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MONDO

Città del Vaticano

Il Papa nella Basilica di san Pietro per presiedere la celebrazione della Passione

Il Papa si è prostrato a terra davanti al crocifisso miracoloso per qualche minuto in preghiera. Padre Cantalamessa: il Coronavirus ci ha risvegliati dall'illusione di onnipotenza. Alle 21 Via Crucis in piazza san Pietro, croce portata da carcerati e medici

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Papa Francesco è nella Basilica di San Pietro dove, all’Altare della Cattedra, presiede la celebrazione della Passione del Signore.

Dopo la processione iniziale, il Papa si prostra sotto i gradini del presbiterio. Il triplice svelamento della Croce precede l’atto di adorazione.  Il bacio alla Croce, per l’emergenza sanitaria in atto, è limitato al solo celebrante.

Papa Francesco si è prostrato a terra davanti al crocifisso miracoloso coperto da un drappo rosso. Il Pontefice è rimasto così per qualche minuto in preghiera.

Durante la Liturgia della Parola viene letto il racconto della Passione secondo Giovanni; quindi il Predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, tiene l’omelia.



Cantalamessa: Coronavirus ci ha risvegliati da illusione di onnipotenza
"La pandemia del Coronavirus ci ha bruscamente risvegliati dal pericolo maggiore che hanno sempre corso gli individui e l'umanità, quello dell'illusione di onnipotenza". Lo ha detto il predicatore della Casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa, nell'omelia della celebrazione della Passione presieduta da papa Francesco nella Basilica di San Pietro. "È bastato il più piccolo e informe elemento della natura, un virus, a ricordarci che siamo mortali, che la potenza militare e la tecnologia non bastano a salvarci", ha sottolineato. Secondo il predicatore pontificio, Dio "sconvolge i nostri progetti e la nostra quiete, per salvarci dal baratro che non vediamo". "Ma attenti a non ingannarci", "Dio è alleato nostro, non del virus!", ha avvertito, spiegando che "se questi flagelli fossero castighi di Dio, non si spiegherebbe perché essi colpiscono ugualmente buoni e cattivi, e perché, di solito, sono i poveri a portarne le conseguenze maggiori. Sono forse essi più peccatori degli altri?". A proposito di "mali naturali, terremoti ed epidemie", padre Cantalamessa ha osservato che "non le suscita lui. Egli ha dato anche alla natura una sorta di libertà, qualitativamente diversa, certo, da quella morale dell'uomo, ma pur sempre una forma di libertà. Libertà di evolversi secondo le sue leggi di sviluppo. Non ha creato il mondo come un orologio programmato in anticipo in ogni suo minimo movimento. È quello che alcuni chiamano il caso, e che la Bibbia chiama invece 'sapienza di Dio'".

"L'altro frutto positivo della presente crisi sanitaria è il sentimento di solidarietà - ha proseguito -. Quando mai, a nostra memoria, gli uomini di tutte le nazioni si sono sentiti così uniti, così uguali, così poco litigiosi, come in questo momento di dolore?". "Ci siamo dimenticati dei muri da costruire - ha detto ancora il predicatore -. Il virus non conosce frontiere. In un attimo ha abbattuto tutte le barriere e le distinzioni: di razza, di religione, di ricchezza, di potere". "Non dobbiamo tornare indietro, quando sarà passato questo momento - ha quindi aggiunto -. Come ci ha esortato il Santo Padre, non dobbiamo sciupare questa occasione. Non facciamo che tanto dolore, tanti morti, tanto eroico impegno da parte degli operatori sanitari sia stato invano. È questa la 'recessione' di cui più dobbiamo avere paura". Quindi un appello: "Destiniamo le sconfinate risorse impiegate per gli armamenti agli scopi di cui, in queste situazioni, vediamo l'urgenza: la salute, l'igiene, l'alimentazione, la lotta contro la povertà, la cura del creato". "Anche noi, dopo questi giorni che speriamo brevi, risorgeremo e usciremo dai sepolcri che sono ora le nostre case - ha concluso Cantalamessa -. Non per tornare alla vita di primac ome Lazzaro, ma per una vita nuova, come Gesù. Una vita più fraterna, più umana. Più cristiana!". 

Via Crucis in piazza san Pietro, croce portata da carcerati e medici
Alle ore 21 di questa sera, Papa Francesco presiede, sul Sagrato della Basilica di San Pietro, l'esercizio della Via Crucis, trasmesso in mondovisione.

I testi delle meditazioni e delle preghiere proposte quest’anno per le stazioni della Via Crucis del Venerdì Santo sono stati affidati da Papa alla Cappellania della Casa di Reclusione 'Due Palazzi' di Padova. Le meditazioni sono state scritte da cinque persone detenute, da una famiglia vittima di un reato di omicidio, dalla figlia di un uomo condannato alla pena dell’ergastolo, da un’educatrice del carcere, da un magistrato di sorveglianza, dalla madre di una persona detenuta, da una catechista, da un frate volontario, da un agente di Polizia Penitenziaria e da un sacerdote accusato e poi assolto definitivamente dalla giustizia, dopo otto anni di processo ordinario.

Il cammino della Croce è condotto da due gruppi di cinque persone ciascuno: quello della Casa di Reclusione 'Due Palazzi' di Padova e quello della Direzione Sanità e Igiene del Vaticano.

Il percorso ha inizio nei pressi dell’obelisco, gira attorno allo stesso per otto stazioni e poi procede verso il 'ventaglio' per quattro stazioni. Sotto il 'ventaglio' è collocato il Crocifisso di San Marcello, rivolto verso il Santo Padre. Qui è collocata la dodicesima stazione. La tredicesima stazione è a metà del 'ventaglio', mentre l’ultima è sopra la piattaforma. Tutto l’itinerario è segnato da fiaccole a terra.
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