di Putin a parlare, a dire che per Mosca non sussistono più motivi per mantenere lo sconto sul prezzo del gas concesso all'Ucraina. Ancora: non deve più rispettare né l'accordo firmato con Yanukovich "perchè non c'è un potere legittimo" né l'accordo per l'affitto della base di Sebastopoli, ora di fatto annessa dalla Russia. 

L'esito del G7: Mosca sospesa dal G8 
La decisione dei sette grandi viene comunicata al mondo dopo una riunione lunga un’ora e mezza, a margine del vertice sulla sicurezza nucleare: se la Russia non cambia strategia sulla Russia resta fuori, temporaneamente, dal G8 che da Sochi si trasferisce a Bruxelles. Ancora prima della pubblicazione del documento ufficiale a dare la conferma della decisione era stato il presidente del Consiglio Europeo, Herman van Rompuy, con un tweet. Il linguaggio della nota finale – dove si ribadisce l’illegalità dell’annessione della Crimea e l’annuncio di sanzioni con un forte impatto sull’economia della Russia – riflette l’ira di Obama e il la ricerca di equilibrio di matrice europea. C’è persino il plauso per il “supporto” russo alla missione dell’Osce.

Il pilastro del G7: nuove sanzioni se Mosca non cambia strada 
La strategia dei sette grandi – Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Francia, Giappone, Canada e Italia, oltre ai rappresentanti Ue – ha come due pilastri fondamentali la minaccia di sanzioni più dure e l’isolamento internazionale. E ancora: il sostegno economico a Kiev – con l’appello all’FMI a chiudere presto l’accordo – e la rassicurazione, che deve arrivare dalla Nato – a Estonia, Lettonia e Lituania.
Si legge nelle conclusioni del documento che Mosca deve"rispettare l'integrità territoriale e la sovranità dell'Ucraina, cominciare discussioni con il governo ucraino e rendersi disponibile alle offerte di mediazione internazionale". I leader inoltre osservano che il supporto della Russia alla missione dell'Osce "è un passo nella direzione giusta".

Rasmussen: Nato difenderà gli alleati
Il rafforzamento della presenza militare russa alla frontiera con l'Ucraina preoccupa moltissimo la Nato, ha detto il segretario generale Anders Fogh Rasmussen. " Siamo concentrati per fornire un deterrente ed una difesa effettivi e tutti gli alleati della Nato possono essere sicuri della nostra determinazione a fornire una difesa efficace e abbiamo tutti i piani per farlo".

Ucraina: dimissioni del ministro della Difesa, già eletto il successore
A Kiev la giornata si apre in modo molto tormentato. Il ministro della Difesa, Igor Teniukh, si è dimesso per la gestione delle truppe ucraine durante l’occupazione della Crimea. La Rada – il Parlamento ucraino – le ha respinte. In mattinata, alla seconda volazione, sono invece state accettate: al suo posto è stato eletto il generale Mikhail Koval, supportato dal presidente Oleksandr Turchinov. Durante la notte Oleksandr Muzichko, leader locale del movimento nazionalista paramilitare Pravii Sektor, è stato ucciso in una sparatoria con la polizia a Rivne, nell’Ucraina nord occidentale.

Scaroni: l'Italia potrebbe fare a meno del gas russo
Dalla crisi ucraina al capitolo energia il passo è brevissimo. Lo sa bene Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, che in un’intervista al Corriere fa sapere che l’Italia, avendo diversificato le forniture, potrebbe fare a meno del gas russo se le altre nazioni rispettassero i loro contratti”.  Da Scaroni arriva anche il confronto con la Cina che “non vuole legarsi alla Russia” e pur di non utilizzare il gas di Mosca “brucia carbone domestico con elevati tassi di inquinamento che rendono in alcuni periodi invivibili le sue città. Questo – è l’analisi di Scaroni – sta ad indicare quanto l’indipendenza energetica contribuisca all’indipendenza politica”.





 
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