Coronavirus
Il turismo devastato dalla pandemia. A Roma un quarto degli hotel rischia di non riaprire
Ed è singolare pure che tutto sia cominciato all’interno di un hotel: perché è proprio il settore turistico quello che ha sofferto e continua a soffrire maggiormente le restrizioni provocate dalla pandemia.
A Roma la situazione del settore alberghiero è semplicemente drammatica. Nella Capitale, secondo le stime di Federalberghi, attualmente sono aperti solo 80 hotel su 1.200, un quarto dei quali non riuscirà mai più a riaprire. "Ad oggi, quasi il 95% delle strutture sono chiuse in città -racconta il presidente di Federalberghi Roma Giuseppe Roscioli. Molti hanno preferito da marzo scorso non riaprire più. Siamo l'unico settore in cui tante realtà hanno fatturato veramente zero. Oggi ci risultano aperti circa 80 alberghi sui 1.200 presenti in città, il 25-30% dei quali non riaprirà più perché venivano da situazioni giù difficili. I gestori venderanno i locali o restituiranno le chiavi se sono in affitto. Roma, come Milano, Torino, Bologna, Napoli, è stata la più colpita".
Nell'ultimo periodo, secondo l'associazione, in media le strutture attive hanno il 10-20% delle stanze occupate concentrate nei giorni feriali: "Gran parte degli ospiti sono persone sole che viaggiano per motivi di lavoro o salute. A queste si aggiungono sparute coppie che vengono in albergo perconcedersi un po' di evasione". Anche perché negli hotel sono attivi i ristoranti.
A livello nazionale il centro studi di Federalberghi ha calcolato per il 2020 una perdita di 236 milioni di presenze(-54,1% rispetto al 2019) e di 13,5 miliardi di euro (-55%) di fatturato nel settore ricettivo.
Per Adr si intende il ricavo per camera occupata
Ecco alcune delle richieste della categoria al governo: l'allungamento dei tempi dei prestiti garantiti dallo Stato, l'estensione del superbonus al settore alberghiero, la sospensione di Imu, Tari e canone Rai, "interventi selettivi e non a pioggia". Anche perché per il 2021 le previsioni non sono affatto rosee: "Io non credo ne usciremo prima della fine dell'anno - dice Roscioli -. Intanto, una leva può essere il passaporto sanitario. Dovremmo permettere ai vaccinati di potersi spostare in tutta Italia. Servirebbe anche un accordo internazionale per riconoscere i vari vaccini e, in base alla loro efficacia, permettere a chi si è immunizzato di iniziare a muoversi liberamente tra gli Stati”.