POLITICA
Su Tfr e fondi pensione: “Attenti a non mangiarsi il futuro"
Bersani: "Leopolda estranea al Pd. Non appoggio la manifestazione della Cgil, ma la capisco"
L'ex segretario del Partito Democratico, ospite a Ballarò, parla dell'azione del governo e della gestione del partito. "Vogliamo fare un partito che va da Romano a Migliore? Va bene basta che non ci siano Berlusconi e Verdini"
Roma
Resta legato a doppio filo con il suo partito, ma non intende fare sconti a Renzi. Ospite di Ballarò, Pier Luigi Bersani illustra il suo piano per il futuro. Non andrà alla Leopolda (estranea al Pd) né alla manifestazione della Cgil (“ma li capisco”) e conferma la sua "lealtà al partito e al governo". Inoltre, assicura, voterà la fiducia al Jobs Act, ma con l'occasione rivendica l'esistenza di una sinistra, "un'idea di sinistra che forse non è quella che ha Renzi, quella della sinistra delle opportunità, dell'uguaglianza". L’ex segretario del Partito Democratico non lesina critiche alla legge di stabilità e ad alcune sortite "demagogiche" del premier sulle regioni e sui "tagli lineari". Non manca poi di lanciare un altolà sul Tfr e i fondi pensione: “Attenti a non mangiarsi il futuro".
Leopolda estranea al Pd
Punto primo, la Leopolda. "Non vado – dice Bersani - Quando Renzi farà una bella cosa come Pd io sarò in prima fila. Il tuo valore aggiunto mettilo a casa tua. Se ti inventi altri marchi, qualcuno, sbagliando, può pensare che stia promuovendo altri prodotti".
"Capisco la Cgil"
Per quanto riguarda la manifestazione della Cgil in programma sabato, “non appoggio ma la capisco - spiega poi Bersani - Penso che ci siano buone ragioni, soprattutto quando si parla di dare un occhio alle politiche industriali, sul fatto che abbiamo perso 25 punti di produzione industriale, 19 punti di capacità produttiva, c'è crisi aziendale ovunque. Bisogna che ce ne occupiamo un po' di più". Il ruolo che intende svolgere in questa fase è quello del mediatore: ""Io devo dare una mano perché ci sia un ponte tra il grande mondo del lavoro con il governo e il partito, darò una mano così".
Jobs Act e allargamento del partito
Bastone e carota sul Jobs Act: "Certo che voto la fiducia, non metto il freno alla riforma, ma era più giusto porre la sfida sul cuore del problema che è la flessibilità in azienda, cioè la partecipazione e il decentramento, non tirare il freno a mano sull'articolo 18 che riaccende tutti i fuochi senza portare nessun serio beneficio". Sarcasmo sull'allargamento del partito: "Vogliamo fare un partito che va da Romano a Migliore? Va bene basta che non ci siano Berlusconi e Verdini". Ma "il tema del 'piglia tutto' - attacca - per un Paese non è un'idea positiva perché determina un conformismo paludoso con ai margini una radicalizzazione. Due cose inservibili per il cambiamento e per le riforme".
"Sulla legge elettorale l'ultima parola spetta al Pd"
Quanto alla legge elettorale, chiarisce l'ex segretario Pd, "io sono disposto a ragionare sul premio di maggioranza al partito piuttosto che alla coalizione, ma il punto è un altro. Così come abbiamo aggiustato il Senato nominato, per favore, i deputati non li nominiamo perché sennò c'è qualcuno che nomina i deputati che nominano il Presidente della Repubblica, i rappresentanti della Corte Costituzionale, del CSM e io non sono d'accordo radicalmente. E comunque se si discute ok, ma l'ultima parola spetta al Pd non a Berlusconi o a Verdini...".
Leopolda estranea al Pd
Punto primo, la Leopolda. "Non vado – dice Bersani - Quando Renzi farà una bella cosa come Pd io sarò in prima fila. Il tuo valore aggiunto mettilo a casa tua. Se ti inventi altri marchi, qualcuno, sbagliando, può pensare che stia promuovendo altri prodotti".
"Capisco la Cgil"
Per quanto riguarda la manifestazione della Cgil in programma sabato, “non appoggio ma la capisco - spiega poi Bersani - Penso che ci siano buone ragioni, soprattutto quando si parla di dare un occhio alle politiche industriali, sul fatto che abbiamo perso 25 punti di produzione industriale, 19 punti di capacità produttiva, c'è crisi aziendale ovunque. Bisogna che ce ne occupiamo un po' di più". Il ruolo che intende svolgere in questa fase è quello del mediatore: ""Io devo dare una mano perché ci sia un ponte tra il grande mondo del lavoro con il governo e il partito, darò una mano così".
Jobs Act e allargamento del partito
Bastone e carota sul Jobs Act: "Certo che voto la fiducia, non metto il freno alla riforma, ma era più giusto porre la sfida sul cuore del problema che è la flessibilità in azienda, cioè la partecipazione e il decentramento, non tirare il freno a mano sull'articolo 18 che riaccende tutti i fuochi senza portare nessun serio beneficio". Sarcasmo sull'allargamento del partito: "Vogliamo fare un partito che va da Romano a Migliore? Va bene basta che non ci siano Berlusconi e Verdini". Ma "il tema del 'piglia tutto' - attacca - per un Paese non è un'idea positiva perché determina un conformismo paludoso con ai margini una radicalizzazione. Due cose inservibili per il cambiamento e per le riforme".
"Sulla legge elettorale l'ultima parola spetta al Pd"
Quanto alla legge elettorale, chiarisce l'ex segretario Pd, "io sono disposto a ragionare sul premio di maggioranza al partito piuttosto che alla coalizione, ma il punto è un altro. Così come abbiamo aggiustato il Senato nominato, per favore, i deputati non li nominiamo perché sennò c'è qualcuno che nomina i deputati che nominano il Presidente della Repubblica, i rappresentanti della Corte Costituzionale, del CSM e io non sono d'accordo radicalmente. E comunque se si discute ok, ma l'ultima parola spetta al Pd non a Berlusconi o a Verdini...".