MONDO
Continua l'avanzata dei jihadisti
Iraq, Obama autorizza "attacchi mirati". Migliaia di cristiani in fuga dalle milizie dell'Isis
Centomila cristiani in fuga nel nord del paese dove continua l'avanzata dei miliziani dell'Isis. Appello di Bergoglio perché si fermi la violenza. Il presidente americano autorizza bombardamenti mirati a lancia un'operazione umanitaria per portare rifornimenti ai profughi
Roma
Centomila cristiani in fuga dal nord dell'Iraq, dalle città occupate dai miliziani dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante. "Saccheggiano, devastano, rubano nelle case, non risparmiano nemmeno le chiese" è il racconto di Monsignor Joseph Thomas, arcivescovo di Kirkuk e Sulaymaniyah. Nel nord del paese i miliziani jihadisti continuano la loro avanzata, l'esercito governativo e le forze Peshmerga curde non sono più in grado di fermarli. Donne, bambini, anziani, e con loro sacerdoti e suore, cercano rifugio in Kurdistan dopo essere stati costretti a lasciare le loro case. "Hanno tolto le croci dalle chiese e bruciato antichi manoscritti" il racconto dei profughi. Non solo cristiani, ad essere presi di mira dai miliziani dell'Isis - che dicono di avere il controllo di 15 città - sono tutti i non sunniti. Un'offensiva, che annuncia l'Isis con una dichiarazione rilanciata sui siti jihadisti, non si fermerà.
Il Papa ha lanciato un appello per fermare il "dramma umanitario" in corso. L’escalation delle violenze nel Paese fa muovere anche la comunità internazionale. La Francia ha chiesto l’intervento del Consiglio per la sicurezza Onu mentre il presidente Usa, Barack Obama, nella notte ha annunciato l’ok ad eventuali raid aerei per aiutare le minoranze religiose prese di mira dai miliziani dell’Isis. Ma «non permetteremo che gli Usa siano trascinati in un’altra guerra in Iraq», ha detto Obama.
Nella comunità internazionale la Francia è stata la prima a rispondere: dapprima chiedendo una convocazione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e poi confermando "la sua disponibilità a dare sostegno" alle "forze che in Iraq sono impegnate" nella lotta agli estremisti islamici. A riferirlo è stato l’Eliseo dopo una telefonata tra il presidente Francois Hollande e il presidente del governo regionale del Kurdistan Massoud Barzani, le cui forze sono praticamente da sole ora nel cercare di fermare l’avanzata dell’Isis nella provincia di Ninive.
Dalla città curda di Erbil, oggi, il vice ministro degli Esteri italiano Lapo Pistelli ha chiesto alla comunità internazionale di fornire "subito" un sostegno "rapido e tangibile per il governo regionale curdo e per i Peshmerga".
L’intervento Usa
L'aviazione Usa effettuerà raid mirati contro i miliziani dell'Isis (Stato islamico) nel nord dell'Iraq. Il presidente americano Barack Obama ha reso noto di aver autorizzato l'operazione, così come il lancio di aiuti umanitari alla popolazione in fuga dalle zone occupate dagli islamisti. "Oggi ho autorizzato bombardamenti aerei mirati in Iraq per colpire i terroristi, proteggere il personale americano e prevenire un potenziale genocidio. Ho autorizzato anche il lancio di aiuti umanitari a favore della popolazione irachena in difficoltà", ha affermato il capo della Casa Bianca in una dichiarazione in diretta tv. "Non potevamo chiudere gli occhi", ha proseguito, precisando che i caccia americani entreranno in azione "se necessario e i bombardamenti saranno mirati".
Obama, che del ritiro delle truppe Usa dall'Iraq ha fatto un caposaldo della sua presidenza, ha ammesso che la prospettiva di un nuovo impegno militare sarebbe motivo di preoccupazione per l'opinione pubblica. E per questo ha assicurato che nessun soldato americano sarà inviato sul territorio iracheno e che la crisi non sarà risolta militarmente da Washington: oggi l'America interviene per aiutare le minoranze, ma "come comandante in capo non permetterò che gli Stati Uniti siano trascinati in un'altra guerra in Iraq", ha detto. Tuttavia, ha proseguito, bisogna garantire la sicurezza delle truppe mandate nei mesi scorsi nell'ambito del piano di contrasto all'avanzata dello Stato islamico: "Quando la vita di cittadini americani è in pericolo, dobbiamo agire. E' un mio dovere", ha sottolineato riferendosi ai soldati di stanza a Erbil e al consolato Usa nella stessa città. I raid mirati, se necessario, scatteranno anche per aiutare le forze irachene a proteggere i civili.
Il presidente degli Stati Uniti ha fatto il suo annuncio al termine di un lungo confronto con il team per la sicurezza nazionale, e soltanto dopo che gli aerei statunitensi (un C-17 e due C-130 scortati da due caccia F/A-18) che avevano portato aiuto alle popolazioni in difficoltà avevano lasciato la zona d'azione nell'Iraq settentrionale. Obama ha precisato che i lanci di viveri e acqua sono stati richiesti dal governo di Bagdad. Gli aiuti umanitari sono destinati alle decine di migliaia di Yazidi costretti alla fuga quando i miliziani dell'Isis hanno dato loro un ultimatum: si sarebbero dovuti convertire all'Islam o sarebbero stati uccisi.
L’appello del Papa
Sulla situazione in Iraq interviene anche il Papa con “appello alla comunità internazionale», in particolare per “porre fine al dramma umanitario in atto e perché si adoperi a proteggere i minacciati dalla violenza e assicurare aiuti agli sfollati”. Appello anche alla “coscienza di tutti” e alla preghiera di tutti i cristiani e le Chiese. L’appello di papa Francesco, letto da padre Federico Lombardi, si articola in una ampia dichiarazione in cui viene rilanciato anche l’appello di papa Francesco pronunciato all’Angelus dello scorso 20 luglio. Oggi, “alla luce degli angosciosi eventi», che “interessano popolazioni inermi”, il Papa si unisce agli appelli dei vescovi e si rivolge alle comunità cristiane, alla comunità internazionale e “alla coscienza di tutti”. “I cristiani hanno dovuto abbandonare tutto, persino le scarpe, e scalzi sono stati instradati a forza verso l’area del Kurdistan. La situazione dei cristiani cacciati è disperata perché ad Arbil, la capitale del Kurdistan iracheno, non sono intenzionati ad accoglierli perché non sanno come ospitare queste migliaia di persone”, dice il cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che in precedenza era stato Nunzio apostolico in Iraq e conosce bene la situazione del Paese.
Il Consiglio di sicurezza Onu
Intanto il Consiglio di sicurezza dell’Onu una dichiarazione approvata all’unanimità ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché sostenga il governo iracheno, condannando le violenze dell’Isis e quella che viene definita una vera e propria “persecuzione” delle minoranze religiose. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki moon si è detto sconvolto dalle notizie che arrivano dall’Iraq e invita tutti ad intervenire per aiutare Baghdad.
Il Papa ha lanciato un appello per fermare il "dramma umanitario" in corso. L’escalation delle violenze nel Paese fa muovere anche la comunità internazionale. La Francia ha chiesto l’intervento del Consiglio per la sicurezza Onu mentre il presidente Usa, Barack Obama, nella notte ha annunciato l’ok ad eventuali raid aerei per aiutare le minoranze religiose prese di mira dai miliziani dell’Isis. Ma «non permetteremo che gli Usa siano trascinati in un’altra guerra in Iraq», ha detto Obama.
Nella comunità internazionale la Francia è stata la prima a rispondere: dapprima chiedendo una convocazione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e poi confermando "la sua disponibilità a dare sostegno" alle "forze che in Iraq sono impegnate" nella lotta agli estremisti islamici. A riferirlo è stato l’Eliseo dopo una telefonata tra il presidente Francois Hollande e il presidente del governo regionale del Kurdistan Massoud Barzani, le cui forze sono praticamente da sole ora nel cercare di fermare l’avanzata dell’Isis nella provincia di Ninive.
Dalla città curda di Erbil, oggi, il vice ministro degli Esteri italiano Lapo Pistelli ha chiesto alla comunità internazionale di fornire "subito" un sostegno "rapido e tangibile per il governo regionale curdo e per i Peshmerga".
L’intervento Usa
L'aviazione Usa effettuerà raid mirati contro i miliziani dell'Isis (Stato islamico) nel nord dell'Iraq. Il presidente americano Barack Obama ha reso noto di aver autorizzato l'operazione, così come il lancio di aiuti umanitari alla popolazione in fuga dalle zone occupate dagli islamisti. "Oggi ho autorizzato bombardamenti aerei mirati in Iraq per colpire i terroristi, proteggere il personale americano e prevenire un potenziale genocidio. Ho autorizzato anche il lancio di aiuti umanitari a favore della popolazione irachena in difficoltà", ha affermato il capo della Casa Bianca in una dichiarazione in diretta tv. "Non potevamo chiudere gli occhi", ha proseguito, precisando che i caccia americani entreranno in azione "se necessario e i bombardamenti saranno mirati".
Obama, che del ritiro delle truppe Usa dall'Iraq ha fatto un caposaldo della sua presidenza, ha ammesso che la prospettiva di un nuovo impegno militare sarebbe motivo di preoccupazione per l'opinione pubblica. E per questo ha assicurato che nessun soldato americano sarà inviato sul territorio iracheno e che la crisi non sarà risolta militarmente da Washington: oggi l'America interviene per aiutare le minoranze, ma "come comandante in capo non permetterò che gli Stati Uniti siano trascinati in un'altra guerra in Iraq", ha detto. Tuttavia, ha proseguito, bisogna garantire la sicurezza delle truppe mandate nei mesi scorsi nell'ambito del piano di contrasto all'avanzata dello Stato islamico: "Quando la vita di cittadini americani è in pericolo, dobbiamo agire. E' un mio dovere", ha sottolineato riferendosi ai soldati di stanza a Erbil e al consolato Usa nella stessa città. I raid mirati, se necessario, scatteranno anche per aiutare le forze irachene a proteggere i civili.
Il presidente degli Stati Uniti ha fatto il suo annuncio al termine di un lungo confronto con il team per la sicurezza nazionale, e soltanto dopo che gli aerei statunitensi (un C-17 e due C-130 scortati da due caccia F/A-18) che avevano portato aiuto alle popolazioni in difficoltà avevano lasciato la zona d'azione nell'Iraq settentrionale. Obama ha precisato che i lanci di viveri e acqua sono stati richiesti dal governo di Bagdad. Gli aiuti umanitari sono destinati alle decine di migliaia di Yazidi costretti alla fuga quando i miliziani dell'Isis hanno dato loro un ultimatum: si sarebbero dovuti convertire all'Islam o sarebbero stati uccisi.
L’appello del Papa
Sulla situazione in Iraq interviene anche il Papa con “appello alla comunità internazionale», in particolare per “porre fine al dramma umanitario in atto e perché si adoperi a proteggere i minacciati dalla violenza e assicurare aiuti agli sfollati”. Appello anche alla “coscienza di tutti” e alla preghiera di tutti i cristiani e le Chiese. L’appello di papa Francesco, letto da padre Federico Lombardi, si articola in una ampia dichiarazione in cui viene rilanciato anche l’appello di papa Francesco pronunciato all’Angelus dello scorso 20 luglio. Oggi, “alla luce degli angosciosi eventi», che “interessano popolazioni inermi”, il Papa si unisce agli appelli dei vescovi e si rivolge alle comunità cristiane, alla comunità internazionale e “alla coscienza di tutti”. “I cristiani hanno dovuto abbandonare tutto, persino le scarpe, e scalzi sono stati instradati a forza verso l’area del Kurdistan. La situazione dei cristiani cacciati è disperata perché ad Arbil, la capitale del Kurdistan iracheno, non sono intenzionati ad accoglierli perché non sanno come ospitare queste migliaia di persone”, dice il cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che in precedenza era stato Nunzio apostolico in Iraq e conosce bene la situazione del Paese.
Il Consiglio di sicurezza Onu
Intanto il Consiglio di sicurezza dell’Onu una dichiarazione approvata all’unanimità ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché sostenga il governo iracheno, condannando le violenze dell’Isis e quella che viene definita una vera e propria “persecuzione” delle minoranze religiose. Anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki moon si è detto sconvolto dalle notizie che arrivano dall’Iraq e invita tutti ad intervenire per aiutare Baghdad.