POLITICA
Le opposizioni lasciano l'Aula
Battaglia sulle riforme, nella notte ok agli emendamenti. Renzi: "Bene così"
La Camera ha terminato l'esame degli emendamenti e quindi degli articoli al ddl sulle riforme. L'ok finale al testo da parte di Montecitorio entro i primi giorni di marzo. FI, Lega, M5S e Sel al Colle martedì, convinti che il governo stia bloccando il dibattito parlamentare per imporre le sue riforme
Roma
Una maratona notturna e in un'Aula semivuota: così si è svolto l'esame degli emendamenti e l'approvazione dei 40 articoli che riscrivono la Costituzione. Le opposizioni, come annunciato, non sono sedute ai loro banchi, con l'eccezione di una manciata di deputati del M5S e di Fi a presidio - secondo quanto raccontano loro stessi - del regolare andamento dei lavori.
Assenze che rappresentano "una ferita istituzionale", ammette il deputato Pd Ettore Rosato chiudendo i lavori dell'Assemblea. Anche se, aggiunge, "il percorso è ancora lungo e riusciremo a fare in modo che tutti sentano propria" questa riforma. A segnalare simbolicamente la disponibilità al confronto, il Pd sceglie di lasciare in coda l'esame dell'articolo 15 sul referendum, oggetto di un aspro braccio di ferro con il M5S che chiedeva l'eliminazione del quorum. Scelta che però non sortisce alcun effetto.
Renzi: "Andiamo avanti"
"Credo che a rammaricarsi debbano essere il centrodestra, le opposizioni - commenta il premier Matteo Renzi parlando in Transatlantico a Montecitorio - noi bene così, andiamo avanti". E a voler sottolineare l'importanza del passaggio del ddl riforme la presenza dello stesso premier, che poco prima della chiusura dei lavori ha fatto il suo ingresso nell'emiciclo dopo una serata a dir poco tormentata. E a fine seduta, con un cinguettio, il premier risponde a Renato Brunetta che in conferenza stampa aveva promesso: "Gli faremo vedere i sorci verdi". "Grazie alla tenacia dei deputati terminati i voti sulla seconda lettura della riforma costituzionale - scrive Renzi -. Un abbraccio a #gufi e #sorciverdi". Premier che poi, in mattinata, torna sul sito di microblogging a sottolineare il traguardo raggiunto.
Le opposizioni invocano Mattarella
In attesa di essere ricevuti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella martedì prossimo, FI, Lega e Sel, in una conferenza stampa congiunta ribadiscono il loro 'no' alla riforma: Renzi è "un bullo" che vuole "imporre le sue riforme", dicono. E critiche arrivano anche da Pippo Civati e Stefano Fassina della minoranza Pd, che annunciano che non voteranno le riforme. Per i 5Stelle, anche loro attesi al Colle insieme agli altri, è Carlo Sibilia, a notte fonda, a dar voce alla critica.
E su Facebook rincara la dose: "Alla fine una delle pagine più buia per la democrazia italiana è stata scritta. Le dittature non vengono subito in camicia nera o con i carri armati. Le dittature arrivano e non ti avvisano. Le dittature arrivano di notte".
La partita sulle riforme è però ancora aperta
Il secondo atto della partita sulle riforme non si è però ancora consumato, per il via libera finale al provvedimento occorrerà infatti aspettare i primi giorni di marzo. Intanto la maggioranza supera la prova delle centinaia di proposte di modifica su cui in questi giorni si sono scontrati i partiti. E ovviamente, a causa della scelta delle opposizioni, al contrario delle scorse sedute notturne, questa volta i lavori procedono spediti e senza incidenti.
Il ddl riforme
Tra le novità approvate dalla Camera spunta una modifica alla maggioranza parlamentare necessaria a deliberare lo stato di guerra: d'ora in poi per l'ok, che però con la riforma spetterà alla sola Camera dei deputati, servirà la maggioranza assoluta dei voti e non più solo quella semplice.
Boschi: punti di mediazione
Un passo che rappresenta un ragionevole punto di "mediazione" secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. Opinione non condivisa da tutti: "Con una legge elettorale maggioritaria - osserva Rosy Bindi - che darà il 54-55% a chi vince, questo emendamento non è sufficiente a garantire che in futuro vi sia il rispetto della Costituzione".
Assenze che rappresentano "una ferita istituzionale", ammette il deputato Pd Ettore Rosato chiudendo i lavori dell'Assemblea. Anche se, aggiunge, "il percorso è ancora lungo e riusciremo a fare in modo che tutti sentano propria" questa riforma. A segnalare simbolicamente la disponibilità al confronto, il Pd sceglie di lasciare in coda l'esame dell'articolo 15 sul referendum, oggetto di un aspro braccio di ferro con il M5S che chiedeva l'eliminazione del quorum. Scelta che però non sortisce alcun effetto.
Renzi: "Andiamo avanti"
"Credo che a rammaricarsi debbano essere il centrodestra, le opposizioni - commenta il premier Matteo Renzi parlando in Transatlantico a Montecitorio - noi bene così, andiamo avanti". E a voler sottolineare l'importanza del passaggio del ddl riforme la presenza dello stesso premier, che poco prima della chiusura dei lavori ha fatto il suo ingresso nell'emiciclo dopo una serata a dir poco tormentata. E a fine seduta, con un cinguettio, il premier risponde a Renato Brunetta che in conferenza stampa aveva promesso: "Gli faremo vedere i sorci verdi". "Grazie alla tenacia dei deputati terminati i voti sulla seconda lettura della riforma costituzionale - scrive Renzi -. Un abbraccio a #gufi e #sorciverdi". Premier che poi, in mattinata, torna sul sito di microblogging a sottolineare il traguardo raggiunto.
Riforme. Via il bicameralismo paritario, chiarezza stato-regioni, leggi più chiare e più veloci, meno politici e più Politica #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) February 14, 2015
Le opposizioni invocano Mattarella
In attesa di essere ricevuti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella martedì prossimo, FI, Lega e Sel, in una conferenza stampa congiunta ribadiscono il loro 'no' alla riforma: Renzi è "un bullo" che vuole "imporre le sue riforme", dicono. E critiche arrivano anche da Pippo Civati e Stefano Fassina della minoranza Pd, che annunciano che non voteranno le riforme. Per i 5Stelle, anche loro attesi al Colle insieme agli altri, è Carlo Sibilia, a notte fonda, a dar voce alla critica.
02:53 i #PDittatori si sono fatti la Costituzione da soli. A questo punto paga le tasse solo chi vota PD. Qui aula, passo e chiudo. Notte
— carlo sibilia (@carlosibilia) February 14, 2015
E su Facebook rincara la dose: "Alla fine una delle pagine più buia per la democrazia italiana è stata scritta. Le dittature non vengono subito in camicia nera o con i carri armati. Le dittature arrivano e non ti avvisano. Le dittature arrivano di notte".
La partita sulle riforme è però ancora aperta
Il secondo atto della partita sulle riforme non si è però ancora consumato, per il via libera finale al provvedimento occorrerà infatti aspettare i primi giorni di marzo. Intanto la maggioranza supera la prova delle centinaia di proposte di modifica su cui in questi giorni si sono scontrati i partiti. E ovviamente, a causa della scelta delle opposizioni, al contrario delle scorse sedute notturne, questa volta i lavori procedono spediti e senza incidenti.
Il ddl riforme
Tra le novità approvate dalla Camera spunta una modifica alla maggioranza parlamentare necessaria a deliberare lo stato di guerra: d'ora in poi per l'ok, che però con la riforma spetterà alla sola Camera dei deputati, servirà la maggioranza assoluta dei voti e non più solo quella semplice.
Boschi: punti di mediazione
Un passo che rappresenta un ragionevole punto di "mediazione" secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. Opinione non condivisa da tutti: "Con una legge elettorale maggioritaria - osserva Rosy Bindi - che darà il 54-55% a chi vince, questo emendamento non è sufficiente a garantire che in futuro vi sia il rispetto della Costituzione".