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ITALIA

Il sindaco di Roma incontra il comitato di quartiere Tor Sapienza

Migranti, intesa in Campidoglio. Marino: "Nel centro di accoglienza solo donne e bambini"

Dopo i fatti di guerriglia dei giorni scorso contro il centro di accoglienza che ospita immigrati nel quartiere Tor Sapienza, il primo cittadino della Capitale vede i residenti e promette: "Valuteremo se esistono occupazioni abusive negli edifici vicino a via Morandi e se la chiesa di San Cirillo sia abitata legalmente o abusivamente. Interverremo - aggiunge- anche nel modo più rigoroso possibile per liberare le strade dalla prostituzione"

Ignazio Marino
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Roma La casa di accoglienza 'Un sorriso' non sarà chiusa, ma sarà valutata la possibilità di ospitare solo donne e bambini. Lo ha detto il sindaco di Roma, Ignazio Marino, che questa mattina ha incontrato in Campidoglio i rappresentanti del comitato di quartiere Tor Sapienza dopo i fatti di guerriglia dei giorni scorsi. "Valuteremo poi - ha aggiunto Marino - se esistono occupazioni abusive negli edifici vicino a via Morandi e se la chiesa di San Cirillo sia abitata legalmente o abusivamente. Interverremo - ha aggiunto - anche nel modo più rigoroso possibile per liberare le strade dalla prostituzione".

"Abbiamo anche deciso - ha aggiunto il primo cittadino della Capitale - un intervento deciso della polizia municipale per impedire che nel campo rom di via Salviati continuino a bruciare materiale creando un danno all'ambiente". 

Ieri la protesta ha colpito anche il Movimento 5 stelle: alla senatrice Paola Taverna e alla delegazione pentastellata è stato negato l'ingresso all'assemblea pubblica dei residenti del quartiere. Ma dal blog di Beppe Grillo i Cinque stelle hanno reagito accusando il Partito Democratico: "Una certa rappresentante di Tor Sapienza, chiede ai 5 stelle - si legge - di non andare ad incontrare i cittadini perché anche loro politici. Ebbene la signora Sandra Zammataro, guardacaso, è una candidata del Pd in posizione 24 per il comune di Roma. Ahiaaaah! beccata".

La Taverna, dopo la contestazione, ha poi subito scritto in un post: "Se dovessi andare in giro a ricevere applausi manovrati dalla claque e stringere le mani a controfigure mi chiamerei Renzi, invece mi chiamo Paola Taverna e capisco la rabbia delle persone che ho incontrato oggi, non la cavalco e non vado a fare campagna elettorale. Me ne frego se dopo due ore che ho parlato con decine di persone, tutto quello che passerà sui giornali saranno due controfigure che mi contestano. Ho mani libere e coscienza pulita tanto da sapere di non avere responsabilità se oggi le periferie sono abbandonate a se stesse. Sono entrata in quei palazzi proprio per questo ma il sistema tanto perfetto ha fatto si che oggi nella stessa periferia che mi ha visto crescere io venga percepita come una 'politica'". 
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