ECONOMIA
Finanza
Borsa, la Cina fa paura. Lunedì nero per i mercati
La chiusura di Shanghai a -8,49% provoca un effetto domino in tutte le piazze del mondo. Aperture in calo da Londra a Milano. Attesa per le manovre della Fed
decenni di crescita stellare, a doppia cifra.
La borsa di Shanghai chiude in tracollo dell'8,49%, dopo essere scesa del 9% e aver praticamente azzerato i guadagni di inizio anno, trascinando giù tutti i listini asiatici. Si tratta della peggior discesa giornaliera dal febbraio 1997. In Cina il listino è precipitato anche per il mancato intervento di contenimento da parte delle autorità di Pechino. La caduta peraltro è frenata dal limite di discesa del 10% previsto dalla borsa di Shanghai.
Di conseguenza, le borse europee - inclusa quella di Milano - sono in profondo rosso dopo il tracollo dei listini asiatici e per i timori sul rallentamento dell'economia cinese, nonché per il calo del prezzo del petrolio.
Il crollo dei listini asiatici fa volare l'euro e anche lo yen, cioè le monete considerate beni rifugio. La moneta europea, usata come valuta speculativa nel carry trading, passa di mano a 1,1494 dollari, dopo un top da sei mesi e mezzo a 1,1504 dollari. Dietro l'impennato dell'euro c'è anche la consapevolezza che difficilmente la Fed potrà rialzare i tassi a settembre, nel bel mezzo della crisi cinese. Euro/yen a 138 e
dollaro/yen a 120,10, dopo un minimo da un mese e mezzo a 119,92. La paura del rallentamento dell'economia cinese e il crollo delle borse asiatiche, mandano a picco anche il prezzo del petrolio, che già attraversava una congiuntura ribassista
per gli eccessi di forniture sui mercati. Sul circuito elettronico i future su Light crude Wti e quelli sul Brent scendono ai minimi da sei anni e mezzo, rispettivamente a 38,69 dollari e 43,28 dollari al barile.