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MONDO

Consiglio Esteri Ue

Libia, Gentiloni: Italia in prima linea, no a missione militare interventista

La questione libica si palesa su due fronti: quello interno, con la strenua ricerca di un governo di unità nazionale, e quello dell'immigrazione su cui, dice Gentiloni, serve "una strategia comune europea".

Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri (foto archivio)
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Bruxelles Parlando a margine del Consiglio Esteri a Bruxelles, il titolare della Farnesina, Paolo Gentiloni, ha precisato che cosa si intende quando si parla di missione di sicurezza in Libia. "Non una missione militare interventista - ha detto - ma un sostegno militare, meccanismi ausiliari in aiuto al governo libico" per supportare eventuali elezioni o un cessate il fuoco, oppure per addestrare le forze di sicurezza. La condizione per cui esista, quindi, è che si arrivi ad un governo di unità nazionale. E ha aggiunto: L'Italia non agirà da sola, "sarà un lavoro multilaterale, ma l'Italia farà una parte importantissima, ne va del nostro interesse nazionale e della nostra sicurezza".

Gli obiettivi della missione in Libia.
Per Gentiloni si tratterebbe quindi di "un contributo esterno" e "se lo presentassimo come una missione militare faremmo un errore". Il primo obiettivo è infatti quello di "favorire la riconciliazione e quindi costruire un governo che veda il più possibile riconoscersi le diverse parti libiche", un intreccio diplomatico non facile cui sta lavorando da mesi l'inviato dell'Onu Bernardino Leon. 

Su immigrazione serve strategia UE
Sull'immigrazione "c'è un contesto nuovo" tra i 28, rileva il ministro Paolo Gentiloni, affermando che nel Consiglio Esteri "non c'è la percezione che il problema riguardi solo i paesi del sud europeo". "I flussi migratori che arrivano dalla Libia non si fermano in Italia ma arrivano in Europa", osserva Gentiloni, aggiungendo che "la dimensione del problema va dalla Sicilia alla Svezia, non riguarda solo alcuni membri dell'Unione". Per questo - conclude - la Ue deve avere una strategia dell'immigrazione. 
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